DI EMILIA LEBAN
URBINO, 19 SET – L’alluvione del 15 settembre ha spazzato nel giro di una manciata di minuti case e attività commerciali. Da Cantiano, a Ostra, a Senigallia, la macchina della solidarietà si è subito attivata per prestare aiuto agli sfollati e ripulire le città. Armati di pale e rastrelli, con gli stivaloni che affondano nel fango, anche i volontari della Protezione civile di Urbino si sono uniti ai soccorsi. Hanno ricevuto la chiamata la mattina dopo il nubifragio, e sono partiti immediatamente alla volta di Cantiano. Alle 9 si sono presentati puntuali alla stazione dei vigili del fuoco del paese, e da lì sono stati smistati in diverse squadre.
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Tra gli addetti a svuotare gli scantinati dall’acqua e dal fango c’è Lorenzo Mini, 25 anni, che studia Restauro e beni culturali all’Università di Urbino. “Per me aiutare gli altri è la cosa più importante”, ha detto al Ducato. “Siamo andati con due mezzi per cercare di liberare le case dal fango, ma non abbiamo motopompe quindi non riuscivamo a portare fuori molta acqua” – ha aggiunto Lorenzo. Ma questo non ha fermato la Protezione civile della città ducale, che giorno dopo giorno ha continuato a presentarsi a Cantiano, per spalare il fango e le macerie.
Fin da piccolo ammirava la protezione civile e sognava quella divisa gialla. “Appena sono diventato maggiorenne mi sono unito a loro”. Lui, come i suoi compagni di squadra, sono abituati a vivere situazioni estreme, ma entrare a Cantiano, avanzare nel fango, “è stata una sensazione forte. Comunque siamo arrivati preparati. Vedere le strade allagate, i campi sommersi d’acqua ci ha aiutato a capire cosa ci saremmo trovati ad affrontare una volta lì”.
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E come loro, sono tantissimi i volontari che hanno indossato le galosce per andare a dare una mano. Ognuno come può. “Vedere volontari e persone impegnarsi il più possibile per dare una mano è impressionante. Ricorderò per sempre la solidarietà, l’aiuto, la partecipazione per risorgere dalla catastrofe”.