Vendemmia a Urbino: tra siccità di agosto e piogge di settembre, un’annata migliore del 2023

La vendemmia a Urbino tra siccità e forti piogge
di CARLA IALENTI

URBINO – Prima la siccità con temperature record, poi le piogge abbondanti. La vendemmia quest’anno a Urbino e provincia si è conclusa quasi in tutti i vigneti. Ad agosto la raccolta non ha dato i frutti sperati a causa della siccità, ma a settembre molte aziende vitivinicole raccontano al Ducato di aver recuperato grazie alle piogge. Ma tutto sommato l’annata Urbino e provincia è andata meglio del previsto, soprattutto meglio dell’anno scorso. Il 2023, infatti, è stato l’annus horribilis per gli imprenditori del settore a causa della peronospora, una malattia fungina che con il caldo umido ha trovato il clima ideale per prosperare. Il cambiamento climatico che, negli anni, ha anticipato di mesi la vendemmia resta il grande nemico.

Meno uva, ma più zuccherina

“Ci sono state due vendemmie: una ad agosto, con uva piccola e bucce robuste e un buon grado zuccherino. Un’altra a settembre con acini maturati, più grandi e meno zuccherini”. A parlare è Leonardo Cossi, imprenditore dell’azienda vitivinicola di Urbino Tenuta Ca’ Sciampagne. Cossi spiega al Ducato che “ad agosto la siccità ha influito sulla qualità”, perché “più le temperature sono alte più aumenta la fotosintesi, quindi si fissano gli zuccheri”. La quantità, invece, “è aumentata grazie alle piogge”. Rispetto all’anno scorso, quando ” la peronospora, una malattia fungina che colpisce i vigneti, ha fatto grossi danni”, la raccolta è stata più abbondante.

“Il vero problema – però – è il cambiamento climatico”. “In vent’anni il vino è sempre stato diverso” racconta l’imprenditore, la cui azienda lavora “in regime naturale certificato, senza uso di sostanze chimiche”.

E la vendemmia è durata più del solito: “Abbiamo cominciato il 24 agosto e finito il 3 ottobre. Se avessi trovato manodopera avrei potuto iniziare anche il 16 agosto. Di solito iniziamo e finiamo a settembre. Quest’anno la vendemmia, invece, è durata dieci giorni in più”.

“Una buona annata”

Anche Cesare Mariotti, titolare dell’omonima azienda agricola di Montemaggiore al Metauro, ha avuto un’esperienza simile: “Rispetto all’anno scorso la produzione è diminuita del 10% a causa della siccità”. Poi “a settembre gli acini sono maturati grazie alle piogge che non hanno fatto danni” anzi “sono state utili a recuperare in parte i quintali persi”.

“Non ci sono state differenze di qualità tra quest’anno e l’anno scorso”, continua Mariotti, secondo il quale “la vendemmia è durata di più: è iniziata prima ed è finita qualche giorno fa”, più tardi del solito. Ma tutto sommato quella di “quest’anno è stata una buona annata”.

“Vendemmia raddoppiata rispetto al 2023”

È andata ancora meglio all’azienda vitivinicola Lucarelli di Cartoceto
che dal 2014 coltiva in biologico. Il titolare Roberto Lucarelli al Ducato ha lamentato “danni dovuti alla pioggia” ma la vendemmia per la sua azienda è andata meglio rispetto al 2023: “Quest’anno abbiamo raccolto il 50% in più rispetto all’anno scorso”. A parte la sua esperienza, Lucarelli pensa che l’annata sia stata “non buonissima per i danni dovuti alla siccità. Chi ha terreni più freschi come quello tufaceo (il suo caso ndr) o quello in arenaria, più umidi – è riuscito a sopportare la siccità – se hai un terreno argilloso, invece soffri”.

Settembre piovoso: per alcuni “non è bastato”

Ma la pioggia per alcune vigne non è bastata. È il caso della Fattoria Villa Ligi di Stefano Tonelli, che produce vini biologici. Francesco Tonelli, ex titolare (ora l’azienda è in mano al figlio), dice che “la pioggia di settembre è stata moderata” e non è riuscita a far recuperare i quintali di uva persi in “cento giorni di siccità”. Tonelli spiega la diversa reazione delle viti alla mancanza d’acqua e alle alte temperature in base alla loro età. “Le vigne ‘giovani’ hanno reagito male alla siccità, quelle di 40-50 anni sono andate meglio. Infatti senz’acqua la vite assorbe l’acqua dagli acini per sopravvivere e la produzione scompare”.

Tonelli non ha dubbi: il nemico numero uno della vendemmia è il cambiamento climatico. “Il caldo umido favorisce la formazione di funghi. E l’aumento delle temperature sta anticipando sempre di più l’inizio della vendemmia”.

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