di MARIA ELENA MARSICO
URBINO – A leggere i dati sulla produzione di energia rinnovabile nelle Marche si potrebbe pensare a una regione molto soleggiata, ma senza vento. Un’immagine che ricorda le calde estati del sud Italia senza lo scirocco, anziché un territorio che Giovanni Pascoli descriveva come “ventoso” nella sua poesia L’aquilone, riferendosi a Urbino.
Eolico, tallone d’Achille della regione
Nella regione, infatti, al 2020 l’eolico rappresenta solo l’1,6% dell’energia totale prodotta (comprese le fonti fossili) e l’1,9% di quella ottenuta dalle rinnovabili. I dati sono quelli forniti da Terna, la società operatrice delle reti di trasmissione dell’energia elettrica.
Nel complesso, la domanda d’energia viene coperta dalle rinnovabili per il 25,9%. Nel Piano energetico ambientale regionale 2020, che prevedeva di raggiungere degli obiettivi anche più ambiziosi rispetto a quelli previsti dal decreto burden sharing del 2012, la regione si impegnava, infatti, a portare la quota di energia rinnovabile sui consumi finali lordi al 25,8%.
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Le Marche però si trovano in coda alla classifica italiana che vede ai primi posti Valle D’Aosta, Trentino-Alto Adige e Basilicata con percentuali che vanno dall’83 al 98. Inoltre, il deficit energetico della regione registra la percentuale più alta in negativo: -68,6%.
Una posizione che potrebbe essere migliorata installando più parchi eolici. Oggi, nelle Marche, sono solo due: uno a Pergola (Pu) da dieci aerogeneratori (le pale) e un altro a Serrapetrona (Mc) da cinque. Al 2020 la potenza installata nella regione è di 19,5 megawatt. Per fare un paragone, nel vicino Abruzzo la potenza installata è di 269,5 megawatt, pur avendo meno impianti.
“Eppure ci sarebbero le condizioni per poter installare altre pale. La regione ha un potenziale inespresso”, spiega al Ducato il presidente di Legambiente Marche Marco Ciarulli. “Gli impianti che abbiamo nel nostro territorio non sono solo pochi, ma in alcuni casi anche datati e inefficienti”, continua Ciarulli. “L’ultima volta che la Regione ha approvato un parco eolico era il 2013 – spiega al Ducato Nicoletta Peroni, ingegnere della Regione Marche – per il resto sono tutti impianti di minieolico”.
Secondo Ciarulli, il problema sono sia i lunghi tempi burocratici sia le lotte territoriali di chi non vuole gli impianti vicino casa. “Data la particolarità del territorio, non sussistono condizioni di ventosità tali da permettere l’inserimento di impianti eolici in valli o vicino a nuclei industriali e produttivi. Sono invece il mare, gli altipiani e le montagne, i luoghi ideali per la loro collocazione”, è quanto riportava un report della Regione Marche che aveva come focus l’energia pulita derivante dal vento e dall’acqua del 2007. Nello stesso documento erano descritte le perplessità che potevano nascere dall’installazione delle pale eoliche: “L’altro aspetto che preoccupa fortemente la popolazione locale è l’impatto visivo dei grandi mulini a vento. Per la loro configurazione, gli aerogeneratori sono visibili in ogni contesto in cui vengono inseriti”. Dati alla mano, sembra che questi timori abbiano prevalso impoverendo la regione di energia figlia del vento.
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“Non nel mio cortile”
Una sorte simile a quella dell’eolico è toccata anche al biometano, fonte “verde” che nelle Marche rappresenta solo il 7,5% del totale dell’energia pulita: pur essendo una regione dalla vocazione agricola che raccoglie molti rifiuti organici, in Italia è terzultima per bioenergie. Dopo ci sono soltanto Liguria e Valle d’Aosta.
“Alcuni progetti per gli impianti di biometano sono stati rallentati a causa dei comitati contrari o della politica che ha alimentato il malcontento dei cittadini – ha spiegato Ciarulli – È stato rallentato lo sviluppo di una tecnologia fondamentale che diminuirebbe la dipendenza dal gas russo”. È presente, quindi, la sindrome Nimby (Not in my back yard) che vuol dire “Non nel mio giardino” e che si manifesta quando una comunità si oppone alla realizzazione di alcune opere perché impattanti. A questa si accompagna anche il fenomeno Nimto (Not in my terms of office) che vuol dire “Non nel mio mandato” e si riferisce alla politica locale che blocca gli impianti. Spesso è la causa del Nimby, ha detto Alessandro Beulcke all’Adnkronos nel 2015.
Nelle Marche splende il sole
Se il vento non viene sfruttato, non si può dire lo stesso per il sole: nella regione il fotovoltaico rappresenta il 60% dell’energia totale prodotta.
A livello nazionale si classifica all’ottavo posto, secondo i dati raccolti da Terna nel 2020. Nella tabella di Gse (Gestore dei servizi energici), poi, le Marche sono prime con 733 watt pro-capite di potenza installata e seconde per potenza efficiente per chilometro quadrato con 119 kilowatt.