di MARTINA TOMAT
URBINO – Urbino e Catania, sorelle d’arte, si riabbracciano. Era il 1967 quando Nunzio Sciavarrello fondò l’Accademia delle Belle Arti di Catania e iniziò a chiamare alla sua “corte” gli artisti della città ducale. Molti come Pino Polisca, Luigi Toccacieli, Fabio Bertoni e Filippo Ceccacci furono ingaggiati come docenti e le opere loro e di altri furono esposte a più riprese nelle mostre organizzate di anno in anno proprio dal padre dell’accademia etnea. Ora, dal 17 gennaio in occasione della mostra “1968-2023. Tra figurazione e segno” ecco nella città siciliana di nuovo molte incisioni urbinati. Non solo, agli artisti che hanno fatto grande Urbino in questo campo è dedicata un’intera sezione dell’esposizione che fino al 17 marzo custodirà ben 70 opere.
La mostra è stata aperta dal convegno “Generazione anni 60-70. Fondatori e Accademie di Belle Arti in Italia ai tempi della contestazione” curato da Vittorio Ugo Vicari e Gianni Latino, promosso dall’Accademia delle Belle Arti di Catania e sostenuto dal Ministero Università e Ricerca.
Tra i presenti alle giornate inaugurali anche Luca Cesari. Ed è il Direttore dell’Accademia delle Belle Arti di Urbino ad evidenziare l’importanza arricchente del rapporto ormai cementato tra le due scuole, uno scambio capace di portare al miglioramento reciproco: “Dentro questa circolarità, dentro questo abbraccio, possiamo avere delle nuove intuizioni sullo sviluppo nazionale e internazionale della grafica “.
Alle radici di un legame: la caccia “a un giovane e valente”
Galeotto di questo legame è stato il fanese Arnaldo Battistoni, noto incisore dell’Accademia urbinate. “Sciavarrello voleva che gli segnalasse un giovane e valente incisore per il ruolo di assistente alla cattedra di tecniche dell’incisione – spiega Laura Ragusa, curatrice della mostra – Fu così che giunse a Catania Giuseppe Polisca (che all’accademia ha ristampato e donato una copia dell’incisione con cui nel 1968 vinse il secondo premio del Premio Acitrezza n.d.r.) e l’anno dopo lo raggiunsero i suoi compagni di corso Luigi Toccacieli e Athos Sanchini che insegnò al Liceo artistico. Tutti e tre affiancarono Sciavarrello nelle varie iniziative culturali a cui dette vita come per esempio le mostre internazionali di grafica del 1969 e 1970 e la mostra ‘La luna e l’arte’ e parteciparono agli eventi culturali catanesi esponendo loro lavori”.
Poi nel 1970 fu la volta di Filippo Ceccacci subentrato in accademia a Luigi Toccacieli. “Dal 1972 al 1978 invece il ruolo di assistente di Sciavarrello toccò a Fabio Bertoni, urbinate anche lui ma non legato agli altri quattro. Con Bertoni la serie degli artisti urbinati a Catania si interrompe”. Toccacieli fu infatti l’unico a rimanere nella città etnea più a lungo, fino al 1988. Ma anche quando se ne andarono, gli urbinati portarono con loro l’esperienza siciliana. Lo testimonia anche una dichiarazione di Bertoni, riportata nella mostra: “Divenni il braccio destro di Sciavarrello… ricordo questo segno leggerissimo, molto delicato, figure con movimenti morbidi e mi ricordo quanto fosse difficile stampare bene quelle lastre dai segni così delicati e sottili, stampavamo col torchio di Sciavarrello”.
Catania poliglotta: opere da tutto il mondo
Non solo Urbino però. Artisti provenienti da tutto il mondo hanno bussato negli anni a Catania. E allora la mostra, una ricostruzione della storia della Scuola di Grafica dell’accademia etnea, ora presieduta da Lina Scalisi, è anche poliglotta. Ci sono così opere provenienti dal Giappone, dagli Stati Uniti, dall’Argentina, dalla ex Jugoslavia e da tutti i Paesi europei. “È una narrazione che parla, pulsa dei nomi e del talento dei tanti artisti che qui si sono succeduti” spiega la Presidente.
E tra questi artisti sicuramente quelli urbinati hanno avuto un ruolo di prim’ordine che continua a essere sottolineato ora come allora. Un valore già colto da Leonardo Sciascia che nel 1982 disse: “E bisognerà, una volta o l’altra, tentare un discorso sulla congenialità dei marchigiani a questo mezzo d’espressione semplice ed arduo che è l’acquaforte”. E a proposito d’acquaforte, Luca Cesari dopo una nota di stima ai grandi autori della scuola del libro urbinate, pone il suo focus su Luigi Bartolini: “Palazzo Ducale espone una mostra imponente, con 140 acqueforti”. Un motivo in più per visitare la città ducale: da Catania a Urbino. E viceversa.
L’elenco degli artisti in mostra a Catania
Ecco l’elenco completo degli artisti esposti alla mostra “1968-2023. Tra figurazione e segno”, fino al 17 marzo alla Galleria d’Arte moderna di Catania. Italiani : Agata Amato, Alberto Balletti, Fabio Bertoni, Mario Teleri Biason, Maria Luisa Borra, Sandro Bracchitta, Antonio Brancato, Tano Brancato, Rosaria Calamosca, Giuseppe Calderone, Filippo Ceccacci, Daniela Costa, Liborio Curione, Licia Dimino, Gianni Dova, Ercole Fazzini, Giorgio Frassi, Antonio Freiles, Chiara Giorgetti, Franco Gentilini, Emilio Greco, Riccardo Guardone, Piero Guccione, Enzo Indaco, Giovanni Korompay, Mino Maccari, Alfredo Maiorino, Alfio Milluzzo, Gianluca Murasecchi, Pino Polisca, Salvo R usso, Bruno Saetti. Artisti
Stranieri : Teresa Casanova (Argentina); Adolf Frohner (Austria); Gabriel Belgeonne (Belgio), Marc Laffineur (Belgio); Poül Janüs Ipsen (Danimarca); Gilbert Brillant (Francia); Wolfgang Gafgen (Germania); Syu Sarashina (Giappone); Alan Green (Gran Bretagna); Annelise Knoff (Norvegia); Barbara Narebska – Debska (Polonia); Ruth Goldman – Grosin (Svezia); Andrè Evrard (Svizzera); Arnold Gross (Ungheria); Karl Kasten (USA) Slavoljub Slavko Čuoković ( ex Jugoslavia)