di GUGLIELMO MARIA VESPIGNANI
URBINO – Che non sia un giorno come un altro lo si legge nelle facce delle decine di persone che, sedute nella navata principale del duomo, attendono già da molto prima delle 18 il ritorno di quel che resta di un simbolo della Città di Urbino. C’è una diffusa aria di serenità e cordialità, tipica di un luogo nel quale i presenti sanno che sta per accadere qualcosa di speciale.
Le spoglie del Duca di Urbino Federico da Montefeltro, da più di un ventennio all’Università di Pisa, che nel 2000 aveva chiesto e ottenuto la riesumazione dei resti per sottoporli a studi paleopatologici effettuati dal professor Gino Fornaciari e dal dottor Antonio Fornaciari, oggi tornano a casa.
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Arrivano a Urbino a pochi giorni dai seicento anni dalla nascita del Duca, e ritornano per restare al mausoleo di San Bernardino, da dove vennero prelevate ventidue anni fa. E il passaggio nella Cattedrale di Santa Maria Assunta è momento dovuto alla città e alla storia della sua vita.
Lo dice anche Monsignor Giovanni Tani, Arcivescovo di Urbino, durante la messa organizzata dall’amministrazione e dalla diocesi in suo onore: “Nel corso dei secoli le messe in onore di Federico sono state innumerevoli, perché la preghiera è sempre ascoltata da Dio”.
L’ingresso in Cattedrale
Le spoglie escono dal Municipio e vengono accompagnate sulla scalinata e al centro della cattedrale dal gonfalone ducale giallo e blu e da un corteo silenzioso di figuranti dell’associazione Ars Ducale, che una volta percorsa la navata centrale pongono sulla cassa contenente le spoglie una fedele riproduzione del vessillo federiciano, realizzato dall’associazione nel corso degli anni.
Sulla nuova cassa è incisa in latino la scritta: “In questa cassa di nuovo riposa il corpo di Federico da Montefeltro Duca di Urbino, dopo nuova ricognizione sei secoli dopo la sua nascita, 7 giugno 2022. Ovunque fiorisce il nome di Federico, le altissime stelle rispondono col canto al popolo che gli è grato”.
Presenti al momento dell’arrivo delle spoglie il Rettore dell’Università di Urbino Giorgio Calcagnini, l’assessore regionale Micaela Vitri e l’assessore al turismo del Comune di Urbino Roberto Cioppi, che con la fascia tricolore fa le veci del sindaco Maurizio Gambini, convocato d’urgenza in Regione per motivi sanitari, si apprende da fonti del Comune.
La messa per la pace eterna di Federico
L’arcivescovo apre la cerimonia dicendo che non possiamo dimenticare di essere a metà tra la celebrazione e la commemorazione di un defunto. “Nessuno dei presenti è appesantito dal dolore per la perdita di un caro – dice – ma occorre che chi abita la Terra si faccia carico di pregare per la pace eterna di un uomo che così tanto ha lasciato nella vita terrena”.
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L’arcivescovo continua la funzione passando poi proprio a parlare del Duca, uomo che – dice Tani – aveva accumulato ricchezze con la guerra, ma che aveva anche cercato di far risplendere “una luce che dura ancora”, assoluta bellezza in onore dell’opera di Dio. “A noi di lui quello resta, ed è ciò che ci fa dimenticare il tanto male che ci circonda”.
In chiusura di cerimonia don Davide Tonti porta i ringraziamenti dell’Arcidiocesi al Comune di Urbino per lo sforzo di riportare quel che resta del Duca in città. “L’importanza di Federico e dell’Umanesimo, periodo che simboleggia la ricerca dell’armonia tra l’opera umana e divina, permane ancora oggi come punto di riferimento per tutti noi”.