Di CHIARA RICCIOLINI
URBINO – Sono numeri sconfortanti quelli sulle pensioni di vecchiaia nel 2023 nella provincia di Pesaro e Urbino: le donne ricevono mediamente il 31,93% in meno degli uomini. Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio statistico dell’INPS, sono state erogate 44.231 pensioni di vecchiaia agli uomini e 36.606 alle donne. Tuttavia l’importo complessivo annuo per gli uomini ha raggiunto i 966 milioni di euro, contro i 544 milioni per le donne.
Una disparità strutturale
Le ragioni di questo divario trovano radici profonde, nel ruolo centrale che le donne ancora ricoprono nell’accudimento di bambini e anziani della famiglia e nelle carenze del territorio, che non offre un adeguato sostegno per sgravare il sesso femminile dal peso esclusivo del lavoro di cura. “Il lavoro che le donne svolgono in Italia è prevalentemente discontinuo e part time”, spiega Lilli Gargamelli, segretaria di Spi Cgil di Pesaro e Urbino. “A loro sono destinate principalmente le attività di cura e quelle lavorative meno retribuite. In provincia, abbiamo pochissime donne dirigenti, salvo eccezioni nella scuola. Questo perché la scuola consente di conciliare meglio le ore di lavoro con la cura dei figli o dei genitori”.
Le interruzioni di carriera, la scelta del part-time e il minore accesso a ruoli dirigenziali contribuiscono a una disparità salariale durante la vita lavorativa, che si riflette inevitabilmente sulle pensioni. “Per il futuro – continua Gargamelli – mi auguro migliori condizioni occupazionali, ma attualmente il lavoro resta precario e discontinuo. La cura dei figli e degli anziani grava ancora quasi esclusivamente sulle donne”.
La mancanza di infrastrutture
Un altro fattore cruciale, secondo Brunella Spaccazocchi, responsabile
del Patronato Inca Cgil Pesaro e Urbino, è la carenza di servizi sul territorio. “Le donne spesso scelgono il part-time e versano meno contributi. Dopo la maternità, molte chiedono le dimissioni e accedono alla disoccupazione. Ancora oggi preferiscono lasciare il lavoro per seguire la famiglia, perché mancano infrastrutture adeguate che permettano di conciliare i due aspetti”, spiega.
Un divario nazionale
Le disparità pensionistiche sono una piaga che colpisce tutta Italia da Nord a Sud. Nel 2023 il sistema pensionistico italiano ha visto un aumento sia delle prestazioni (+0,6% rispetto al 2022) che della spesa totale (+7,7%), per un totale di 347 miliardi di euro. Le differenze non sono solo di genere ma anche territoriali: le regioni del Nord concentrano quasi il 48% delle pensioni e registrano importi medi più alti rispetto al Sud e alle Isole.
La disparità pensionistica di genere di una provincia del centro Italia, è spia quindi delle enormi disuguaglianze sociali che ancora caratterizzano l’Italia. È il segnale di un Paese diviso non solo tra aree ricche e povere, ma anche tra chi, nascendo uomo, ha accesso a opportunità lavorative continue e senza ostacoli, e chi, nascendo donna, si trova spesso costretta a interrompere la propria carriera nei momenti cruciali per dedicarsi alla cura della famiglia.