di LAURA NASALI
URBINO – Camminando per via Mazzini capita di imbattersi in una piccola bottega buia, non l’unica. Avvicinandosi al civico 35 però si possono intravedere dipinti, tavolozze di colori e qualche foglio sparso per la stanza. Niente insegna. Solo una foto sulla locandina appesa con il nastro adesivo alla vetrina impolverata. È quella di Mario Bernardi, era un artigiano piuttosto noto in città.
“Alla morte di mio zio (negli anni ’90 ndr) abbiamo pensato di poterla mettere a disposizione di tutti gli studenti di Urbino per farne uno spazio in cui potersi esprimere artisticamente – racconta Alberta Rossi, proprietaria con i cugini della bottega – In questi anni Filippo, uno studente dell’accademia, ha usato il negozio per dipingere. I quadri che si vedono da fuori sono le sue opere. A breve andrà via e mi piacerebbe che continuasse ad essere uno spazio no profit per gli studenti”.
Alberta non chiede un affitto, ma solo che lo spazio continui a vivere della creatività dei giovani.
La storia
Era la metà degli anni ’30 quando il negozio aprì in citta, diventando presto una rivendita per calzolai piuttosto stimata. “Alla morte di suo padre, mio zio Mario ereditò l’attività, nonostante i suoi piani di vita fossero altri. Negli anni però ha deciso di investire anche in qualcosa di diverso. Piano piano è diventato un artigiano della pelle” spiega la signora Rossi.
Iniziò da dei piccoli accomodamenti l’artigiano di via Mazzini, per poi arrivare a produrre cinture e vestiario in pelle con l’aiuto di una sarta. Fra gli anni ’70 e ’80, quando via Mazzini era ancora una strada vissuta, la bottega di Mario andava bene, arrivavano clienti anche dai dintorni per vedere e comprare i suoi lavori.
“Mio zio ha lavorato tutta la vita, è andato in pensione molto tardi intorno ai 75 anni. Era un uomo molto curioso, adorava quando i clienti rimanevano con lui per guardarlo lavorare, gli piaceva l’idea che potessero imparare qualcosa di nuovo” continua commossa la nipote.
Con l’arrivo della pensione e alla morte dell’artigiano la bottega rimase chiusa per qualche anno, sospesa nel tempo.
Uno spazio per l’arte e i giovani
Dopo essere stata affittata per un periodo ad una delle prime agenzie immobiliari che si affacciavano ad Urbino, il fratello di Mario, Guido Bernardi, volle trasformare quello spazio in un luogo culturale in memoria dell’artigiano e della sua passione per l’arte.
“L’idea di mio zio Guido era quella di far diventare il negozio un luogo no profit dove esporre i lavori dei ragazzi, per la presentazione di un libro ad esempio o per alcuni incontri culturali. È un modo per ricordare suo fratello che ha dedicato tutta la sua vita a quella bottega – dice Alberta Rossi- La mia speranza è davvero che questo spazio continui ad essere un luogo in cui possa crescere l’arte degli studenti di Urbino, ma ci vuole tempo e impegno”.
In una strada sempre più vuota, dove le serrande si abbassano ogni giorno di più, la bottega di Mario rimane una speranza, una luce dove far crescere la cultura partendo dalle opere e dalle idee dei più giovani, dalle loro ambizioni e dalla loro arte.