Fine vita, il fratello di Fabio Ridolfi: “Un anno per tre fogli, serve legge su tempi veloci”

Andrea Ridolfi
di RAFFAELE DI GAETANI e MARIA SELENE CLEMENTE

FERMIGNANO – Una casa come tante di Fermignano con una storia unica al suo interno. Quella di Fabio Ridolfi, malato di tetraparesi irreversibile dal 2004, che nel 2022 ha deciso di ricorrere alla sedazione profonda per morire. In realtà lui avrebbe voluto accedere al suicidio assistito, ma non ha potuto farlo a causa della mancanza di una legge. Andrea Ridolfi, fratello di Fabio, parla di quei mesi trascorsi in attesa di accedere ai farmaci per porre fine al calvario, una sofferenza patita non solo da Fabio, ma anche dai suoi cari, che lo hanno sostenuto nella sua battaglia. Un pratica burocratica che sembrava infinita tanto che “sembrava di essere dentro a uno scherzo”.

Nell’abitazione, dove vivono ancora i suoi genitori, ci sono molti ricordi. Su un mobile si trovano le foto di Fabio da giovane, la barba e i capelli lunghi, sorride con gli amici e la famiglia. Ma su tutti gli oggetti spicca una sciarpa della sua squadra del cuore: la Roma, è proprio accanto all’urna che custodisce le sue ceneri. Andrea, mentre è seduto al tavolo del salone, commenta la proposta di legge che dovrebbe essere discussa in Consiglio regionale delle Marche nei prossimi mesi dalla prospettiva di chi ha visto il proprio fratello soffrire in un letto per 18 anni: “I punti da risolvere sono due: le tempistiche devono essere veloci e uno dei requisiti di accesso è discriminante. Perché è ingiusto che si deve essere attaccati alle macchine per morire”.

Senza tempi certi: il calvario di Fabio

Andrea racconta il percorso di suo fratello. Dal giorno della diagnosi nel 2004 fino al 2019 Fabio non ha potuto fare la richiesta di accesso al suicidio assistito perché la pratica è stata ammessa solo nel 2019 con una sentenza della Corte Costituzionale. Il primo ostacolo trovato da Fabio “è stata la richiesta perché c’è voluto un anno per tre fogli. C’erano stati problemi – e aggiunge Andrea – Sembrava di essere dentro uno scherzo”.

“Dopo la richiesta all’Asur sono arrivati i medici e ha ricevuto 5-6 visite in una settimana”. Accettata la domanda “L’equipe medica ha preparato la relazione in un altro mese ed è stata fatta recapitare all’Asur i primi giorni di aprile. L’Asur si è tenuta i documenti per 40 giorni e si è sbloccata perché la Coscioni ha fatto uscire questa storia sui social e dopo 30 minuti e è arrivata la chiamata”. Alla fine a causa dei rallentamenti avuti a causa del mancato consenso del Comitato etico “il medico palliativo di Fossombrone gli ha fatto la proposta della sedazione profonda perché per Fabio la priorità era morire”.

Le prospettive cambiano

Oltre alle persone che sono affette da malattie irreversibili a soffrire sono i loro famigliari. Infatti Andrea racconta come si vive una situazione del genere “Cambia le priorità e le abitudini per tutti i famigliari”.

E sul supporto alla decisione del fratello dice “La mamma non ha accettato subito la cosa però poi ha cambiato idea. Io sono stato d’accordo fin da subito. La scelta era la sua. Io non ho mai avuto dubbi. Si tratta di una questione di libertà di scelta. La vita è la sua e non vedo perché dovrei andare avanti a chi vive certe sofferenze”.

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