Di ANDREA BOCCHINI e MARIA CONCETTA VALENTE
URBINO – Coppette e tamponi mestruali a prezzi agevolati. Ma anche una nursery room (stanza per l’allattamento) all’interno del polo scientifico-didattico Paolo Volponi. Due iniziative mai proposte da nessun’altra università italiana e che si inseriscono all’interno del progetto “Ciclo sostenibile”, presentato questa mattina, nell’Aula magna del Rettorato, dall’Università degli studi di Urbino Carlo Bo. L’obiettivo? Contribuire a ridurre l’impatto ambientale causato dai dispositivi “usa e getta” e contenere i costi derivanti dal loro acquisto. Ma anche puntare al rafforzamento delle politiche sulle pari opportunità.
Il progetto
“Siamo il primo tra gli atenei italiani a proporre un’iniziativa del genere”, dice entusiasta Elena Viganò, prorettrice alla Sostenibilità e valorizzazione delle differenze. “Alla distribuzione di questi dispositivi ecosostenibili – continua – si affianca anche l’apertura di una sala per l’allattamento per rispondere alle richieste delle nostre studentesse”. In entrambi i casi, l’Uniurb lancia “un’iniziativa che possa essere riproposta anche a livello nazionale e da altri stakeholders”, spiega Viganò. L’invito, dunque, è quello di “copiarci”. La speranza è che un ragionamento di questo tipo diventi “più ampio” e alla “sostenibilità economica si leghi anche quella ambientale e la cura per se stessi”.
Un progetto che racchiude “tante sfide” – sottolinea Laura Chiarantini, delegata alle pari opportunità dell’università – ma che parte dalla distribuzione di un questionario, già arrivato nelle caselle di posta elettronica delle studentesse, e che “serve per capire quali siano le metodologie utilizzate fino a oggi e cosa stimoli le nuove studentesse a partecipare”. L’idea è “affrontare il tema delle mestruazioni diversamente in modo da capire come incoraggiare le studentesse a fare scelte consapevoli per farle sentire più a loro agio”, aggiunge Chiarantini.
Tempistiche e costi
Quattro le farmacia coinvolte, “tre di Urbino e una di Fano”, spiega Viganò. Mentre sulle tempistiche, “il progetto è stato lanciato questa settimana con l’invio delle mail (il questionario, ndr) – continua – entro il 17 novembre prossimo si prenoteranno i dispositivi (coppette e tamponi) e la distribuzione si dovrà chiudere entro la fine dell’anno (31 dicembre 2024)”. Poi a conclusione dei lavori, “tireremo le somme stendendo una relazione conclusiva entro il 30 giugno 2025”.
Il progetto è attualmente in fase iniziale e prevede la distribuzione dei dispositivi a un massimo di 500 studentesse. Non solo. “Ci sarà la possibilità di scegliere la tipologia preferita di coppetta e andarla a ritirare direttamente nella farmacia prescelta al costo di cinque euro – aggiunge Chiarantini – si tratta di un prezzo molto agevolato a fronte di un costo reale che oscilla tra i 25 e i 28 euro”. La differenza “è messa di tasca sua dall’ateneo”.
La nursery room
E la stanza per allattare? “È stata aperta da poco e si trova all’interno del polo didattico-scientifico Paolo Volponi”, spiega Raffaella Sarti, presidente del Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità. “Si tratta di un primo spazio che ha però già trovato un buono riscontro da parte delle studentesse che possono farne richiesta”. La genitorialità è un tema che l’Uniurb sta cercando di affrontare con attenzione: “Sono necessarie delle misure per cercare di facilitare chi decida di avere un bambino o una bambina, uomini e donne, senza che sia costretto a perdere le lezioni”, conclude Sarti. “Questo spazio è una prima risposta concreta da parte dell’ateneo”.
L’utilizzo dei dispositivi
Applausi all’iniziativa anche da parte della dottoressa Gabriella Frattini, medica specialista in ginecologia ostetricia e vice presidente dell’Associazione italiana donne medico (Aidm). “Voglio fare i complimenti all’Università di Urbino: non è da tutti proporre un progetto del genere che riesca a rispondere alle problematiche quotidiane delle studentesse”. Poi il focus viene spostato sull’utilizzo della coppetta mestruale, “un piccolo strumento che rappresenta una valida alternativa eco-sostenibile ai classici assorbenti – continua Frattini -, sono fatte di silicone medico e sono per questo flessibili e poco fastidiose”. Importante, però, sono “le norme igieniche da seguire”: “Occorre lavare bene le mani tutte le volte che si utilizzano questi dispositivi – sottolinea la dottoressa – ed è bene sterilizzarla facendola bollire in acqua”. Mentre è “sconsigliato usarla subito dopo il parto”.
La voce delle studentesse
Una partecipazione contenuta, quella delle studentesse, alla presentazione dell’iniziativa. “Penso che sia un’iniziativa molto importante e utile soprattutto per sensibilizzare le studentesse della nostra Università. Aderirò sicuramente”, dice entusiasta al Ducato Sabina, 19 anni, iscritta al primo anno di Economia. “Al momento non utilizzo la coppetta mestruale ma penso che la adotterò sicuramente soprattutto perché, grazie a questo progetto, si potrà acquistarla a un prezzo super agevolato”, aggiunge Zoe, 20 anni, iscritta al secondo anno di Psicologia.