di MARIA CONCETTA VALENTE
URBINO – Non è un esperto di Paolo Volponi, a suo dire, eppure Gianluca Costantini è riuscito a raccontare in maniera immediata il suo sentimento, con poche parole e pochi tratti racchiusi in 15 opere inedite esposte a Urbino nella Torre Nord di Palazzo Battiferri. L’artista e attivista, conosciuto per il ritratto di Patrick Zaki, ha inaugurato la mostra Volponi Novel (1924-2024), allestita da Tiziana Mattioli e Paolo Semprucci, nel centenario della nascita del poeta urbinate, che rimarrà aperta, con ingresso gratuito, fino al 6 febbraio 2025.
Dal 2004 la matita di Costantini è dedita alla rappresentazione degli avvenimenti sociali e politici nel mondo: “L’arte è sempre e unicamente politica”, afferma l’artista, che si definisce un “vignettista politico, non comico”.
Come ha lavorato e trasformato Paolo Volponi nel personaggio ritratto in “Volponi Novel”?
Non sono un grande esperto di Volponi, mi è sempre sfuggita la possibilità di approfondire il suo lavoro. A oltre 50 anni, però, ho avuto la fortuna di scoprire un grande intellettuale e scrittore. Ho iniziato a leggere, in ordine cronologico, i suoi romanzi, la sua poesia e a conoscere meglio la sua vita, soprattutto l’esperienza lavorativa con Olivetti. Poi ho cominciato semplicemente a disegnare il suo viso, che nelle varie età cambia molto. In parallelo, anche il pensiero di Volponi evolve e ha tante età diverse. Per queste 15 opere ho preso le frasi che mi hanno emozionato di più e gliele ho fatte dire, o le ho fatte dire agli altri personaggi, che sono stati parte della vita e dell’opera di Volponi.
Che ruolo hanno questi personaggi all’interno della mostra?
Ogni volta che introduco un personaggio aggiungo un pezzo della storia: Volponi è il collante di queste opere, ma tutti hanno importanza quanto lui. Gli altri soggetti li conoscevo molto di più, come Pierpaolo Pasolini, su cui ho scritto un libro nel 2015, ma anche Adriano Olivetti, Anna Magnini ed Enrico Berlinguer. Grazie alla loro presenza la mostra è un percorso che dà piccole informazioni su Volponi.
Ha detto che ogni opera d’arte è politica: anche in questa mostra c’è questo aspetto?
Sì, molto. Volponi non può esimersi dall’essere politico. Già per il fatto di aver lavorato per la Olivetti, una fabbrica voluta da una persona geniale, come Steve Jobs, ma che, a differenza sua, aveva anche una visione sociale. Olivetti, con Volponi e altre persone che lavoravano con lui, hanno creato un modello che è stato un grande esempio di azione politica, anche se poi non si è avverato nelle fabbriche italiane più grandi.
L’attivismo di Volponi lo sente vicino al suo?
Sì. Mi dispiace non averlo mai conosciuto, soprattutto per la vicinanza su alcuni temi che ha affrontato. Io lavoro principalmente sui diritti umani e in ogni disegno che vedrete qui ho voluto riprendere il suo messaggio politico e poetico.