Usa 2024, da Fratte rosa all’incontro con Chaplin a New York, i cent’anni d’America della famiglia Baldelli

La famiglia Baldelli e i parenti americani davanti al Duomo di Urbino
di CRISTINA R.CIRRI e RAFFAELE DI GAETANI

URBINO – Lasciare la propria casa e partire per cercare fortuna altrove. Abbandonare le abitudini quotidiane e i luoghi del cuore. All’inizio del 900 la speranze di futuro di molti italiani erano aggrappate a uno slogan pubblicitario delle navi in partenza per gli Stati Uniti, “Venite in America che abbiamo l’oro”. Per andarci, bisognava affrontare un viaggio in mare lungo tra i 20 e i 30 giorni. Ed è così che iniziava la nuova vita americana di tanti migranti all’inizio del secolo scorso.

Tra loro c’erano molti marchigiani come Giovanni Baldelli, di Fratte Rosa, vicino a Fossombrone. La nipote Giovanna Baldelli, ex dipendente Eni di 66 anni, che sulla sua storia ha scritto un libro dal titolo L’altra parte di noi storie di migranti, racconta al Ducato del nonno partito nel 1909 a 11 anni con la sua famiglia per vivere il suo sogno americano.

Giovanni ritornò nelle Marche intorno al 1920 (non c’è data certa), ma senza una parte della famiglia. Le sue due sorelle, infatti, rimasero a Milton, nel Massachusetts. Fu proprio questa scelta a permettere di creare un legame forte e indissolubile tra la famiglia Baldelli e l’America. Rapporto ancora vivo grazie a Giovanna, che continua a sentire e frequentare i parenti d’oltreoceano che si considerano dei veri Marchigiani, trascorrono spesso le loro vacanze qui e hanno la doppia cittadinanza.

Dalle difficoltà all’incontro con Chaplin

Giovanna racconta i problemi vissuti dalla famiglia del bisnonno Primo nel periodo iniziale. L’uomo era infatti partito da solo, lasciando la moglie e i tre figli, Giovanni, Quirina e Videlma, in Italia: “Aveva parenti a Milton, un sobborgo di Boston. Lui lavorava in un’industria tessile. Dopo pochi mesi è stato raggiunto dal resto della famiglia”. Ma le difficoltà di quel periodo non mancano, complice anche il “fortissimo” razzismo verso gli italiani.

Una volta cresciuto, nonno Giovanni cambiò diversi lavori. Da Milton, dove era impiegato nell’industria del tabacco, andò a Yonker, a nord di New York, per fare il cameriere. E da lì si trasferì nella Grande Mela. Organizzava incontri di boxe per arrotondare al Madison Square Garden. “Ed è lavorando qui – racconta Giovanna con soddisfazione – che conosce personaggi famosi come Charlie Chaplin, Armando Caruso e altre persone rinomate all’epoca”.

Il ristorante del Park Inn Hotel dove lavorava Giovanni Baldelli a Yonkers, a nord di NewYork

Marche a stelle e strisce

Passano 10 anni. Intorno al 1920 il nonno torna nelle Marche con i genitori, ma senza le sorelle. Quirina e Videlma, sposatesi in America con dei marchigiani, non torneranno più in Italia. Giovanna spiega che dopo la morte del nonno i rapporti tra le due famiglie si interrompono, ma una chiamata ricevuta a metà degli Anni 70 cambia tutto: “Era il nipote di una delle sorelle di mio nonno, Antony. Siamo partiti io e mio padre per andarli a incontrare a Roma. Sono venuti con noi a Fratte Rosa e sono stati un po’ di giorni. Dopo quell’episodio, abbiamo cominciato a coltivare il rapporto e sentirci. Adesso vengono spesso a trovarci e vogliono comprare pure casa qui”.

Quando i parenti americani di Giovanna vengono in vacanza nelle Marche la città urbinate è una delle mete da visitare: “Amano il nostro mangiare e la nostra cultura, il Palazzo Ducale e la Casa di Raffaello e tutte le varie dinamiche rinascimentali: vengono a cercare la storia. La cosa però che apprezzano di più sono le nostre colline e i nostri panorami”.

L’Italia nel cuore

Elizabeth Allegrezza,41 anni, nipote italo-americana di Giovanna, ha raccontato al Ducato: “Ho sempre sentito un forte legame con le mie radici italiane, motivo per cui ho scelto di frequentare l’università in Italia. Mi sento particolarmente legata alle Marche, soprattutto dopo aver viaggiato lì negli ultimi sette anni e avervi trascorso le vacanze estive con la mia famiglia”.

A Milford, sempre nei pressi di Boston, la sua famiglia fa parte di un club marchigiano: per la giovane, è un modo per continuare a stare in contatto con le sue radici. Il suo amore per l’Italia l’ha portata a diventare docente di lingua Italiana in una scuola pubblica del Massachusetts: “Ho il piacere di condividere ogni anno la cultura e la lingua italiana con i miei studenti. Molti di loro sono italo-americani, e sono entusiasta di aiutarli a scoprire di più sulle loro origini e il loro patrimonio culturale”.

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