Dengue, la virologa Uniurb: “Il rischio zero non esiste, servono disinfestazioni”, Gambini: “Le stiamo facendo”

di ANNALISA GODI

URBINO – Il focolaio autoctono del virus dengue che nelle ultime settimane è scoppiato a Fano desta preoccupazione anche nelle altre città della provincia. I casi accertati sono 115, a cui si aggiungono 21 sospetti nel Fanese. Mentre a Pesaro venerdì 4 ottobre è stato accertato il primo contagio. “Il rischio di diffusione della malattia non è a zero, neanche per Urbino” sostiene Anna Casabianca, docente di virologia e diagnostica virologica e microbiologica dell’Università di Urbino.

“L’importante è fare disinfestazioni e test molecolari per identificare il virus, in particolare se una persona manifesta i sintomi della malattia, così da poter mantenere il focolaio sotto controllo” aggiunge Casabianca.

Per quanto riguarda le parole del virologo Roberto Burioni che definiva il focolaio “fuori controllo”, Casabianca suggerisce cautela: “Non direi che la situazione è fuori controllo, a meno che Burioni non abbia dei dati dell’Istituto superiore di sanità più aggiornati di quelli a nostra disposizione. Certamente non è qualcosa che va sottovalutato”.

Il sindaco Maurizio Gambini – con delega alla Sanità – rassicura: “Le autorità sanitarie non hanno segnalato nessun caso a Urbino, continueremo a monitorare la situazione. Come al solito abbiamo fatto le disinfestazioni preventive sui pozzetti, insieme a quelle più impattanti”.

Disinfestare per prevenire il virus e test molecolari

Il dengue è un arbovirus, ovvero un virus trasmesso attraverso la puntura di vettori come zanzare, zecche e flebotomi. “L’infezione può essere asintomatica, – spiega Casabianca – oppure provocare febbre ma la sua gravità è variabile. A volte si accompagna a sintomi neurologici come il mal di testa, in alcuni casi può arrivare fino all’encefalite”.

Le disinfestazioni risultano come l’unico modo per prevenire la diffusione della malattia, soprattutto in periodi in cui le temperature più alte della media favoriscono il proliferare delle zanzare tigre: un problema sempre più urgente a causa del riscaldamento climatico.

Per poter distinguere il dengue dagli altri arbovirus come West Nile e Zika, è necessario eseguire un test molecolare, tramite cui si ricercano gli acidi nucleici dei virus, attraverso il prelievo di sangue. Fornendo così una diagnosi accurata e tempestiva.

Secondo Casabianca, i test molecolari potrebbero essere analizzati anche nel laboratorio covid della sede distaccata a Fano di biotecnologie dell’Università di Urbino.

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