di ENRICO MASCILLI MIGLOIORINI
URBINO – Il Movimento 5 Stelle è il primo partito in Italia col 29% delle preferenze. Il dato sorprendente, visti i sondaggi nazionali delle ultime settimane, è quello di un altro sondaggio, però fasullo, condiviso su Facebok da un attivista. Il post ha ottenuto 1.100 condivisioni, oltre 160 commenti e più di 300 like in pochi giorni, in poche parole: è diventato virale. Così è arrivato all’attenzione dell’osservatorio Mapping italian news elections (Mine) dell’Università di Urbino, attivo dal 2018, che ha segnalato la fake news suo account Twitter. La notizia è stata poi riportata dal giornale online Open.
A fake poll is currently circulated among dozens of public Facebook groups. We tracked back the original source to a photo posted by a personal profile. This original content alone has already been shared 890 times /cc @FactaNews @OpenFactCheck pic.twitter.com/kfDnJ2qSrg
— Mapping Italian News – Research Program (@mine_smd) August 28, 2022
Mine è un progetto finanziato tra vari enti tra cui la Bill Gates foundation: circa 15 persone che esaminano commenti, reazioni e condivisioni ai post pubblicati da partiti e dalle ‘bolle d’opinione’ nel periodo della campagna elettorale per individuare fake news che possono influenzare l’esito delle elezioni politiche del 25 settembre 2022. Il sito è rivolto a giornalisti, fact checkers o anche semplici curiosi che hanno interesse a monitorare in tempo reale la campagna elettorale attraverso i post di Facebook.
NEW YORK TIMES – “Giglietto il primo a scoprire l’errore di Facebook”
A capo del team, il prof dell’Università di Urbino Fabio Giglietto, esperto di social media e celebrato dal New York Times nel 2021 per aver scoperto come Facebook aveva fornito dati errati a diversi ricercatori sociali. “Cerchiamo di comprendere le forme di manipolazione dell’opinione pubblica”, spiega Giglietto al Ducato. Dalla sua nascita il 23 agosto, già scoperte e segnalate due notizie false: la prima è un video di migranti con i sottotitoli errati, in cui invece di sentire i ringraziamenti verso chi li ha accolti al porto, chi si affida solo ai sottotitoli perché non sa l’inglese pensa che gli uomini chiedano di vedere le donne italiane. La seconda è il sondaggio sopra riportato.
Pubblicità e attivisti, così post e “fake” diventano virali
Adesso Giglietto è partner accademico di Meta in Italia, la nuova galassia di Mark Zuckemberg, e i dati raccolti da Mine vengono trasmessi anche ai piani alti del social. Così si inserisce un soggetto che segnala anche al social l’esistenza sulla piattaforma di notizie false. “Con i fact-checkers abbiamo già lavorato. Ad esempio con Facta, un sito ‘anti-bufale’ che nel gennaio 2022 ha pubblicato i risultati dell’osservatorio Coornet (altra creatura di Giglietto) in cui si tracciava la storia della disinformazione sul Covid-19 nei media italiani nella prima ondata della pandemia”. Stesso lavoro, ma per le elezioni.
La domanda alla base è: “Come può una notizia falsa pubblicata da un singolo account raggiungere migliaia di persone, fino a influenzare il corso delle elezioni?”. “I nostri strumenti mettono in evidenza contenuti problematici- spiega il professore – raccogliendo ogni sei ore i post più performanti su Facebook”. Il team studia gli annunci pubblicitari che i partiti comprano da Facebook selezionando un target, ad esempio: sesso femminile, nazionalità italiana, età tra i 18 e i 60 anni. Il dato, che conferma in realtà una voce che circola già, è che Facebook non serve se si vuole comunicare con gli under-30. “Dai dati che ci arrivano dalla piattaforma sappiamo che anche se un partito chiede di inviare un annuncio a un pubblico tra i 18 e i 60 ani, questo alla fine arriverà solo alla fascia 35-60”, continua Giglietto.
“In una recente intervista, l’accountant manager di Facebook ha rivelato che il primo partito in Italia a usare la ‘targettizzazione’ degli annunci, nel 2016, è stato il M5S”, spiega Giglietto. “Dai dati che stiamo raccogliendo, però, vediamo che Giuseppe Conte ha il network (seguito) più numeroso tra i politici, eppure non usa annunci con target, a differenza di tutti gli altri partiti (Lega e Fratelli d’Italia in testa), che spendono molto in questa prassi”.
VERSO #FGCULT2022 – “La chiave contro l’odio in rete è nei Big data di Facebook”
“La ragione -prosegue Giglietto – è che il M5S conta su una base di attivisti organizzati che altri non hanno”. Proprio da uno di questi attivisti è partita la bufala che portava il movimento 5 Stelle al 29% delle preferenze. Si tratta di una delle due tipologie di post che il team di mine sta riscontrando: molto condivisi e poco commentati vuol dire di parte: come questo esempio, diffuso tra i cluster e i network (le ‘bolle d’opinione’ o ‘bubbles’) dei soggetti vicini al Movimento.
Post molto commentati e poco condivisi, invece, esprimono in generale una critica verso il protagonista . “Un esempio – racconta Giglietto – è una recente foto che ritrae Enrico Letta servire la pizza in un PizzAut, un locale gestito da ragazzi affetti da autismo. I commenti erano più di 170mila e la grande maggioranza non erano di approvazione”. Urbino e la sua università si confermano così la punta di diamante in Italia per le ricerche sociali. “I miei studenti Uniurb, però, anche se sono molto interessati alle manipolazioni politiche su Facebook, le vedono come una cosa ‘da boomer’, lontana da loro”, spiega il prof. “Usano social come Tik-Tok, che comunque manipola i dati decidendo quali video far vedere e quali no in base ai gusti dell’account”.
La ricerca è aperta, lo ha reso noto lo stesso professore Giglietto annunciando al mondo social la nascita di Mine con un post Facebook in cui scrive: “Giornalisti investigativi, fact-checker, ricercatori e organizzazioni della società civile ora possono candidarsi per seguire #ElezioniPolitiche22 utilizzando i nostri strumenti gratuiti. Possiamo fornire, su richiesta, link a post e account menzionati. Interessato? Compila questo modulo per inviare la tua richiesta”
I risultati della ricerca sono quindi pubblici, ma solo per chi li richiede. “In passato abbiamo notato che rendendo pubblici in tempo reale i nostri studi, le bolle social da noi analizzate cambiavano modus operandi in corso d’opera, ad esempio nel corso di una campagna elettorale”. Allora, finite le elezioni e il rischio di manipolazione dei dati, sapremo il grado di ‘inquinamento’ dell’informazione politica in Italia.