di RAFFAELE DI GAETANI
URBINO – Brutta notizia per le università italiane: il ministero dell’Università e della ricerca ha diminuito il Fondo per il finanziamento ordinario rispetto al 2023. In un comunicato congiunto, i rettori degli atenei di Marche, Abruzzo e Umbria hanno denunciato il taglio dell’8% a livello nazionale a fronte di un aumento del costo del personale del 4,8%. Tra gli autori del comunicato c’è anche il rettore della Carlo Bo Giorgio Calcagnini.
“L’università è il futuro di questo Paese. Noi possiamo esprimere la nostra voce ma poi ci vuole un governo che sia disposto ad ascoltare e tornare sulle sue decisioni perché un calo rispetto all’anno precedente non si vedeva dal 2015” spiega al Ducato il direttore generale UniUrb Alessandro Perfetto.
Due milioni in meno
Nel 2023 i fondi complessivi destinati alla Carlo Bo sono stati 65 milioni e Perfetto quantifica la riduzione per il suo ateneo “in circa due milioni di euro secondo le previsioni”.
Questa scelta mette in difficoltà il sistema universitario non solo per la minore disponibilità di risorse, ma anche perché gli atenei lo hanno saputo “a esercizio finanziario impostato e quasi finito”. Il rischio, continua Perfetto, è di “tensioni finanziarie e altri problemi come lo svolgimento di attività istituzionali”. Tuttavia UniUrb, almeno per un anno, non ne risentirà perché “fortunatamente ha un bilancio positivo e riuscirà ad attutire il colpo”.
Sos ricerca universitaria
“I rischi sono quelli di una normale azienda. In particolare c’è quello della mancata chiusura del bilancio” da cui deriverebbe la necessità di tagliare le spese. “Alcune di queste, per loro natura, possono essere ridotte mentre altre no. Chi ci rimette è la qualità della ricerca in un Paese in cui questa è finanziata quasi unicamente dalle università” dice il direttore generale della Carlo Bo, che poi aggiunge “a grande linee lo scenario per tenere il bilancio sano è ridurre il turnover delle assunzioni e acquistare meno infrastrutture tecnologiche”.
Appena due anni fa l’Università di Urbino ottenne il riconoscimento di dipartimento d’eccellenza negli studi umanistici ottenendo circa sei milioni di euro di finanziamenti.
Oltre agli effetti diretti sulle università, ce ne sono anche altri: “Se l’ateneo ha delle entrate minori potrà reclutare meno ricercatori e meno strumentazioni da laboratorio. Tutto questo ricade sullo Stato perché ogni euro investito in ricerca nel medio-lungo periodo porta entrate superiori rispetto alle uscite” conclude Perfetto.