di Giorgio Zanchini

Sin dall’inizio di questa avventura, ormai 11 anni fa, c’è un nodo che incombe su tutti gli incontri, su tutte le conversazioni. Qualche volta ha fatto capolino lateralmente, qualche altra è stato al centro di alcune discussioni, ma è come se fosse stato sempre lo sfondo di ogni discorso. E quel nodo è: che sarà di noi senza la carta? Che sarà di noi se prenderemo congedo dalla pratica della lettura su carta? Bene, dopo averci girato attorno per tanto tempo, quest’anno prendiamo la questione di petto. E lo faremo ragionando sia più in generale sui libri e la lettura, sia nello specifico del campo giornalistico.

E’ da anni che sappiamo che i giovani leggono molto di più sullo schermo che su un quotidiano tradizionale, che hanno molta più familiarità con il feed di uno smartphone che con una lunga inchiesta di una rivista cartacea, e sempre di più le notizie e il cosiddetto newsmaking passano attraverso il video o l’audio. Questa rivoluzione cosa comporta, che conseguenze ha per il giornalismo, per la professione, per chi vuole informarsi? Quanto tempo si dedica all’informazione su schermo in una giornata media? E leggere sullo schermo, o guardare un video dopo l’altro, o ascoltare un podcast d’informazione è diverso dal dedicare lo stesso tempo ad articoli cartacei? Siamo informati allo stesso modo? Siamo più o meno spinti a impegnarci, a partecipare alla vita pubblica? Che accade nel nostro cervello? Le domande non fanno che moltiplicarsi, e come ogni anno cercheremo risposte tra giornalisti, editori, studiosi, e come sempre non saranno risposte impressionistiche ma basate su ricerche, studi, competenza.