Diga di Mercatale, moria di pesci. S’indaga per disastro ambientale dopo lo svuotamento del bacino

di MARIA DESSOLE

URBINO – Domenica sei ottobre sono stati rinvenuti centinaia di pesci morti a valle della diga di Mercatale, svuotata per una manutenzione ordinaria a partire dal tre ottobre. I giorni seguenti una serie di sopralluoghi hanno confermato l’anomalia: la distesa di pesci, un parte dei quali sepolti dal fango, si estendeva per oltre un chilometro lungo le sponde del fiume Foglia.

I pesci sarebbero morti per anossia, mancanza di ossigeno. Così appare dai primi riscontri dell’indagine avviata dai Carabinieri del nucleo forestale di Pesaro e Urbino. Si indaga su una correlazione tra le manovre di svasamento, condotte dal Consorzio di bonifica delle Marche gestore della diga, e la moria di pesci. L’ipotesi sarebbe di disastro ambientale.

Le operazioni di svasamento

Erano tre anni che il consorzio di bonifica delle Marche, l’ente responsabile dell’invaso, non svuotava la diga. La mancata pulizia dell’invaso è da ricondurre in parte alla siccità e in parte alle necessità di Marche Multiservizi, che nel bacino ha un potabilizzatore.

Ma questo ottobre, sulla spinta di un progetto di recupero di capienza degli invasi della Regione Marche, il bacino è stato sfangato, ossia la diga è stata aperta, permettendo ad acqua e detriti di defluire.

Secondo le stime della regione gli “invasi presentano attualmente 1,5 milioni di metri cubi di sedimenti che sottraggono volumetrie all’acqua”. Il “piano operativo” dovrebbe consentire il recupero di un quantitativo idrico che equivale a due mesi di approvvigionamento, “indispensabile per far fronte alle sempre più frequenti stagioni siccitose (…) e per garantire la continuità del servizio essenziale più importante per l’intera comunità” si legge nel comunicato della regione.

Il consorzio ha iniziato le operazioni di svuotamento il tre ottobre, e per tre giorni ha scaricato l’acqua a valle della diga fino allo svuotamento del bacino.

Il lago di Mercatale il sei ottobre 2024,
la foto è stata scattata da una guardia ittica volontaria della Fipsas

Il consorzio di bonifica delle Marche

“Lo scarico è avvenuto lentamente per permettere ai pesci di risalire la corrente” dice l’ingegnere David Taffetani, responsabile dell’operazione di pulizia per il consorzio. La diga di Mercatale, che risale agli anni ’60, è stagionale. Cioè è stata progettata per essere svuotata nel periodo invernale.

“Era interesse del consorzio, della Regione e di Marche Multiservizi che fosse svuotata” specifica l’ingegnere che specifica che le operazioni sarebbero state svolte nel pieno rispetto delle regole. “Come Consorzio di bonifica abbiamo avvisato chi eravamo tenti ad avvisare, quindi la Regione e Marche Multiservizi”.

L’ufficio caccia e pesca

Sulla causa della morte dei pesci non ci sono dubbi secondo il dottor Mauro Zavaldi, il consulente ittiologo della Regione che ha avuto l’incarico di riconoscere le specie di pesci presenti e la causa della morte della fauna ittica, “sono morti per asfissia”.

Secondo l’ittiologo i pesci, che si trovavano in parte nel lago e in parte a valle sul fondo del fiume, investiti dalla piena simulata sarebbero stati sommersi da un’acqua con un’alta percentuale di fango. Molti pesci, sbalzati lontano dagli argini del fiume, momentaneamente ingrossato per lo sversamento, sarebbero rimasti isolati in pozze di fango che poi si sono seccate.


Pesci sepolti nel fango a valle della diga di Mercatale. Foto Fipsas

Il numero di pesci morti non è quantificabile in quanto molti sono stati sepolti dal fango, e ancora non è noto per quanti chilometri si estenda il fenomeno. Da questo dato sarà possibile anche dedurre la pressione dell’acqua in uscita dalla diga.

“Per questo non è possibile stimare la biomassa coinvolta” dice il dottor Zavaldi, che ancora impegnato nel riconoscimento delle specie coinvolte, quasi tutti ciprinidi, non esclude la presenza di specie protette. “In questo caso ci sarebbe una responsabilità ulteriore, che si aggiunge all’ipotesi di disastro ambientale”.

Le segnalazioni

La federazione italiana pesca sportiva e attività subacquee e nuoto pinnato (Fipsas) territoriale ha lamentato una maniera di condurre le operazioni di sversamento diversa dal passato. Dalla Fipsas è partita una delle prime segnalazioni sull’anomala moria e attraverso i canali social il nove ottobre ha anche pubblicato alcune fotografie dei pesci sulla riva del lago di Mercatale, scattate tra il 7 e 6 ottobre.

La segnalazione che però ha fatto partire l’indagine proviene dall’amministrazione di Sassocorvaro – Auditore, “forse dallo stesso sindaco” racconta il tenente colonnello Giuseppe Tedeschi, a capo del nucleo forestale dei Carabinieri.

Testo unico sull’ambiente

Due i nodi fondamentali della vicenda. Uno è legato all’esito delle analisi che l’agenzia regionale per la protezione ambientale delle Marche (Arpam), sta facendo sull’acqua riversata dalla diga.

La legge fissa dei limiti sulla percentuale di fango che l’acqua che deve essere sversata a valle può contenere, fango che sopra una certa soglia diventa nocivo per i pesci. L’ingegner Taffetani ha assicurato che nelle precedenti rilevazioni dell’Arpam nel bacino i livelli erano nella norma.

Il secondo è legato alle modalità in cui lo sfangamento è stato condotto. Questo metodo, il più economico per la pulizia degli indotti, può alterare l’acqua, soffocando la vita acquatica e danneggiando la natura. Anche nel nord delle Marche ci sono stati episodi di disastro ambientale a seguito di sversamento di fango ricorda il tenente colonnello Giuseppe Tedeschi: “è già successo sul versante del Metauro, nella zona di Cagli”. Per la zona di Sassocorvaro, invece, “sarebbe la prima segnalazione di questo genere”.

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