URBINO, 18 MAG – La professoressa ed ex assessora comunale Silvia Cuppini è morta ieri, 17 maggio, all’età di 79 anni. Malata da due anni, aveva comunque continuato a lavorare nel suo studio di architetti, Mjras, a Urbino. Il Museo Omero per non vedenti ad Ancona è il suo ultimo progetto, ancora incompiuto. “È la sua eredità”, dice al Ducato il suo braccio destro da oltre vent’anni, Roberto Bua.
Allieva di Carlo Bo, Cuppini era stata docente di Storia dell’arte all’Università di Urbino, oltre che assessora alla Cultura sotto Massimo Galuzzi. Il sindaco Massimo Gambini ha espresso il suo cordoglio in un comunicato stampa: “Ha dato tanto alla nostra città”, scrive. “La sua intensa attività legata al mondo dell’arte e della cultura ha arricchito e vivacizzato negli anni il tessuto sociale della nostra comunità, oltre ad avere contribuito a far conoscere la nostra città anche al di fuori dei confini nazionali”. Al ricordo della professoressa si aggiunge anche l’ex sindaco e senatore Giorgio Londei, contattato dal Ducato: “La conoscevo benissimo, era molto nota e stimata a Urbino”, dice al telefono. “Era amante della cultura e dell’Urbino antica e moderna; soprattutto, era orgogliosa di vivere in una città con il riconoscimento di patrimonio dell’Unesco”.
I funerali si svolgeranno domani, giovedì 19 maggio, al Duomo di Urbino alle 15:00. Alla cerimonia seguirà seguirà la tumulazione al cimitero di San Bernardino, come riportano le Onoranze funebri Luigi Duranti. Sarà il vescovo Giovanni Tani a celebrare la messa del funerale. La salma è ora esposta al pubblico alla Rsa Montefeltro per un ultimo saluto. Proprio davanti le porte della struttura c’è la figlia Maria Sassi, in mano un fiore rosso. Accoglie le persone che arrivano a ricordare sua madre, e serenamente dice di non avere molto da dire: “Quello che avevo dentro l’ho scritto su Facebook questa mattina, è il mio addio”, dice.
Vicino a lei il collaboratore della professoressa Cuppini, Bua. “Per lei la vita si riassumeva in due concetti: rispetto e progetto. Rispetto per chiunque, cioè ascoltare prima di parlare. E poi per lei bisognava avere un progetto, anche uno piccolo, giornaliero, per dare forma a un’idea e andare avanti”. E ricorda: “Diceva così: ‘Anche fare la spesa è un progetto'”. È grazie alla professoressa Cuppini se Bua è un architetto. “Avevo trent’anni, l’ho conosciuta a una cena e lei mi punzecchiava sul mio punto debole, il fatto che avessi smesso”. Ne parla commosso ma col sorriso e la descrive come una donna che conosceva l’importanza delle ferite, del vuoto e delle cicatrici: “Uno dei nostri progetti si fondava sul kintsugi, la tecnica giapponese di riempire i vuoti tra i cocci di un utensile rotto con fili di oro, per dargli più importanza”, dice. Il dare più importanza a quello che manca è anche alla base del Museo Omero, il suo progetto incompiuto. “Anche dopo la notizia del tumore non ha mai pensato di abbandonare il lavoro e l’arte”.
IN RICORDO DI SILVIA CUPPINI – Il catalogo della mostra “Carlo Bo e Palazzo ducale”
Infatti solamente un anno fa presentava il catalogo della mostra “Carlo Bo e palazzo Ducale: il dialogo tra i poli”, raccontando al microfono della Sala della tartaruga di palazzo Passionei la storia della dimora del Duca Federico. “Il suo dono più grande era cercare le domande, che stesse parlando con un politico quando era assessora alla Cultura, con gli studenti da professoressa o con clienti quando immaginavamo una casa o un museo. Usava il suo sapere per imparare, da chiunque”, continua Bua. Con questo spirito Cuppini ha portato Urbino in giro per il mondo, con progetti in Svizzera e Israele o alla Biennale di Venezia. “Poteva capitare di andare a una mostra a Roma e vedere l’artista che correva ad abbracciarla perché era stata una sua allieva”, dice ancora l’architetto.
A Urbino vengono dallo studio Mjras la libreria Montefeltro e il Ristorante della stazione, ma i semi del suo lavoro sono in giro per tutta la città. “Invogliava chiunque a fare arte e se le chiedevano un pezzo per una mostra, lo faceva volentieri, senza fare discriminazioni sul nome, che fosse grande o piccolo”. Così, spiega Bua, Cuppini era riuscita a far germogliare molti talenti che da Urbino sono partiti per girare il mondo. “Era un’attrattiva, e per un’attrattiva si parte e si resta. Nel nostro studio ad esempio c’è un ragazzo spagnolo, e da dieci anni siamo a Urbino anche per stare più vicino a lei. Mi ha cambiato la vita”.