DI EMILIA LEBAN, MARIA ELENA MARSICO e ALICE TOMBESI
URBINO – Le Marche hanno i numeri per chiedere lo stato d’emergenza. L’assessore regionale con delega alle risorse idriche, Stefano Aguzzi, non usa mezzi termini: “Quando sei costretto a immettere acqua nei fiumi sei già in stato d’emergenza. Quando devi razionare l’acqua solo per l’uso umano sei già in stato d’emergenza. Quando sei a un passo dal fare ricorso alle falde sotterranee sei già in stato d’emergenza”, ha spiegato al Ducato.
“Va precisato – ha continuato l’assessore – che dichiarare lo stato d’emergenza non porterà comunque acqua. Significa che chi ha subito danni a causa della siccità, in particolare il settore agricolo, potrà accedere a dei ristori”. Nel frattempo, la regione Marche – in seguito alla riunione della protezione civile con le prefetture che si è svolta il 29 giugno – ha inviato una lettera a tutti i comuni, invitando i sindaci a emanare ordinanze per il razionamento dell’acqua. Molti comuni, però, hanno preferito giocare d’anticipo, adottando già delle contromisure.
Fermignano raziona l’acqua: “Solo per uso umano e animale”
Il sindaco di Fermignano, Emanuele Feduzi, non ha voluto aspettare i risultati della riunione . Ha preso provvedimenti subito. “Emanare un’ordinanza si è reso necessario – ha spiegato – Fino a settembre l’utilizzo dell’acqua sarà limitato esclusivamente all’uso umano e animale”. In sostanza, no a piscine, no a fontane ornamentali, no all’irrigazione di giardini e prati e no al lavaggio privato di veicoli. I trasgressori potranno essere sanzionati con multe che vanno dai 25 ai 500 euro. “Speriamo così di responsabilizzare la cittadinanza a un consumo razionale delle risorse idriche”.
“Temperature da record. Il giugno più caldo degli ultimi 170 anni”
“Una situazione difficile che si inserisce in quadro nazionale molto critico – ha detto Michele Ranocchi, direttore dirigente dell’Aato1, l’Assemblea di ambito territoriale ottimale – È una condizione che si ripresenta tutte le estati. C’è da preoccuparsi”.
La già fragile situazione si è aggravata ulteriormente con il passaggio di Caronte, l’anticiclone africano che ha attraversato tutta la penisola portando con se caldo torrido e i termometri quasi a 40 gradi. Il 27 giugno le temperature di Urbino hanno raggiunto i 39.4 gradi. “Un record. Questo è il giugno più caldo degli ultimi 170 anni”, ha detto al Ducato Piero Paolucci, responsabile dell’Osservatorio meteorologico Alessandro Serpieri.
UNA NUOVA DIGA O PICCOLI LAGHI – Le proposte per combattere la siccità nella Marche
“L’anno scorso abbiamo dovuto aprire il pozzo del Burano ed è probabile che dovremo farlo anche quest’anno”, ha detto Aguzzi. Le falde sotterranee, quelle a cui si dovrebbe ricorrere in caso di estrema crisi idrica per dare respiro al territorio. Ma ormai, vengono aperte quasi ogni estate. A metà strada tra Cagli e Cantiano, il pozzo del Burano scarica 300 litri d’acqua al secondo, alimentando tre dighe in provincia gestite dall’Enel: Furlo, San Lazzaro e Tavernelle. Una risorsa preziosa di acqua potabile, che però, una volta riversata nel fiume Burano, viene contaminata. Si deve, quindi, passare attraverso un processo di potabilizzazione che alza i costi di quasi 40 centesimi al metro cubo. E questo, nelle Marche, è un problema molto più diffuso di quanto non si possa pensare. “Gli invasi potrebbero contenere un milione e mezzo di metri cubi d’acqua, ma fanghi, argilla e detriti ne ricoprono il fondo, diminuendo la capienza – ha continuato Aguzzi – Per migliorare l’efficienza idrica della regione è importante ripulire tutte le reti e gli invasi”.
Una grande diga o un sistema diffuso di laghi
Ogni stagione estiva si combatte l’emergenza idrica a suon di autobotti e ordinanze sul razionamento dell’acqua. Ma questo non basta, bisogna pensare al lungo termine. “Una soluzione, per quanto banale, c’è – ha detto Aguzzi al Ducato – Bisogna raccogliere l’acqua durante le stagioni piovose”. Sul tavolo della Regione è in discussione, infatti, la costruzione di un grande invaso nell’entroterra. La proposta è arrivata da Marche Multiservizi, che spera di realizzare nel prossimo futuro una diga sul Candigliano all’altezza di San Martino del Piano, frazione di Fossombrone. Un’opera imponente, alta una cinquantina di metri con un’estensione di un chilometro quadrato e che dovrebbe contenere circa 14 milioni di metri cubi d’acqua. “È un progetto troppo costoso e di difficile manutenzione”, fa notare al Ducato Claudio Cerioni, uno dei responsabili del Progetto Acqua – Nel lungo periodo l’invaso crea grossi danni ambientali perché blocca il deflusso di materiali lungo il corso d’acqua e raccoglie le sostanze inquinanti”. L’associazione, invece, propone la costruzione di un sistema di laghi diffusi vicino ai fiumi, ma comunque staccati dai corsi d’acqua. In questo modo si riduce il rischio che il bacino venga riempito velocemente dai detriti. “Inoltre – aggiunge Cerioni – Una rete di laghi distribuita su tutto il territorio è utile per responsabilizzare i cittadini al corretto uso dell’acqua”.