Di ANDREA BOCCHINI
URBINO – Urbino è l’unico caso in Italia: capoluogo di provincia più piccolo del Paese per numero di abitanti (13.749), meccanismo di voto per grandi comuni. Dopo 164 anni dallo Statuto del Regno d’Italia cambia tutto. Il nuovo status del Comune arriva, nero su bianco, con il decreto elezioni (articolo 3) varato a fine gennaio dal Consiglio dei ministri.
Nella forma ora Urbino è un capoluogo di provincia e, dunque, avrà maggiore rappresentatività e nuove regole di voto al prossimo appuntamento elettorale di giugno. Ma nella sostanza resta un piccolo comune con una popolazione in continuo calo e botteghe nel centro storico chiuse. La città ducale continuerà ad andare, quindi, alle elezioni con le regole dei comuni con più di 15mila abitanti. Urbino come Pesaro, non più solo legate nelle targhe delle auto con la sigla PU ma, a tutti gli effetti, capoluoghi della provincia. Vediamo come.
Servono più sedie
Tante le novità. A partire dalla squadra dell’amministrazione comunale. Dai 15 consiglieri e 6 assessori che attualmente siedono tra i banchi della sala Serpieri del collegio Raffaello, si passa a 32 consiglieri e 9 assessori. Parliamo di un consigliere comunale ogni (circa) 430 abitanti. I numeri sono dettati dalla Legge finanziaria del 2010 dove con una “popolazione superiore a 100 mila abitanti o per i capoluoghi di provincia” si prevedono 32 scranni. Mentre, per quanto riguarda il numero degli assessori, all’articolo 47 del Testo unico sugli enti locali (Tuel), si precisa che non debbano essere “superiori a 8 per le province a cui sono assegnati 30 consiglieri; non superiori a 10 per le province a cui sono assegnati 36 consiglieri”.
Il ritocco allo Statuto
Il decreto elezioni ha anche consentito al primo cittadino di poter concorrere per la terza volta alla carica di sindaco. Dopo il decreto, il Consiglio comunale ha modificato il suo Stato.
Indennità maggiori
Stipendi in crescita per sindaco, vicesindaco e assessori. Nel 2021 Maurizio Gambini percepiva uno stipendio mensile lordo pari a 2.928,31 euro, il vicesindaco di 1.610,57 euro, mentre gli assessori 1.317,74 euro. La legge 234/2021 (la legge di Bilancio 2022), ha previsto un aumento graduale degli stipendi dei primi cittadini, in base al numero di abitanti o allo status di capoluogo. Nel 2022 e nel 2023 l’indennità del sindaco è cresciuta rispettivamente a 5.957,57 euro e 7.505,86 euro. E nel 2024 è scattato il terzo e ultimo aumento: Gambini ora percepisce uno stipendio di 9.960 euro lordi (al netto 5.875 euro).
Sorridono anche la vicesindaca Marianna Vetri e gli assessori che, a partire da quest’anno, guadagnano una somma mensile lorda pari, rispettivamente, a 5.313 euro e 4.347 euro. Rimane invariato il gettone di presenza, fissato a 19,99 euro per tutti i consiglieri comunali.
Verso il voto di giugno 2024
Elezioni. Nella corsa alla poltrona di via Puccinotti, nel caso non si ottenga la maggioranza assoluta, continua a essere previsto un turno di ballottaggio. Inoltre, a ciascun candidato possono essere associate una o più liste elettorali contenenti i candidati alla carica di consigliere. Il voto si può esprimere sia a un candidato sindaco che a una lista a lui collegata. Ma è possibile anche il voto disgiunto oppure il voto alla sola figura del candidato sindaco. In questo caso l’elettore rinuncia a esprimere un voto per il consiglio comunale.
Il sistema adottato per eleggere il consiglio è di tipo proporzionale. Il 60% è, invece, la quota di seggi assegnata come premio di maggioranza al gruppo di liste a sostegno del candidato sindaco risultato eletto. La ripartizione interna alle liste vincitrici avviene sulla base dei voti ottenuti al primo turno. Dopo aver definito il numero di seggi spettanti alle liste collegate al sindaco vincitore, si procede attribuendo proporzionalmente i rimanenti seggi alle altre liste. Soglia di sbarramento fissata al 3% al primo turno.