di ANDREA BOCCHINI e MARIA CONCETTA VALENTE
URBINO – No alla salute come fonte di profitto. No alla privatizzazione del sistema sanitario pubblico. A favore della tutela della salute mentale, della salvaguardia dell’ambiente e il rifiuto al riarmo globale. E poi l’invito: quello ad Ancona, per scendere in piazza Cavour a ribadire il no al G7 Salute 2024, “una vetrina che non rispecchia la realtà sanitaria del nostro Paese”.
Il forum intergovernativo, che riunisce il Gruppo dei Sette (Italia, Canada, Francia, Germania, Regno Unito, Giappone e Stati Uniti d’America), si terrà nella città dorica dal 9 all’11 ottobre prossimi. E l’appello è partito martedì sera da Urbino, dalla Sala degli Incisori del Collegio Raffaello. La voce è quella di operatori sanitari, associazioni e cittadini urbinati. Ma tra il pubblico (la sala è piena) anche il sindaco di Urbino Maurizio Gambini che alla domanda del Ducato sul perché si trovasse all’incontro, ha risposto: “Sono stato invitato dalla dottoressa Rita Ficarelli (una delle moderatrici) sono argomenti complessi e ho apprezzato l’alta partecipazione”. Ma ci sono anche degli esponenti dell’opposizione, come i consiglieri Federico Scaramucci, Brunella Calcagnini, Lorenzo Ugolini e Alice Amadori.
“G7 una vetrina e la sanità è solo privata”
“La salute è segnata inevitabilmente da un pagamento economico di prestazione da parte della cittadinanza”, spiega Alfredo Rossini, medico dell’ospedale di Urbino. “Il nostro è un rifiuto a concepire la sanità come fonte di profitto – continua -, diciamo no alla privatizzazione del sistema sanitario pubblico”. Non solo. “Parlare di salute implica scontrarsi con delle determinanti politiche e la risposta non può assolutamente essere riduzionista ma presuppone una presa di coscienza collettiva”.
Ma il dito puntato è soprattutto contro la riunione dei ministri della Salute ad Ancona. “Riteniamo che questo G7 sia solo una vetrina che non risponde alla situazione che sta attraversando il nostro Paese e l’Europa”, dice la dottoressa Ficarelli. “Mentre il mondo e l’Italia stanno andando verso una privatizzazione del settore, il G7 si ammanta di una sanità perfetta. Ma questa perfezione è solo per pochi”.
Ospedali in ginocchio
Daniele Pietroni nella sanità ha lavorato “per sei anni, girando fra farmacie per la vendita di protesi”. Pietroni è membro della Rete no G7 salute e denuncia una “situazione molto preoccupante. A Sassocorvaro abbiamo un ospedale che verrà presto mangiato dal privato e quello della sanità è un tema che si collega a tutte le nostre vite”. E sulla riunione dei ministri della Salute ad Ancona aggiunge: “Credo sia fondamentale rispondere a questa vetrina ma non in maniera riformista. La linea è chiara: non si parla con chi fa parte del G7, cioè con chi è causa del problema”. Mentre sul sistema sanitario nazionale, “oramai se non hai i soldi non ti curi più. Piano piano stiamo andando verso una sanità simile a quella americana”.
“Chi lavora dentro gli ospedali vive in un clima di terrore” aggiunge Michele Binotti, della rete Not on my body ed esponente dei centri sociali delle Marche. “I sette grandi Paesi vogliono parlarci del loro modello sanitario ma noi, a questo, dobbiamo opporre il nostro di modello. Mettere al centro il concetto di salute come punto di partenza. Da soli è impossibile ma insieme possiamo far paura”.
Ripartire dai cittadini e dal personale sanitario
Far tornare al centro i pazienti e il personale sanitario, secondo molti “sempre più carente”. Della mancanza di medici si è parlato durante il Consiglio comunale del 30 settembre, quando il consigliere di opposizione Federico Scaramucci ha proposto di introdurre incentivi di residenzialità per attirare nuovi operatori sanitari a Urbino. Proposta bocciata. Il giorno successivo, il vice presidente della Giunta e assessore alla sanità della Regione Marche, Filippo Saltamartini, ha rassicurato in un comunicato che “non c’è nessuna fuga di medici dall’Azienda sanitaria territoriale di Pesaro Urbino, né da Fano né da Urbino” e che anzi, “c’è una valorizzazione di questi professionisti”.
C’è chi però, racconta una realtà diversa, come Rossini: “L’ospedale di Urbino è assolutamente carente di medici, come ormai tutte le strutture sanitarie ospedaliere e territoriali di tutte le Marche e di tutta Italia”. La sua idea è chiara: “Se non si reinveste in maniera massiccia sul personale, questo grande bene comune prima o poi scomparirà e alla fine, soltanto chi avrà possibilità economiche potrà comprare servizi di salute, gli altri si arrangeranno”.