Fgcult 2024 – Moderne in una società arcaica: le donne di Donatella Di Pietrantonio

La vincitrice del Premio Strega 2024 Donatella Di Pietrantonio
Di RAFFAELE DI GAETANI

URBINO – Raccontare le donne, non solo per le donne. Il viso di Donatella Di Pietrantonio, vincitrice del Premio Strega 2024 con L’Età Fragile, suggerisce una personalità dolce e pacata. La sua statura minuta davanti al microfono la fa sembrare piccola. Ma la sua voce si spande nella sala del Trono di Palazzo Ducale quando inizia la sua lectio magistralis “La sceriffa e le altre” nell’ambito del Festival del giornalismo culturale 2024. Le parole entrano sottopelle in silenzio. Parla dei personaggi dei suoi libri e delle donne che, quando non avevano voce, facevano rumore con idee brillanti. Analizza anche il rapporto madre e figlia. Racconta della differenza tra figure femminili vissute in luoghi isolati e in città.

Chi è la sceriffa

Nel suo ultimo libro, premiato con il massimo riconoscimento letterario italiano, Di Pietrantonio racconta di un fatto di cronaca nera avvenuto in Abruzzo nel 1997 quando un uomo ha aggredito tre ragazze in un località di montagna uccidendone due e sparando alla terza che si è riuscita a salvare. La figura su cui la scrittrice si concentra nella lectio è la sceriffa, madre dell’unica sopravvissuta. “In parte l’ho inventata, in parte mi sono ispirata ad altre persone”.

Il romanzo narra, tra gli altri, di due personaggi, la sceriffa e suo marito Osvaldo, che decidono di aprire un campeggio in Abruzzo tra lo scetticismo dei compaesani. Di Pietrantonio spiega: “In questo caso la donna è pioniera del mondo economico, riesce con un’intuizione a creare ricchezza, non solo per lei ma anche per suo marito. È l’anello di congiunzione tra un’economia agropastorale e una moderna imprenditoria”. Ma questo personaggio va oltre. Percepisce anche le potenzialità della ristorazione perché “pensa che i turisti sulla montagna potrebbero moltiplicarsi se gli si desse da mangiare. E si inventa una prima forma di ristorazione con arrosticini e pecorino”.

Nel libro L’Età fragile è chiaro come sia la donna a gestire l’attività. Suo marito la asseconda accettando, pur senza ammetterlo, che è lei la vera imprenditrice. In un mondo in cui le proprietà delle terre sono degli uomini “lei sogna di averne una”. La sceriffa esce dalla logica del patriarcato: “Addirittura a volte andava nel bosco con un uomo diverso dal marito. È troppo libera per non considerare il tradimento come una possibilità”.

Donne superate dal tempo

La vincitrice dell’ultimo premio Strega spiega che le donne dei suoi libri non ha mai avuto “il bisogno di cercarle, si sono presentate spontaneamente. Erano mute e zittite. Scrivendo mi sono ricordata del mondo rurale. Cinquant’anni fa nella provincia italiana le condizioni di vita delle donne erano più arretrare rispetto a quelle di città. Per me è stato naturale mettermi in ascolto di queste madri, zie e donne, che sembravano donne dell’800 e invece erano vivevano negli anni Sessanta”.

Tuttavia, prosegue Di Pietrantonio, vivere in zone remote non è sempre un male: “Io, che mi sono considerata una sfigata da giovane per essere cresciuta in quei posti, con il tempo ho capito di aver avuto l’opportunità di vivere un tempo molto più lungo, di aver recepito persone che erano state superate della modernità. Tra di loro c’era chi era sottoposta al patriarcato, ma anche chi, come la sceriffa, fermentava con i sogni. Loro ci hanno cresciuto con una possibilità diversa”.

Una madre onnipresente

“Mia mamma è frammentata in tutte le donne dei miei libri. Era forte e battagliera. Combatteva sia nei campi che nella stalla ma non per me. Obbediva al suocero padrone e a mio padre. Io però non me la prendevo con loro, ma con lei”.

Una mancanza grande per la scrittrice è stata quella del contatto umano nella quotidianità: “Era una madre quasi infastidita dal contatto in alcuni momenti. Ma alla fine dei conti lei era una vittima. Quando diventò più anziana voleva rimediare il distacco che avevamo avuto quando ero piccola”. Racconta anche un episodio per dare la misura di quanto fosse fragile l’autostima femminile: “Una volta lei ha strusciato la fiancata dell’auto, mio padre non le aveva detto niente ma si era sentita in colpa. Da quel momento ha cominciato a uscire meno perché sentiva di aver osato troppo”.

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