di LAURA NASALI, MARTINA TOMAT e MARIA CONCETTA VALENTE
URBINO – Oltre due ore di vuoto. È il gap tra l’uscita di casa di Riccardo Branchini e il momento in cui il custode della diga della Gola del Furlo sente il rumore dello sbattere di una portiera. Cosa ha fatto il diciannovenne di Acqualagna in quel lasso di tempo? È solo uno dei misteri che avvolgono la sua scomparsa, avvenuta nella notte tra il 12 e il 13 ottobre. Intanto si è cercato di ricostruire le tappe di Riccardo nelle giornate di venerdì 11 e sabato 12. Dalla felicità del venerdì, quando il ragazzo va a prendere alla stazione di Pesaro l’amico del cuore Davide, al nervosismo che scandisce l’ultima parte del sabato sera trascorso con la sua compagnia ad Urbino.
Un gap di due ore
Un punto fermo della vicenda è che poco dopo mezzanotte Riccardo, come accertano le telecamere di un’abitazione vicina, esce di casa con la Lancia Ypsilon della madre. Il giorno dopo l’auto verrà ritrovata nei pressi della diga della Gola del Furlo. “Al suo interno il portafoglio con i documenti, il cellulare e alcuni vestiti, scarpe comprese. All’appello mancano solo l’intimo e gli occhiali”, spiega l’avvocata Elena Fabbri. L’ultima a sentire Riccardo è la madre: “Quando è già uscito di casa, a 00:25 riceve un messaggio dalla mamma che si trova dal compagno a Fano. Gli domanda se la nonna sta bene. Lui è di poche parole ma la tranquillizza con un ‘sì sì’”. Poi di Riccardo si perdono le tracce.
Ma è possibile che alla diga arrivi solo due ore più tardi. Cosa ha fatto in quel lasso di tempo? “Il guardiano della diga sembra aver sentito il rumore di una portiera soltanto due ore e mezza dopo, mentre siamo a conoscenza del fatto che Riccardo è uscito di casa a 00:15. Nel giro di pochi minuti potrebbe aver raggiunto quella diga, sembrerebbe che l’auto di Riccardo – perché non si ha contezza di altre auto della zona – abbia sbattuto la portiera soltanto alle 02:30 di notte”. A raccontarlo al Ducato è ancora la legale Fabbri che ripercorre con noi anche gli ultimi movimenti di Riccardo, a partire dalla giornata dall’11 ottobre.
Dalla sera del venerdì
“Riccardo quel venerdì, come riferisce la madre, è molto contento: va a prendere alla stazione dei treni l’amico del cuore Davide. Lui studia a Bologna e hanno quindi meno occasioni di vedersi rispetto al passato”, racconta la legale. Trascorrono la serata insieme a chiacchierare, tutto è tranquillo. “Il giorno dopo, dalla casa del compagno della madre a Fano, dove si trovavano, si recano a Urbino. Riccardo fa la donazione del sangue”. Aveva già programmato di farlo e non era la prima volta, come dimostra una foto condivisa dal profilo Avis di Acqualagna il 14 giugno 2023.
“Mangiano insieme al ristorante Greco. Procede tutto abbastanza bene, è sereno. Poi, mano a mano, li raggiungono gli amici della compagnia e cenano allo street food”. È proprio nell’ultimo scampolo di serata che qualcosa nel ragazzo sembra cambiare: “Quando arrivano gli altri amici Riccardo sembra essere più agitato, turbato, ma non si conoscono le ragioni. Chiede di rientrare prima a casa, forse per la stanchezza dettata dall’aver donato il sangue o forse per qualche altro pensiero che aveva in testa di cui non siamo a conoscenza”. Non era insolito per lui chiudersi in se stesso, come hanno più volte raccontato gli amici.
Sabato sera: il rientro a casa
“Rincasa con Matteo e Alice, è scocciato. Una volta a casa ricorda a Davide che deve andare a riprendersi il borsone”. Lì Riccardo incontra la nonna Osvalda a cui è molto legato. Sta guardando la televisione: “Le dice di non entrare nella sua stanza perché deve parlare con gli amici al computer. Una richiesta insolita. La signora racconta che era molto agitato. Ora quel pc è sotto sequestro: c’è il segreto istruttorio e non si può sapere nulla a riguardo”. Verso le 23:30 la nonna va a dormire: “A mezzanotte torna Davide e gli restituisce il borsone in cui l’amico in seguito troverà il pacco di fiammiferi Guitar di provenienza dalle Filippine e un angolo di foglio A4 con la scritta ‘buona vita’. Secondo l’analisi di una grafologa la scrittura dovrebbe essere di Riccardo”. Davide lo trova nel weekend quando torna a Bologna. “È di 25 anni prima e l’amico non esclude che i fiammiferi possano appartenere al proprietario precedente. Questo borsone non è oggetto di sequestro”. Passa un quarto d’ora e Riccardo si allontana in auto: “Un’altra particolarità è che si è cambiato, quando esce non indossa più la maglia rossa che aveva a Urbino”.
Domenica mattina la nonna Osvalda non lo sveglia, Riccardo le aveva chiesto di lasciarlo dormire. Della sua assenza si accorge solo alle 13:00, quando lo chiama per il pranzo. Ma il ragazzo in camera non c’è e nel cortile manca anche l’auto. Nella sua stanza solo una lettera, il cui contenuto “è coperto da segreto istruttorio”. Un elemento che farebbe pensare a un gesto estremo, ma la speranza della famiglia è che si tratti di un depistaggio.
L’ipotesi depistaggio e i ricordi felici di papà Tommaso
“Sono contento se mi fai sapere che stai bene. Puoi continuare a fare quello che fai, nella condizione che tranquillizzi un po’ tutti”. È l’appello di papà Tommaso che si unisce ai tanti già fatti dalla mamma e dagli amici. Molti i ricordi che lo legano al figlio, “difficile carpirne uno in particolare”, racconta il padre al Ducato, con occhi malinconici. Dopo averci pensato su, il flash di quando “da piccolo lo portavo in moto sul serbatoio, sotto casa. Una cosa che sicuramente è piaciuta ad entrambi”. Padre e figlio condividono le passione per la natura, le passeggiate e la pesca.
Insieme giocavano a ping pong e a biliardino e con il nonno anche a scacchi e a dama. “Riccardo era sempre il più bravo”. Nelle parole del papà un ragazzo molto pensante, che usava bene la testa, “un matematico” lo definisce. Caratteristiche che lo fanno sperare in un depistaggio: “Spero che Riccardo abbia fatto intendere una cosa quando in realtà sta facendo altro”. Il riferimento è agli indizi che fanno ipotizzare il peggiore degli epiloghi. “Spero che da 19enne abbia una gran voglia di vivere. Spero che un giorno sarà lui a dircelo”: è l’augurio di papà Tommaso.
L’amico Daniel: “Spero sia all’estero”
La stessa speranza dell’amico di infanzia Daniel che ci ha raccontato di quanto Acqualagna stesse stretta a Riccardo. “Spero davvero che sia scappato all’estero e che stia bene”. Non era la prima volta che il ragazzo usciva di casa senza dire nulla a nessuno. Una situazione simile si era già verificata durante l’interrail: “Era rimasto in contatto telefonico con gli amici ma è stato per un periodo di tempo limitato”, racconta Fabbri.
Di un altro allontanamento parla anche Daniel: “Una volta di notte, durante una tempesta, senza avvertire nessuno era uscito con il motorino per andare alla Testa del Duce”. Per ore non si erano avute notizie del ragazzo. Daniel accenna anche al rapporto di Riccardo con gli amici più stretti, coi quali nell’ultimo periodo aveva avuto delle incomprensioni, come confermato da loro stessi durante il programma Chi l’ha visto?. “Lui mi chiedeva spesso di uscire con il gruppo perché si sentiva a disagio con loro, si sentiva poco considerato e messo da parte. Anche con me negli ultimi mesi era diverso, mi rispondeva a monosillabi e avevo capito che qualcosa non andava. Mi faceva sempre gli auguri di compleanno ma quest’anno si è dimenticato”, conclude l’amico.