di BEATRICE GRECO
URBINO – Urbino, città unica. Unica nel suo genere. A renderla speciale, questa volta, non sono le sue bellezze, ma il suo spopolamento. Stando agli ultimi dati Istat, gli abitanti continuano a diminuire e quota 15 mila è ormai un lontano ricordo. Il rischio che alle prossime elezioni, quelle del 2024, si voti con il sistema elettorale dei comuni più piccoli è tangibile. Anzi, è quasi una certezza. Quasi perché un decreto regio del 1860 potrebbe salvare Urbino dal passaggio di fascia. Al suo interno la consacrazione della città ducale a capoluogo di Provincia.
IL SOCIOLOGO – “Così Urbino si spopola. Migrazione verso la costa e calo della natalità
Il capoluogo più piccolo d’Italia, e l’unico con meno di 20 mila abitanti. E questo apre interrogativi amministrativi sui quali si attendono risposte: si voterà come in un comune piccolo o come in un Capoluogo? E quanti scranni avrà il Consiglio comunale? Quanti assessori? Un bel rebus, proviamo a spiegarlo.
Mi si è ristretto il Comune?
Sono 13.954 gli urbinati censiti dall’Istat al 1° gennaio 2022. Un dato positivo rispetto al 2019, quando gli abitanti erano 25 in meno, ma negativo se confrontato con l’anno della pandemia. In quel caso, 7 residenti avevano permesso alla città ducale di superare quota 14 mila, raggiungendo i 14.007 cittadini. Numeri comunque troppo bassi rispetto ai fasti del 2011, anno del precedente censimento ufficiale, quando Urbino deteneva ancora il titolo di comune con oltre 15 mila abitanti. Da quel momento in poi, la curva ha iniziato la sua discesa, senza mai arrestarsi.
L’ultimo censimento dell’Istat sigla la disfatta: Urbino diventa ancora più piccola. Così le prossime elezioni dovrebbero svolgersi secondo le regole previste per i comuni più piccoli, cioè quelli con meno di 15 mila abitanti. Consiglio comunale e giunta resterebbero invariati: sempre 16 i consiglieri e non più di cinque gli assessori. A cambiare, invece, sarebbe il sistema elettorale: verrebbe eletto sindaco al primo turno colui che ha raggiunto la maggioranza relativa, cioè il maggior numero di voti, e non ci sarebbe ballottaggio.
Differenti sarebbero anche i fondi statali ricevuti, che variano in base alla popolazione. “Per i finanziamenti – spiega al Ducato il segretario comunale Michele Cancellieri – bisogna vedere com’è registrato il Comune in ogni singolo ministero. Per alcuni Urbino è recensito come capoluogo, per altri, tra cui il ministero degli Interni, come comune oltre i 15.000 abitanti”. Nella poca chiarezza, Cancellieri è certo di una cosa: “Le prossime elezioni si terranno secondo le norme previste per i comuni con meno di 15 mila residenti – afferma – a meno che non ci siano provvedimenti straordinari”.
Una chiosa misteriosa su cui il segretario preferisce non sbilanciarsi. Ma la risposta potrebbe arrivare da lontano, da molto lontano. Addirittura da prima dell’Unità d’Italia.
Urbino è capoluogo dal 1860
È il 22 dicembre 1860. Eugenio di Savoia, commissario generale straordinario nelle province delle Marche e il ministro dell’Interno Marco Minghetti firmano un documento che riscrive l’organizzazione territoriale marchigiana. È il regio decreto 4495, che riconosce Urbino come capoluogo di provincia insieme a Pesaro.
Questa antica legge ha permesso alla città ducale di rivendicare la sua U all’interno della targa PS (Pesaro), grazie ad una interrogazione parlamentare del 1994. Nel 2013 anche la Corte Costituzionale ha considerato ancora valido questo decreto regio. In quell’anno tutti i tribunali con sede nei comuni non capoluogo furono soppressi, ma il Tribunale di Urbino riuscì a evitare questo destino. Il motivo: il riconoscimento del suo ruolo di città capoluogo. La consacrazione, però, non è ancora arrivata dal ministero degli Interni. Ma, se arrivasse, potrebbe riscrivere il futuro del Comune, dell’amministrazione comunale e delle prossime elezioni.
Questo è il motivo per cui il sindaco Maurizio Gambini aveva detto, durante un consiglio comunale, che spettava al Parlamento esprimersi sulle modalità di voto delle prossime tornate amministrative. Frase che poi ha spiegato al Ducato: “Stiamo lavorando al riconoscimento del co-capoluogo. Ne abbiamo già parlato al Viminale con la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e c’è un senatore che sta lavorando alla stesura della domanda”. Secondo Giorgio Londei, consigliere comunale in capo a Urbino e il Montefeltro, basterebbe “un decreto o una norma attuativa di una legge, quella del decreto regio, che già c’è” per portare la città ducale ad essere riconosciuta come capoluogo. “Così – aggiunge – potrà andare al voto con lo stesso sistema elettorale di Pesaro”.
Urbino: il capoluogo di provincia più piccolo d’Italia
Un eventuale provvedimento del ministero degli Interni potrebbe chiarire la classificazione di Urbino. Ma potrebbe aprire altrettante questioni. Secondo le norme sugli enti locali, i capoluoghi di provincia seguono regole diverse per la formazione dei propri organismi, che prescindono dal numero di abitanti.
Così Urbino, con i suoi 13.954 cittadini, potrebbe arrivare ad avere 32 consiglieri comunali e nove assessori. “Un allargamento della rappresentanza che potrebbe essere positivo – ammette Mario Rosati, consigliere comunale di Viva Urbino – perché potrebbe significare maggiore partecipazione”.
Ma cosa fare per un comune con meno di 15 mila abitanti, ma capoluogo di provincia? Quale sia il sistema elettorale di riferimento non è chiaro. E l’ingrandimento dell’amministrazione peserebbe sul bilancio del Comune, andando a scapito dei già cittadini in fuga? Sarà tutto da scoprire. Intanto Urbino diventa sempre più unica. Più unica che rara.