Sai quanto spendi? Ansie e paure degli studenti fuori sede a Urbino

I conti a fine mese
di CHIARA RICCIOLINI

URBINO – Il denaro è un simbolo. Un simbolo del potere che intercorre nelle relazioni sociali. È un mezzo col quale si misura il potere degli uomini sulle donne, dei datori di lavoro sui dipendenti, dei padri sui figli.

Tutti, sia padri che figli, sia uomini che donne, lo temono, lo nascondono, lo tacciono. Le cose che ci fanno paura sono quelle che tendiamo a evitare, motivo per cui buona parte di noi non sa e non vuole farsi i conti in tasca. Anche gli studenti di Urbino, interrogati sulla loro consapevolezza finanziaria personale, sono risultati in linea con la tendenza nazionale del secondo Rapporto Edufin index 2023: solo il 41% della popolazione possiede competenze finanziarie di base, con i giovani che risultano i meno informati.

Il sondaggio tra gli studenti Uniurb

Il risultato del sondaggio condotto tra gli studenti dell’Università di Urbino mostra che su 79 intervistati 54 riportano di non tenere conto del proprio bilancio mensile e delle proprie spese. Di questi 17 confessano di non avere neanche la più vaga idea delle proprie uscite mensili. Solo 25 invece riferiscono di tenere i conti delle spese. Quasi sette persone su dieci (68,53%) tra gli intervistati non fa i conti a fine mese, contro il 31,64 % che lo fa.

Le cause

Spesso, chi trascura il proprio bilancio mensile si giustifica con frasi del tipo: “Ho paura di aprire il conto online perché so che le mie spese superano le entrate”. Al contrario, ragazzi come Viola e Lorenzo, che tengono un registro meticoloso delle finanze, solitamente lavorano o sono consapevoli che le spese extra non verranno coperte dai loro genitori. Nicolas, invece, non sente il bisogno di monitorare le sue spese perché sa che i suoi lo sosterranno se esaurirà i fondi, quindi evita di fare i conti. Marica, che attualmente vive in famiglia, ricorda il tempo in cui era fuori sede a Urbino e ammette di non aver mai controllato i suoi soldi, affidandosi completamente a papà e mamma per il supporto finanziario.

Queste voci sollevano interrogativi fondamentali sul rapporto dei ragazzi col denaro: perché i genitori non incentivano i figli a gestire autonomamente le proprie finanze? E perché molti di noi non considerano essenziale monitorare le proprie entrate e uscite? Carla spiega: “Quando chiedo soldi a mamma, voglio farlo una sola volta e sapere esattamente quanto spenderò, specialmente per pianificare il futuro lavorativo”. Al contrario, Laura preferisce non tenere traccia delle sue finanze perché vive nel presente e cerca di evitare lo stress legato alla gestione del denaro: “Non conto i miei soldi perché vivo alla giornata e cerco di non pensarci se il denaro scarseggia. Non ho un’app bancaria e non la voglio perché mi provoca ansia”.

Martina invece dice: “Non tengo conto delle mie spese, mi sento in colpa perché non mi mantengo da sola ma mi faccio mantenere dai miei”. Anche Annalisa sente lo stesso senso di colpa: “Vedo quanti soldi escono, mi sento un peso sulle spalle dei miei genitori che ancora mi mantengono e ho quasi 28 anni”. Anche da queste voci emerge che non avere un’entrata salariale e un patrimonio disponibile influisce negativamente sulla consapevolezza delle proprie risorse economiche.

La prof Uniurb: “Livello basso in tutta Europa”

Secondo la professoressa Germana Giombini del dipartimento di Economia dell’Università di Urbino, “il livello di cultura finanziaria è trasversalmente basso, non solo in Italia ma in tutta Europa, anche se con qualche attenuante in base al livello di educazione e al territorio. Questo è indipendente dal livello di ricchezza del paese, ma l’Italia comunque vediamo che si trova fanalino di coda in fondo alle classifiche.”

Il Disegno di legge “Competitività”all’articolo 21 introduce l’educazione finanziaria nell’insegnamento dell’educazione civica. È stato approvato dal Consiglio dei Ministri il 13 aprile 2023 e l’educazione finanziaria dovrebbe entrare come materia definitivamente a partire dal prossimo anno scolastico. Rimangono aperti tuttavia alcuni interrogativi su quali docenti dovrebbero fornire questo insegnamento.

“L’educazione finanziaria entrerà come disciplina da studiare all’interno di educazione civica dal prossimo anno, scolastico perché il livello in Italia è molto basso – dice la prof Giombini – ci sono disparità di genere e disparità territoriali ed è un tema molto sentito. Io ho proposto qui all’università di Urbino un progetto di educazione finanziaria rivolto agli imprenditori del territorio che partirà entro giugno. Oltre a ciò in università partiranno diversi corsi di ‘soft skills’ aperto agli studenti, ai colleghi e al personale tecnico amministrativo.”

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