Notte dei ricercatori: prima volta per l’Uniurb. Adulti e bimbi imparano giocando

CARLA IALENTI

URBINO – Il cortile del Collegio Raffaello è gremito di bambini: alcuni guardano come si propagano le onde gravitazionali, altri indossano occhiali 3D per osservare gli strati della Terra. È la scienza la materia che incuriosisce di più i bimbi, soprattutto, perché, grazie alla tecnologia, apprendono giocando.

La notte dei ricercatori è arrivata all’università di Urbino che per la prima volta ha aperto le porte ad adulti e a ai più piccoli con spettacoli, giochi, laboratori e conferenze, il 27 settembre. Obiettivo dell’evento: far conoscere il mondo accademico a tutti e far comprendere l’importanza della ricerca per la società. L’evento ha portato a Urbino oltre 3 mila visitatori ed è stato seguito da più di 400 persone in diretta, ha comunicato l’università.

Imparare giocando: gli occhiali 3D e l’IA

Al primo piano un bambino si arma di scudi coprendo viso e corpo e passa davanti ad uno schermo: eludere l’intelligenza artificiale è un’ardua sfida. Ci prova e ci riprova, lo schermo si colora sempre di rosso, non si sfugge all’IA. Attorno a quel piccolo soldato una cerchia di persone che col fiato sospeso sperano che sia lui ad averla vinta. Nella lotta titanica tra l’uomo e l’intelligenza artificiale alla fine trionfa un bambino. Ma non è una guerra, è un gioco. Non è una vera competizione, è una sfida a fare di più e a fare meglio.

La pensa così anche Mattia Tiboni, ricercatore di Chimica e tecnologia farmaceutiche: “Dobbiamo tenere ben a mente che l’intelligenza artificiale non è umana, quindi non va a sostituire le persone – ricorda – ma è uno strumento che serve per una ricerca più efficiente, efficace e veloce”. L’obiettivo della scienza, quindi, non è trovare un sostituto dell’uomo ma, grazie all’IA “raccogliere dati e giungere a risultati nel minor tempo possibile” conclude Tiboni.

Chissa cosa c’è dentro: gli orsetti gommosi

Lo spettacolo “Con un poco di zucchero la pillola va giù” riesce a catturare l’attenzione degli adulti. “Quanto è difficile assumere farmaci?” chiede agli ascoltatori Tiboni. Sul palco è solo, ma dietro ai risultati delle ricerche che presenta sono tanti i volti, spesso poco noti, che tra microscopi, provette e misuratori trovano soluzioni ai nostri problemi quotidiani. “La stampa 3D può semplificare l’assunzione della pillola” diventando lo zucchero che la manda giù. “In tempi di intelligenza artificiale, computer e smartphone – continua – lo strumento più utilizzato per ricordarsi dell’assunzione è la famosa pilloliera” ironizza il ricercatore.

Ma per superare la sveglia col promemoria e la chiamata di un figlio o di un nipote, “i ricercatori stanno studiando una pillola che contenga tutti i farmaci di cui abbiamo bisogno ogni giorno in un’unica dose. Una singola assunzione al giorno risolverebbe tanti dei nostri problemi” dice. Una pillola che, come una penna a sfera multicolore, contiene tutti i diversi farmaci, distinti in parti di diverso colore.

E se per gli adulti il problema è ricordarsi dell’assunzione, per i più piccoli le complicazioni nascono per il sapore, la forma e la consistenza dei farmaci. Ecco perché “la ricerca farmaceutica ha inventato gli orsacchiotti” per i più piccoli: una comune caramella a forma di orsacchiotto e dalla solita consistenza gommosa che, però, contiene il farmaco. E il gioco è fatto.

“Siamo i medici delle opere d’arte”

Non solo cura del corpo, al Collegio c’è anche un’équipe di “medici delle opere d’arte” come dice la ricercatrice di Conservazione e Restauro che cura il laboratorio universitario. “Noi siamo un po’ come dei medici: facciamo la diagnosi e poi troviamo la cura” spiega.

“Piano piano, con movimenti circolari” dice un altro ricercatore di Restauro ad un bambino che in veste di “piccolo restauratore” indossa una lente d’ingrandimento da testa. “Con delicatezza” come gli suggerisce il suo nuovo maestro, il bimbo restaura un dipinto su tela. L’opera è piccola, sembra quasi adattarsi alle sue dimensioni. E rappresenta un ometto dai capelli neri, proprio come il bambino.


Il direttore Perfetto: “L’anno prossimo i visitatori raddoppieranno”

Una fila di magliette viola occupa il palco. Anche il sindaco, sotto la giacca, la indossa. È il momento di ringraziare tutti i ricercatori dell’università di Urbino e il personale tecnico. Viene invitato a salire sul palco Alessandro Perfetto, direttore generale dell’università. Un po’ sorpreso e spiazzato, si gratta il capo, apre le braccia e guarda i suoi colleghi. Uno di loro con una frase di incoraggiamento – Sii spontaneo! – strappa una risata corale. “Questo è l’anno zero. Se qualcosa quest’anno non è andato bene è tutta colpa mia – dice col sorriso – e l’anno prossimo quel qualcosa andrà bene”. Poi si rivolge al sindaco, entusiasta della riuscita dell’evento. “L’anno prossimo porteremo il doppio delle persone” promette Perfetto.

Sul palco anche Andrea Ricatti, il giovane parroco della parrocchia universitaria, noto per lo spritz analcolico dopo la messa. Indossa anche lui la maglietta viola, il colore dell’Avvento e della Quaresima, oltre al saio, ai sandali e al solito sorriso, lo stesso con cui ha accolto tanti studenti incuriositi dall'”aperimessa”.

Sono 15 le città universitarie che tra il 26 e il 27 settembre hanno partecipato al progetto Sharper (Sharing researchers’ passion for education and rights – Condividere la passione dei ricercatori per l’educazione e i diritti). Oltre a Urbino l’iniziativa è stata accolta da Ancona, Bari, Cagliari, Camerino, Catania, Genova, L’Aquila, Nuoro, Palermo, Pavia, Perugia, Sassari, Terni e Trieste.

Il concerto degli Shampisti

Dopo qualche assaggio di musica nel tardo pomeriggio, alle 22 inizia il concerto degli Shampisti in piazza della Repubblica. “La band nasce come gruppo che fa cover, appunto canzoni da cantare sotto la doccia” come dice Stefano Tomassini in un’intervista del 2021. Il gruppo fa il tutto esaurito. E a mezzanotte, come nelle favole, si torna a casa. Il concerto finisce, ma l’appuntamento notturno coi ricercatori ritornerà tra un anno.

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