di CARLA IALENTI
URBINO – Inviare una faccina sorridente è più veloce che scrivere “sono contento”; ascoltare un audiolibro o un podcast è più facile che immergersi in una “lettura profonda” di un testo cartaceo; un ebook costa poco e pesa meno di un libro tradizionale. La sfida tra digitale e analogico la vince un cervello flessibile, capace di riconoscere la funzione collaborativa del digitale.
“Cervelli anfibi, orecchie e digitale”
Giovanni Solimine, professore ordinario di Biblioteconomia alla Sapienza e presidente della Fondazione Bellonci-Premio Strega, nella Biblioteca del Duca a Palazzo Ducale ha presentato un volumetto della collana #fgcult Cervelli anfibi, orecchie e digitale. Esercizi di lettura futura, (Aras Edizioni), 2023. Ne hanno discusso con l’autore Piero Dorfles, presidente del festival del giornalismo culturale e moderatore dell’incontro, Lella Mazzoli, direttrice, Federica Savini, direttrice editoriale di Aras Edizioni, Elisabetta Marsigli, giornalista del Corriere Adriatico e Franco Bertini, giornalista del Resto del Carlino.
Immaginare la coesistenza di digitale e analogico
Anfibi, perché sempre più abituati a passare da un ambiente all’altro. “Dobbiamo immaginare una vita in cui digitale e analogico coesistono” ha detto Giovanni Solimine in risposta a Federica Savini a proposito di una possibile inclusione dei bambini nel digitale più lenta e graduale. “Le nuove generazioni sono immerse nel digitale. Per un bambino una quarantena dal digitale sarebbe estraniante” ha aggiunto Solimine. L’unico modo per vivere nel futuro, che è già presente, è avere un cervello flessibile, capace di vivere sia in ambiente digitale, più familiare per le nuove generazioni, che analogico.
Informazione e social media
“I giornali, in molti casi, non sono la prima fonte di informazione: da quando sono nati i social è la notifica a scegliere per noi a quali fonti affidarci” dice Solimine,parlando della prontezza che guadagniamo grazie al digitale, che spesso, però, si traduce in una minore qualità dei contenuti a cui abbiamo accesso. “L’onnipotenza che proviamo in rete – dice Solimine – ci dà la sensazione che sia tutto lì, che non ci sia bisogno di approfondire”. Dobbiamo scavare fino in fondo al cuore della verità, secondo l’autore, se vogliamo informarci. Non dobbiamo lasciare al digitale, all’algoritmo dunque, la composizione della nostra dieta informativa.
L’IA e i fratelli Karamazov
Elisabetta Marsigli pone il focus sul ruolo dei giornalisti nell’era del digitale. “L’intelligenza artificiale sostituirà scrittori e giornalisti?”. “Ci metterà ancora un po’ per scrivere Guerra e pace e I fratelli Karamazov” – replica Solimine. “Il suo vantaggio – continua l’autore – è anche il motivo per cui non potrà sostituirci”: abbiamo un cuore pulsante, proviamo emozioni, abbiamo bisogno di sentirci vivi. L’IA ci batte in efficienza, ma non ha un corpo, non sa provare sentimenti come noi. Non può trasmettere emozioni, perché non provandole, non le conosce.
“Leggere con le orecchie”: audiolibri e rischio semplificazione
Se, però, l’IA non può incarnarsi, il libro parlante non deve decidere, in base al tono di voce, che emozioni suscitare nell’ascoltatore. “Ho letto Latte e riso con voce dolce – dice Marsigli – riferendosi al breve racconto di Tamar Hayduke, scrittrice di origine siriana, letto durante un incontro del suo gruppo di lettura. L’autrice mi ha detto di non aver mai letto quel testo con dolcezza, perché l’aveva scritto con rabbia”. Leggere a teatro è interpretare, l’audiolibro, come la lettura ad alta voce, invece, deve essere una lettura con ritmo, ma senza interpretazione.
Se, però, il libro digitale, imitazione del cartaceo, non è riuscito né a sostituirlo né a raggiungere più lettori, l’audiolibro ha il vantaggio di adattarsi al multitasking, di catturare maggiormente “un’attenzione sempre meno esclusiva” dice Solimine. “Di più facile fruibilità, l’audiolibro, come il podcast, sembra essere la forma di lettura più adatta al futuro” aggiunge il professore. Se, però, la scrittura è più recente nella storia dell’uomo, ritornare a comunicare e apprendere per immagini e suoni non ci renderà meno intelligenti e più pigri? Così il digitale si svuoterebbe del suo potenziale integrativo. Più che semplificare la fruizione della scrittura, renderebbe la scrittura stessa superficiale, semplificata.
Lettura e giovani
“La generazione Z, a cui appartengono ragazze e ragazzi fra i 14 e i 19 anni, contrariamente a quanto si pensi, legge, e si affida spesso ai consigli dei booktoker” dice Lella Mazzoli. Interessato al rapporto con la lettura dei giovanissimi anche Franco Bertini che, osservando sua nipote leggere dal computer, esclude che quel dispositivo allontani dalla “lettura profonda” del cartaceo. “In libreria ho visto libri su scaffali delle ‘letture Tiktok'” aggiunge il giornalista, lontano dal demonizzare i social media e il digitale come nemici della lettura.
A chi parla lo scrittore
Chi scrive dovrebbe chiedersi perché, nonostante i contenuti più semplici e i prezzi più bassi, il numero dei lettori non aumenta. È questo l’ultimo interrogativo posto da Solimine. Se le forme e i mezzi per comunicare e informare cambiano, se tutti oggi hanno un cellulare in tasca per poter leggere, scrivere, condividere, ciò non significa, però, che ogni persona abbia una voce.
Nuovi temi, territori inesplorati
Piero Dorfles cita le statistiche che raccontano come nel sud Italia ci siano meno lettori rispetto al nord. Per anni, il problema dell’abbandono scolastico e quello dell’isolamento, uniti a condizioni economiche di svantaggio, hanno contribuito al disinteresse e alla sfiducia. Serve, quindi, qualcosa di nuovo.
Inventiamo nuovi modi di leggere sempre più tecnologici, ignorando che se il numero dei lettori resta invariato, probabilmente è proprio perché a cambiare sono solo il mezzo e il formato. Cambia la forma, non la sostanza. Servono nuovi temi, territori inesplorati, più che nuove forme per informare e comunicare. Per arrivare a tutti, per promuovere la lettura, non servono ebook a prezzi bassi: bisognerebbe parlare di tutti e per tutti.