Riceci, tra gli abitanti di Gallo contro la discarica: “Un disastro per la nostra terra”

Sergio guarda dal suo orto la valle in cui dovrebbe sorgere la discarica di Riceci
di MARIA CONCETTA VALENTE

URBINO – Sergio si domanda se potrà continuare a mangiare le ciliegie del suo orto. Crescentino andrebbe via, “ma dove me ne vado?! La mia intera vita è qui”. Le maestre della scuola elementare Salvatore Quasimodo hanno difficoltà ad affrontare il tema ecologico perché “non si fa politica con i bambini”. Davide invece dice: “C’è il nucleare e adesso abbiamo paura di questo?!”. Un’altra signora preferisce non esprimersi. Il tema della discarica di Riceci tocca personalmente i cittadini del comune di Gallo che a breve potrebbero aprire le finestre delle proprie case e al posto dell’immensa distesa verde, trovarsi una maxi discarica da 5 milioni di metri cubi.

Raggiungendo l’area destinata alla costruzione del sito si leggono ovunque striscioni e cartelli con su scritto “no alla discarica”. Sono appesi ai balconi, alle ringhiere, ai tronchi degli alberi. C’è chi lo scrive sopra una bandiera che sventola all’ingresso del giardino come Gaetano Cecchini. Non mi lascia terminare la domanda “è favorevole o contrario alla costruzione della discarica?” che già la indica e lascia che sia lei a rispondere. Si definisce “uno dei più attivi” che da due anni “combatte in prima linea contro la realizzazione della discarica”. Racconta che circa un mese fa è stato a Roma alla Camera dei deputati e il 5 e 6 marzo andrà a Bruxelles insieme a Gianluca Carrabs (esecutivo nazionale federazione Verdi) e altri due rappresentanti di Gallo, per portare il caso al commissario all’Ambiente europeo.

Un cartello davanti all’ingresso della scuola elementare Salvatore Quasimodo

Gli stessi striscioni sono stati visti anche dai bambini della scuola elementare Salvatore Quasimodo. Il tema della discarica entra anche tra i loro piccoli banchi di scuola. Difficile pensare altrimenti, essendo proprio in via Riceci, a pochi chilometri dal sito. Due rappresentanti dei docenti, che preferiscono rimanere anonime, ci raccontano come il tema sia “naturalmente presente anche nei vissuti dei bambini”. Dicono che nel ruolo di insegnante rientra l’educazione civica e ambientale, al rispetto della terra in cui viviamo, ma che ora “è un argomento molto delicato visto che è un tema anche politico”. È bastato cantare, ad esempio, la canzone Bellomondo, la stessa portata in udienza dal Papa da un gruppo di bambini per scatenare polemiche: “Siamo state attaccate dicendo che era politicamente contro la discarica”.

Vagando per le vie di Riceci passa Sergio a bordo della sua apecar celeste. “Io sono contrario al 200% non al 100”, dice. Ci porta poi a casa sua, distante 500 metri dal sito. “Abbiamo faticato una vita e ora ci tocca andare via per forza o stare qui e morire di tumore”. I due figli stanno ancora pagando il mutuo di quella casa, dove vivono con le famiglie e tre nipoti. Le sue preoccupazioni passano poi all’orto dove coltiva frutta e verdura: patate, pomodori, melanzane, angurie e ciliegie. Teme che diventeranno amare e non potrà più mangiarle. “Facendo un lavoro così dispiace tanto, questa mattina sono andato a pregare la Madonna. Speriamo non la costruiscano”, conclude sospirando e alzando le spalle quasi rassegnato.

Crescentino, la sua casa è a pochi metri dal sito dove dovrebbe sorgere la discarica di Riceci

Poco più avanti abita Crescentino, che tutti chiamo Pippo. Quest’anno compirà 70 anni e ha vissuto la sua intera vita lì. “Se costruiscono la discarica la faccio saltare. È un disastro”. È molto arrabbiato mentre ci parla. Ci pone poi delle domande retoriche: “Come faccio ad andare via? Dove vado? Ho le mie galline e i miei animali qui”. Poi si risponde da solo con decisione: “Ma io non vado via. Lo farò solo quando andrò in cielo”.

Neanche Vittoria e Massimo possono andare altrove. Sono al centro di Gallo e stanno scaricando scatoloni da un grosso furgone. Con loro ci sono due bambini. “Ci stiamo trasferendo ora – dicono – purtroppo”, aggiungono insieme poi. Sapevano della discarica già prima della decisione, “ma non potevamo andare altrove”.

Nel bar accanto c’è Davide, è di Urbino e ne ha sentito solo parlare della discarica. La cosa non sembra toccargli in prima persona. “Comunque, io sono favorevole – dice – Ci sono dei benefici, può dare lavoro al circondario, ad esempio”. Aggiunge di aver visto quella di Parma e giudica eccessiva la reazione degli abitanti, “nel 2024 poi!”. “Se siamo sicuri con il nucleare, figurati con una discarica”, ride.

Sono in disaccordo i proprietari del bar che dicono convinti: “Non la vogliamo”. Vivono nella collina più sopra al sito. Entra poi un’amica dicendo: “Contraria alla discarica? Certo! Come si fa a fare una discarica in un paesino così piccolo?! Solo un matto ci poteva pensare”. “Anzi, solo i soldi”, chiude la barista.

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