Di ANDREA BOCCHINI
URBINO – Applausi e ancora applausi. Il Consiglio comunale accoglie in questo modo l’entrata di Ilvo Diamanti, sociologo e politologo italiano, alla sala Serpieri del collegio Raffaelo di Urbino. Professore che ha dedicato gran parte della sua vita alla ricerca e all’insegnamento nella città ducale (e non solo). E a lui oggi va la cittadinanza onoraria, la targa ricevuta dal sindaco di Urbino Maurizio Gambini. Presenti, oltre a tutti i gruppi consiliari, anche il rettore dell’Università Carlo Bo Giorgio Calcagnini.
“Oggi da cittadino onorario mi sento onorato”, dice Diamanti nella sua lectio e poi, senza pensarci più di tanto ammette: “Io mi sento urbinate”. Di origine piemontesi (di Cuneo) Ilvo Diamanti, dopo aver completato la maturità a Vicenza, inizia il suo percorso universitario prima a Padova laureandosi in Scienze Politiche. Poi un dottorato di ricerca in Sociologia all’Università degli studi Trento. Fino all’arrivo a Urbino come professore associato (poi ordinario) di Sociologia economica ed urbana presso l’Ateneo Carlo Bo.
Nella città ducale, Diamanti ha coperto anche il ruolo di prorettore alle Relazioni internazionali e Territorio. Qui ha fondato il Laboratorio di studi politici e sociali e ha presieduto l’Isia. E sempre di sua fondazione, è l’istituto di ricerca, Demos & Pi che opera nell’ambito della ricerca politica e sociale attraverso indagini di carattere locale, nazionale ed internazionale, pubblicando settimanalmente sui principali quotidiani italiani, come Repubblica.
L’amore per Urbino
“Io considero il mio legame con Urbino un riconoscimento importante – continua il professore – sono arrivato qui nel 1990, non ci ero mai stato, non l’avevo mai visitata, ma la conoscevo. Chi non conosce Urbino?”. Poi gli aneddoti di una vita passata sul grande schermo (in trasmissioni di approfondimento) ed opinioni e commenti sulla stampa. “Quando Alberto Angela è venuta a fare la sua trasmissione a Urbino, mi ha chiesto di fare il testimonial della città – racconta Diamanti – in quell’occasione ho riproposto il mio primo incontro con Urbino: ho alzato la testa e ho visto Palazzo Ducale, le mura, le salite e sono arrivato in piazza, lì brulicava di studenti. Mi sono guardato intorno e ho detto da qua non me ne andrò più”. E così è stato.
Due appartamenti, uno a Urbino e l’altro a Urbania: “Mi sento urbaniese e urbinate”. Ma anche una vita impegnativa dovuta alle difficoltà di collegamento che ha la città ducale e che, secondo Diamanti, “è anche una delle ragioni per cui si è conservata così”. Poi i continui sali e scendi. “La mattina del lunedì, all’alba, partivo e andavo a Parigi (lì ho insegnato per trent’anni), poi il mercoledì prendevo l’aereo da Orly, passavo a casa a Vicenza e il giorno dopo (giovedì) ero a Urbino”. E chi gli diceva come facesse a reggere una vita così, Diamanti rispondeva (e risponde): “Faccio quello che mi piace in città e luoghi meravigliosi, e sono anche pagato”.
“Urbino? Unica!”
E a Parigi, il riconoscimento a Urbino non mancava affatto: “Urbino c’est Urbino! Passavo dal Pantheon francese alla bellezza del Palazzo Ducale. A volte arrivavo e partivo il giorno stesso: 380 chilometri al giorno – aggiunge Diamanti – ma quando esci dall’autostrada e mentre sali vedi Urbino è qualcosa di unico”.
Poi le apparizioni televisive che però ammette di andarci “veramente poco perché la televisione è cambiata”, e sottolinea, “se tu non scleri o non inizi ad insultare qualcuno non fai ascolto. A me, invece, interessa ragionare e comunicare, quindi le trasmissioni in cui vado sono poche”. E nelle poche in cui è invitato “voglio che venga valorizzata la mia appartenenza all’Università di Urbino”.
Un riconoscimento meritato
“Sono onorato di conferirle questo riconoscimento – dice il sindaco Gambini – Diamanti è una persona chiara e di spiccata cultura”. Poi, dato il clima di campagna elettorale, Gambini scherzosamente aggiunge: “Le chiederemo qualche consulto per capire quali messaggi questa città può dare”.
“Il contributo del professore Diamanti non si è limitato solamente all’Ateneo – dice il rettore Calcagnini – il suo amore per questa città è testimoniato anche dal fatto che avesse una casa a Urbino. Lavorava qui e viveva qui”. Una persona che “ha influito sulla vita culturale urbinate” – aggiunge Calcagnini – il riconoscimento se lo merita veramente”.