di CHIARA RICCIOLINI
URBINO – Vittime di una “caccia alle streghe” che fa paura e costringe all’anonimato. “Per favore, non scrivere i nostri nomi e la città da cui veniamo”, dice M., padre marchigiano di due bambini avuti più di dieci anni fa con la gestazione per altri (Gpa) insieme a P., il suo compagno. M. per la prima volta parla a un giornale in forma anonima. Fino ad ora si sentivano liberi di raccontare la loro storia.
Succede da quando è stata approvata in Senato la legge che dichiara la gestazione per altri “reato universale”. Una definizione che accosta chi fa figli attraverso la maternità surrogata a coloro che commettono crimini di guerra, genocidi, torture, gli altri reati considerati universali dalla legge italiana. Questa è solo una delle conseguenze che le coppie omogenitoriali subiranno con questa legge. Da ora in poi la Gpa sarà punibile anche se un cittadino italiano vi ricorre in uno Stato in cui la pratica è legale. La pena prevista va da tre mesi a due anni, a cui si aggiunge una multa da 600mila euro a un milione di euro.
“Proteggiamo i nostri figli”
M. e P. sono una famiglia marchigiana che sta vivendo con ansia queste settimane. “Prima di questo momento rilasciavamo interviste sulla nostra famiglia a testa alta – dice – ma ora, data l’incertezza su come evolverà questa caccia alle streghe, preferiamo proteggere i nostri figli.”
La sua paura è confermata anche dalla difficile ricerca che la redazione del Ducato ha condotto per trovare testimonianze di famiglie che hanno avuto figli tramite la gestazione per altri. “In questo momento, dalle nostre parti, si sente forte la tendenza a ripiegarsi ciascuno sulla propria famiglia – dicono dall’associazione Famiglie arcobaleno Marche, anche loro chiedono l’anonimato – gli appelli a rilasciare dichiarazioni pubbliche finiscono facilmente senza risposta, forse per un riserbo e un’angoscia legati all’incertezza su cosa aspetta le famiglie colpite”.
Il “reato universale” legale in 65 Paesi
In Italia la maternità surrogata è vietata già dal 2004, con la Legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita. Adesso alla legge sarà integrata la prescrizione che la proibizione riguarda anche se la Gpa è praticata all’estero. La pratica però è legale e regolamentata in sessantacinque Paesi, come Stati Uniti e Canada. Di questi, ventinove prevedono come legittimo l’accesso alla gravidanza per altri sia nella forma solidale che in quella commerciale.
Per questo “il reato universale – dice M. – è solo una definizione folkloristica per parlare alla pancia del Paese. Un paese che non si sa qual è, perché noi qui nelle Marche non abbiamo mai avuto episodi di discriminazione e siamo sempre stati accolti bene da tutti”.
“Vogliono colpire le famiglie arcobaleno”
Statisticamente, la maggior parte delle coppie che ricorre alla gestazione per altri sono eterosessuali. “In Canada e Stati Uniti le coppie gay sono solo il 5% di coloro che ricorrono alla Gpa – dice M. – ma questa è una legge per colpire una minoranza. A una coppia eterosessuale che rientra in Italia dall’estero nessuno verrà a chiedere da dove è arrivato il bambino. Accadrà solo alle coppie come noi”.
L’applicazione della legge appare complicata proprio per il conflitto tra il regolamento italiano e quello dei paesi dove la pratica è legale. L’Italia fa parte dell’area Schengen, per cui una coppia che ha avuto un figlio tramite Gpa in Canada potrebbe rientrare in Italia passando da altri paesi dell’area, come la Germania, dove non è reato. “Cosa farà il governo italiano a quel punto? – domanda M. – chiederà alla polizia di frontiera tedesca di indagare sulla nascita di un bambino perfettamente legittimo?”.
La legge ha subito sortito un potere deterrente per le coppie che erano in procinto di avviare le pratiche per la gestazione per altri all’estero. “Sono in contatto con alcune coppie – dice M. – che sono preoccupate, io li incoraggio ad andare avanti, ma non è facile”. I genitori hanno anche paura “per lo stigma che potrebbero subire i loro figli”.
L’incredulità delle madri surrogate
M. e P. hanno mantenuto i contatti con le madri surrogate dei loro figli, che hanno portato la gravidanza su base volontaria, senza un compenso e con la sola copertura delle spese sanitarie da parte dei due italiani. “Siamo andati a trovarle questa estate, – racconta M. -. Queste donne dall’estero vivono con incredulità tutta questa situazione che si è creata in Italia, per loro è impensabile, si fa fatica proprio a spiegarglielo”.