Di MARTINA TOMAT
“Vi posso offrire un caffè o altro? Sedetevi e scaldatevi. Scusatemi per la voce, ho preso freddo ieri”. A dirlo al Ducato è Federica Pambianchi che, premurosa, ci accoglie in casa, insieme a nonna Osvalda. La mamma di Riccardo Branchini, il diciannovenne scomparso nella notte tra il 12 e il 13 ottobre, ha un lieve raffreddore preso in questi giorni mentre, sotto la pioggia battente, cercava il figlio. Ma questo è solo l’ultimo dei suoi problemi. Per sensibilizzare le istituzioni a riprendere le ricerche di Riccardo, la cui auto è stata ritrovata nei pressi della diga del Furlo, Federica e altri familiari hanno avviato una raccolta firme sui social. Quasi in 3000 hanno già aderito alla petizione. Una protesta, rimbalzata sui giornali, alla quale la Prefettura risponde indirettamente specificando che il 12 dicembre alla diga ci saranno ulteriori approfondimenti con altre strumentazioni tecniche (rispetto a quelle utilizzate finora, nrd). La madre di Riccardo, oltre alla perlustrazione dell’area con strumenti innovativi, chiede anche l’aiuto della protezione civile, per le ricerche sui sentieri e nelle zone limitrofe alla centrale idroelettrica.
Le ricerche della famiglia
La ricerca al momento Federica la sta compiendo quasi in solitaria e, pur con ingegno, inevitabilmente a tentoni: ad aiutarla solo le quattro sorelle, altri familiari, gli amici e qualche sporadico e generoso volontario. Il gruppo si concentra nella zona montuosa intorno alla diga del Furlo, dove è stata ritrovata la Lancia Ypsilon con cui Riccardo si era allontanato. Un’area impervia, troppo grande per essere setacciata da poche e inesperte persone. Combattiva, Federica si batte perché le ricerche via terra, interrotte troppo presto, continuino: “Ho chiesto l’intervento della protezione civile ma serve un’autorizzazione che ancora non è stata data”. La mamma di Riccardo vorrebbe fare di più e ha la forza anche di rammaricarsi: non sempre riesce a cercare il figlio, questa settimana ha dovuto portare la madre dal dentista, lavorare a scuola. “Ma mercoledì ricomincio – ci spiega -, l’altro giorno abbiamo preso il sentiero che va da sotto la diga fino alla “Testa del Duce”, siamo arrivati fino alla zona dell’arrampicata. Non escludo neanche quell’area che si trova di fronte alla diga: è importante anche cercare vicino alla falesia dove vanno ad arrampicarsi”. La “Testa del Duce” è una delle zone preferite di Riccardo, anche se solo nell’ultimo periodo aveva iniziato a camminare con più frequenza: “Prima era molto pigro, ho provato a fargli fare tanti sport ma senza risultati, lo trovavo sempre in panchina con la scusa del mal di pancia – precisa Federica -, ma nell’ultimo periodo aveva fatto un sentiero con il suo babbo, un sentiero con me, e anche a Dublino (dove si era recato in viaggio studio, ndr) aveva camminato”.
Il focus della madre è anche rivolto alla diga, dopo il no della Prefettura allo svuotamento, la famiglia si è mossa, tramite l’avvocata Elena Fabbri, facendo richiesta di usare strumenti alternativi che permetterebbero di capire se Riccardo è nell’invaso senza togliere l’acqua: “Vogliamo fare un sopralluogo per capire quale strumento tra quelli individuati può essere utilizzato, abbiamo fatto istanza alla prefettura più o meno un mese fa”.
La risposta della Prefettura
La prefetta Emanuela Saveria Greco, proprio alla luce delle richieste della famiglia per il prosieguo delle ricerche, riportate dalla stampa locale, precisa: “Sin dalla scomparsa di Riccardo Branchini, avvenuta nella notte tra il 12 ed il 13 ottobre presso la diga del Furlo, ho tempestivamente attivato il piano provinciale, peraltro ancora operativo, e disposto l’avvio delle ricerche territoriali nei pressi dei luoghi di rinvenimento dell’auto”. Ricerche territoriali svolte “per oltre 10 giorni con un importante dispositivo di uomini e mezzi di tutte le componenti del sistema di protezione civile coordinato dal Comando provinciale dei Vigili del Fuoco, tuttavia, tali ricerche non hanno dato esito e non è emerso alcun elemento riconducibile a Riccardo”.
La settimana prima di sparire
Nella cucina in cui ci troviamo per la chiacchierata c’è anche Ali, la gatta legatissima a Riccardo, manca invece l’albero di Natale. A farcelo notare è proprio Federica: “Che Natale passerò? Voglio almeno sapere se mio figlio è lì, non ho un ceppo su cui piangere. E se invece non fosse lì e fosse vivo possiamo cercarlo altrove, non escludo che possa essere all’estero”. Le parole di mamma Federica sono taglienti, cerca delle risposte e si interroga anche sull’ultimo periodo: “Negli ultimi giorni mangiava meno ed era anche più stanco. Ma pensavo fosse perché era la prima settimana di stage, faceva il tecnico informatico a Mombaroccio, si svegliava presto e rientrava tardi”. Lo conferma la nonna: “Aveva meno appetito. A lui in genere piaceva molto mangiare i miei piatti, soprattutto le tagliatelle. Gliele avrei fatte anche l’ultimo giorno quando mi sono accorta che era sparito”. È gentile più che mai nonna Osvalda e cerca di essere forte nonostante la tristezza: “Se dovesse tornare tra qualche anno ho paura di non esserci più – aggiunge – è sempre stato buono con me, non si è mai arrabbiato, mi manca tantissimo. Mi spiegava le cose e con una carezza mi faceva capire quanto mi voleva bene”. Una carezza che Osvalda mima: rimane nell’aria, riscaldandola con una scia inestinguibile d’affetto.