di MARIA SELENE CLEMENTE
URBINO – Dalla straordinaria campagna elettorale americana di Barak Obama nel 2008 ai toni, spesso aggressivi e caratterizzati da attacchi personali, dell’attuale corsa alle presidenziali di Donald Trump e Kamala Harris. Enzo Miglino, giornalista ex allievo dell’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino, quella storica campagna del 2008 l’ha seguita come producer Rai. Durante quella esperienza Miglino ricorda di essere entrato nell’America profonda, “quella lontana dalle metropoli più note, ‘esagerata’ ma vera”.
Hai seguito la corsa elettorale di Obama nel 2008, che campagna è stata?
“Una campagna di rottura con il passato, per la presenza di Barack Obama. Obama è riuscito a mobilitare giovani prima lontani dalla politica, a raccogliere milioni di dollari con le micro donazioni, in passato quasi sconosciute, e a far sognare strati della popolazione sfiduciati”.
Deve essere stata anche una importante esperienza professionale…
“È stata l’esperienza della vita. All’epoca lavoravo come producer per la sede Rai di New York e giravo l’America per raccogliere storie per Gerardo Greco, allora corrispondente del Tg2. Il Mississippi con i problemi del razzismo, l’Ohio con la crisi del settore immobiliare. Potrei raccontarti tanti aneddoti, ti dico quello più “folle”: eravamo a Detroit, capitale del settore automobilistico in crisi profonda. Erano gli anni dell’acquisizione di Chrysler da parte dell’allora Fiat. Un pastore evangelico durante una funzione fece arrivare dei Suv sull’altare per benedirli, tra canti e preghiere. Ecco, questa è l’America profonda, quella lontana dalle metropoli più note, “esagerata” ma vera”.
Quali parallelismi e quali divergenze metteresti in evidenza rispetto alla situazione attuale?
“Come parallelismo mi vengono in mente i due tratti storici delle campagne americane: i milioni e milioni di dollari che si spendono, raccolti grazie a lobby, multinazionali etc. E la polarizzazione: in america ci sono due grandi partiti e le campagne servono ad esasperare le differenze per distinguersi dall’altro. Tutto bianco o nero, sei con me o contro di me, non c’è molto spazio per le sfumature presenti nella società. Le divergenze ruotano intorno alla figura di Trump, che incattivisce il dibattito, porta lo scontro verso l’aggressione dell’avversario, usa l’insulto personale. Anche nel 2008, con Obama vs. McCain, c’era la caccia all’aspetto oscuro della vita dei candidati. Ma i due si stimavano e rispettavano. Trump la butta in rissa, ed è diverso”.
Le elezioni americane possono avere un impatto anche in una piccola realtà come Urbino?
“Devo rispondere con una battuta. Se vince Trump la politica del protezionismo renderà più difficile il successo della “crescia e caciotta” nel mercato Usa. Se vince Harris ci sarà maggiore attenzione per i diritti delle donne e anche per voi giovani giornaliste urbinate sarà più facile andare a lavorare nei grandi network americani!”.