di MARIA DESSOLE
URBINO – “Il fumettista statunitense Will Eisner ha definito il fumetto ‘arte sequenziale’. La sequenza è essenziale per una graphic novel, ne completa le immagini e narra la storia. Prendendo per buona questa definizione potremmo finire per considerare come protofumetti anche le pitture rupestri, la colonna traiana, l’arazzo di Bayeux, e anche la pala del Miracolo dell’ostia profanata di Paolo Uccello conservata alla galleria nazionale delle Marche”.
L’introduzione al convegno del presidente della scuola di lettere, arti e filosofia di Urbino, Venanzio Raspa, cattura subito l’attenzione degli studenti del liceo artistico e della facoltà di lettere dell’Università di Urbino. “Forse una definizione troppo ampia?” Si interroga Raspa, concludendo il suo Intervento per lasciare la parola agli ospiti di questi due giorni: le case editrici, gli illustratori e i fumettisti.
Tema dominante del convegno è: la genesi del fumetto. Da cosa si parte: immagini o parole? Cosa è più importante tra i due elementi?
Reviati e la genesi: il fumetto come un film muto
Il primo tra gli ospiti a parlare del suo metodo, da lui stesso definito “non ortodosso” è stato Davide Reviati, fumettista che con la casa editrice Coconino ha pubblicato Sputa tre volte, Morti di sonno e Ho remato per un lord. Nell’intervento è stato accompagnato da Alessio Torino in veste di intervistatore.
“C’è bisogno di un’architettura narrativa in cui immagini e testo danzino assieme” dice Reviati. Per arrivare a questo risultato esiste un metodo ortodosso, scrittura del soggetto, costruzione dello storyboard in brutta, e solo alla fine elaborazione in bella di disegni e testo. Esiste però anche il “metodo Reviati”: un insieme “di immagini e parole o parole e immagini, perché il fumetto è come un film muto. L’immagine è più potete”.
Un nuovo fumetto in arrivo
L’autore durante l’intervento ha confessato di essere “reticente a parlare di quello che concerne il fumetto in questo momento. Quando sei dentro a un lavoro le parole che spiegano la cosa se ne vanno”. Reviati ha infatti raccontato di essere nel mezzo della lavorazione di un nuovo lavoro che partendo dalla resistenza sulle colline romagnole nel 1944, si ricollega alla lotta armata delle brigate rosse negli anni ’70. Il soggetto del racconto sono il partigiano Silvio Corbari e una cavalla parlante.
L’amore per Beppe Fenoglio, per gli scrittori del ‘900 italiano, e per le leggende sui partigiani che nella sua zona, il ravennate, gli sono state tramandate dai nonni, sono tra le ragioni che lo hanno spinto alla scelta di questo periodo, così lontano da non avere quasi più testimoni diretti, ricorda Alessio Torino. “All’epoca si imbracciavano le armi e si andava in collina per una sete di giustizia. Ora no” una frase che più volte Reviati ripete guardando gli studenti in prima fila.
La presenza del fumettista ha coinvolto tanti studenti delle scuole superiori, l’intera prima fila alla fine del suo intervento è andata a farsi autografare i fumetti o a raccontargli della passione per gli sketch fatti con la biro nata per impressionare una compagna di classe.
Gli altri incontri
Il professor Venanzio Raspa, che nel suo corso di estetica ha inserito tra gli argomenti anche il fumetto “l’idea è di partire dagli autori, da come loro lavorano”. Su sua iniziativa, insieme con gli altri due organizzatori ha coinvolto nel progetto i fumettisti: Mattia Ferri, Ilaria Ferramosca, Mabel Morri e Daniele Bonomo e Marco Greganti. Le case editrici specializzate coinvolte sono state: Coconino, Beccogiallo e Tunuè.