I trattori a Urbino: “Chiediamo dignità, proteggete i nostri prodotti. Misure per cinghiali e siccità”

Gabriele Rossi di Orgoglio agricolo
DI CHIARA RICCIOLINI

URBINO – Sventolano i tricolore nel parcheggio De Angelis di Urbino, sono arrivati gli agricoltori in protesta: “Abbiamo messo la bandiera italiana, perché noi non ci sentiamo rappresentati dalle associazioni e dai partiti, ma ci sentiamo fondamentali per il nostro Paese” dice Stefano Banci, urbinate, che coltiva cereali. Lì si sono dati appuntamento per percorrere col trattore le strade di Urbino. Molti sono giovani e hanno colture biologiche, ma non si sentono rappresentati dalle istituzioni: “Noi chiediamo che ci venga restituita la dignità” dice Gabriele Rossi, rappresentante di Orgoglio agricolo. Non protestano per il “cosiddetto” made in Italy che “indica solo ciò che viene confezionato in Italia, ma per ciò che viene interamente prodotto in Italia.” E conclude l’agricoltore Daniele Silvestrini: “Vogliamo che la nostra pasta sia fatta col nostro grano, perché dobbiamo comprare dagli altri stati?”

I trattori in protesta

Silvestrini è il cordinatore della manifestazione, la fronte corrugata, le nocche indurite dal lavoro. È arrabbiato: “All’estero usano fitofarmaci che sono illegali da 40 anni, in Canada usano il glifosate che è cancerogeno. Da noi è illegale, però il grano viene in Italia e noi ce lo mangiamo, le malattie vengono tutte da lì, il nostro prodotto è sottovalutato, il nostro prodotto è sano ma non viene valorizzato”. La pasta confezionata in Italia diventa made in Italy, ma in realtà il cereale viene dal Canada, dove viene usato il glifosate nel processo di asciugatura, sostanza inserita dall’Oms tra gli elementi con alta probabilità di cancerogenità. L’Unione europea, a novembre, ha rinnovato l’autorizzazione dell’uso di glifosate, in Italia è vietato il suo utilizzo nella “pre-raccolta al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura”.

Si parte. I trattori in corteo attraversano via Urbinate, via Bocca Trabaria sud e via Luciano Laurana, passando per Piazza Mercatale. Suonano i loro clacson e proseguono. Alcuni cittadini in piazza applaudono, altri osservano solo.

I problemi degli agricoltori sul territorio

Tra i problemi maggiori sul territorio per chi coltiva la terra ci sono i cinghiali: “È un problema enorme – dicono – andiamo a seminare un favino, una leguminosa, un cece o un girasole e di quel girasole che andiamo a seminare pagando mediamente mille euro ad ettaro, l’80% ci viene distrutto dai cinghiali. Il comune dovrebbe regolamentare molto meglio la caccia perché nelle nostre zone ci sono dei veri e propri branchi che quando capitano sui nostri appezzamenti di terreno si portano via tutto”. Altro problema, dicono, sono i lupi, ce ne sono sempre più attorno a Urbino. Poi c’è la paura più grande per i mesi che verranno: la siccità.

La siccità

La siccità è una delle paura più grandi degli agricoltori. A Urbino non piove da molto tempo e ancora siamo in Inverno. L’estate sarà un periodo difficile per i campi. “Tra un mese si comincerà a seminare erba medica, girasole, mais. Ci saranno dei raccolti con una resa molto bassa. Noi speriamo che piova, ma abbiamo paura anche delle bombe d’acqua, perché dopo un lungo periodo di siccità avvengono le alluvioni e noi avremmo dei grossi danni economici e non potremmo farci niente”.

Il futuro del mestiere

Non vedono futuro per il loro mestiere, in cui si lavora tanto e si guadagna sempre meno. Quel lavoro che era stato dei loro genitori e dei loro nonni, ma non sarà, dicono con rammarico, dei loro figli.

La protesta secondo gli agricoltori continuerà a oltranza, perché le misure approvate sono “solo un contentino”, sostengono. Il taglio dell’Irpef per i redditi sotto i 10 mila euro e il dimezzamento per quelli sotto i 15 mila non incide per gli agricoltori di questo territorio. Il problema sono le remunerazioni e il giusto compenso per ciò che producono.

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