Fgcult 2024 – La retorica, un’arte che fa fiorire. Trupia: “Valorizza le donne ed esalta la personalità”

di CARLA IALENTI e MARTINA TOMAT

URBINO – “La retorica è il sale della parola, quell’ingrediente capace di fare la differenza, di dare gambe e respiro ai nostri pensieri. Aiuta le donne a non sminuirsi”, spiega Flavia Trupia, docente e fondatrice del primo sito italiano di retorica (perlaretorica.it), ospite a Urbino il 4 ottobre del Festival del giornalismo culturale.

Risponde alle domande del Ducato mentre è in treno, diretta a uno dei convegni che da anni scandiscono le sue giornate. Nonostante la linea telefonica ogni tanto s’interrompa, il suo discorso fila senza intoppi. Solo alla domanda sul motivo che l’ha spinta ad approfondire il mondo della retorica ha un momento di esitazione. Eppure, anche quella pausa non suona vuota ma piena di emozioni: “Quando studiavo mi ero detta che mai e poi mai avrei parlato in pubblico, poi mi è capitato di dare lezioni. Lì ho vissuto per la prima volta il momento dell’istrione, quello in cui si entra in comunione con le persone a cui ci si rivolge”. Aveva 26 anni ed era in preda al panico, racconta. Entrata in aula, se ne è fregata del giudizio concentrandosi solo sulle persone. L’incantesimo, all’improvviso, è iniziato.

La retorica da quel giorno non ha mai lasciato Flavia Trupia: “Anche se ancora oggi sempre mi mancano le parole. Non nel discorso orale ma in quello scritto che mi preparo: questo perché cerco un linguaggio comune, ordinario ma preciso”. Le parole inaccessibili, che creano barriere, la indispongono: “Mi fa ridere quando usiamo espressioni per farci notare, il ‘fighettese’ mi fa incavolare”. E aggiunge: “Preferisco ‘appuntamento’ a ‘slot’, ‘persuasione’ a ‘influenza’”.

Un’arte che libera e valorizza le donne

Una cura nella ricerca presente anche nel titolo del suo ultimo libro – Viva la retorica sempre! (Piemme) – : “Una parodia, per creare l’effetto memorizzazione”. Riprende il famoso motto del Che “Hasta la victoria siempre!” per imprimere nella mente del lettore il titolo con uno slogan “che tutti sanno”. In questo testo Flavia spiega che quella che molti considerano come l’arte dei discorsi manipolatori, è invece anche uno strumento utile ad acquisire autorevolezza. “Servirebbe in dose massiccia soprattutto alle donne, per esprimere il proprio punto di vista in una società non pienamente democratica. Alcune rinunciano a parlare in pubblico, ma restare dietro le quinte non aiuta. A frenare può essere la pressione estetica, il timore di esporre il proprio corpo al giudizio altrui”.

A volte, invece “si evita l’invettiva perché nella nostra cultura la donna arrabbiata è considerata brutta”. Ricorda Greta Thunberg che al summit sul clima delle Nazioni Unite, rossa in volto, urlò ai grandi leader politici: “Voi avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre vuote parole”. Isterica? No, “Coraggiosa, perché a soli 16 anni sdoganò il tabù della donna arrabbiata”.

La spontaneità costruita e l’esempio di Michelle Obama

Non che si debba parlare d’istinto. Anzi, generalmente è meglio studiare parole, toni e anche gesti: “È importante curare pure i movimenti del corpo, bisognerebbe crearsi una vera e propria coreografia. In Italia c’è l’idea romantica che il discorso preparato perda spontaneità. Non è vero: la spontaneità costruita è quella più efficace”. E qui l’esempio è l’ex first lady Michelle Obama: “Quando parlava a braccio veniva liquidata come la solita nera arrabbiata, poi assunse come speechwriter Sarah Hurwitz e tutto cambiò, la conosceva così bene da riuscire a esaltare la sua personalità”.

“La retorica, infatti, ha dei tratti comuni validi per chiunque come la necessità di strutturare un discorso o di guardare negli occhi l’interlocutore, ma poi punta a valorizzare le peculiarità di ognuno”. La diversità è un valore aggiunto perché, conclude Trupia: “Non dobbiamo dimenticare che i grandi oratori ci piacciono proprio perché sono unici”.

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