Fgcult: Napoli e la sua regista, Elvira Notari. Storia di un’epopea e di una caduta

Emanuele Coen, Lella Mazzoli, Piero Dorfles e Anna Fiaccarini
Chiara Ricciolini

URBINO – Le vesti blu e bianche degli amanti. Gli sguardi erotici, la pelle rosea e l’intreccio con la Napoli popolana della festa di San Gennaro visti da Elvira Notari, la prima regista italiana. Si è aperto così, con un’anteprima cinematografica, il Festival del giornalismo culturale 2023. Il cinema è comunicazione, capire gli altri e capire noi stessi. Comprendere il mondo con la lucidità che serve a un giornalista per raccontare la realtà.

L’anteprima, frutto di un restauro della Cineteca di Bologna, completa la presentazione del nuovo libro di Emanuele Coen, La figlia del Vesuvio

Ne hanno discusso con l’autore Anna Fiaccarini, responsabile della Cineteca di Bologna che offre la pellicola restaurata del film. Con loro Lella Mazzoli e Piero Dorfles.

La prima regista

La storia, romanzata nel libro di Coen, è quella di Elvira Notari, prima regista donna italiana.

Sullo schermo, un insieme di frammenti di diversi film, tra cui anche Napoli terra d’amore del 1929. Medley che rispecchia l’avanguardia del cinema di Notari, che attraversa molti stili e generi, esplora le sovrapposizioni e si ispira alle avanguardie francesi e impressioniste.

Elvira Notari aveva fondato assieme al marito Nicola la Dora film, una casa di produzione cinematografica di straordinario successo. I film sono sperimentazione, creatività e uso magistrale del colore. Meravigliose le scene di sovrapposizione, come quella dei due amanti che abbracciati camminano come due spettri in mezzo al mare.

Lo sguardo di Notari su Napoli

La Napoli del popolo e delle passioni, elementi che resero il cinema di Elvira Notari e la cultura cinematografica partenopea invisa al regime fascista che nel ‘22 salì al potere. La censura che colpì i lavori della regista era uno degli strumenti di repressione del fascismo. Il libro di Coen è un tentativo di dare tridimensionalità a questo straordinario personaggio, di cui ancora oggi sappiamo pochissimo.

La storia ha al centro Napoli, il suo fermento culturale di inizio secolo. La Napoli del Pescatorello di Vincenzo Gemito, che traeva dalla strada i suoi personaggi, come Elvira che andava per le strade a fare le riprese dei suoi film.

“Quella del fermento culturale napoletano di inizio secolo è un’epopea di ascesa e caduta” – ha spiegato Coen – come quella del cinema della Dora film. Il fascismo del 1922 contrastò il cinema Napoletano perché metteva in scena la libertà sessuale, la devianza mentale, le passioni.

La censura fascista

La Dora film cominciò subito ad avere problemi di censura, i suoi film venivano rimandati indietro, la follia doveva sparire, l’erotismo ridimensionato. La lingua anche era un problema per il regime: le scritte in napoletano dovevano essere tradotte.

La storia di Elvira Notari racconta la straordinarietà della vita culturale di Napoli, sedata e resa impotente dal regime. “Tanto era originale, innovativa e la cultura di Napoli – ha detto Dorfles – tanto piatta, grigia e chiusa nei confini nazionali quella del fascismo”.

La storia del cinema italiano è anche una storia di emigrazione, come quella del suo popolo. I film della Notari divennero famosissimi fra la comunità napoletana di New York. Venivano commissionati dagli emigrati italiani, che volevano rivedere le strade di casa, i volti a loro noti. New York diede il successo a Elvira Notari, l’Italia fascista glielo tolse.

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