di MARIA CONCETTA VALENTE
URBINO – Mentre parla, Nina allatta suo figlio Ludovico, di quasi cinque mesi. In sottofondo c’è il suono di un carillon. “Sono costretta a lasciare il lavoro” è la frase che irrompe e stride con la melodia. La sua storia è anche quella di Ramona e di tante altre in una società in cui mamma e papà si sentono spesso abbandonati a sé stessi, senza che lo Stato garantisca loro opportuni servizi di sostegno alla genitorialità. “Non mi sento molto aiutata dal Comune di Urbino”, dice Nina. Al momento ce ne è solo uno di asilo nido – il Tartaruga, da 66 posti – ma entro giugno 2026 dovrebbe sorgerne un altro nella frazione di Canavaccio. Il progetto rientra nei lavori pubblici finanziati dai fondi del Piano di ripresa e resilienza (Pnrr). La somma stanziata per la struttura è di 720 mila euro. Zero quelli spesi finora. Ma l’assessore alle Politiche educative Massimiliano Sirotti assicura che il cantiere inizierà a breve.
Nina al bivio
Nina, urbinate di 29 anni, è diventata mamma a luglio, un mese che considera un po’ sfortunato. La ragione? L’impossibilità di iscrivere Ludovico all’asilo nido comunale. I bambini nati dopo il mese di marzo infatti, non possono rientrare in graduatoria, ma devono aspettare settembre dell’anno successivo. “I conti – dice Nina – non tornano”. Ad aprile la maternità terminerà. E dopo? Il bivio piombato nella sua vita è drastico: “Mio figlio o il lavoro”. “I nonni lavorano e stiamo valutando che io resti a casa – racconta la 29enne – una decisione che ti costringono un po’ a prendere”. Il congedo parentale passerà al 30%, ma se tornasse a lavoro dovrebbe pagare una babysitter a tempo pieno, riducendo comunque lo stipendio alla stessa cifra. “A questo punto me lo cresco io”. Per Nina il nido a Canavaccio non è la soluzione, è troppo distante. Potrà esserlo però per le famiglie che vivono in quella frazione e che portano i propri figli alle scuole di Fossombrone e Fermignano, perché più vicine.
“Clima di preoccupazione, ma sull’edilizia scolastica siamo a buon punto”
Non solo il nido. Il finanziamento da oltre 8 milioni e mezzo del Pnrr è destinato ad altri cinque progetti di edilizia scolastica: la costruzione di una scuola dell’infanzia, lavori di adeguamento sismico per l’Anna Frank di Ca’ Lanciarino e per il Volponi, la mensa della scuola elementare di Gadana e una palestra per quella di Schieti. Finora sono stati spesi meno di due degli otto milioni a disposizione. Nonostante ciò Sirotti e l’assessora alle Infrastrutture sportive Marianna Vetri sostengono di non essere preoccupati. “La nostra volontà è concludere tutto entro i tempi previsti – dicono – sappiamo che il clima generale è di preoccupazione, perché i fondi sono tanti e fare lavori in poco tempo non è mai semplice. Ma da parte nostra, specialmente sull’edilizia scolastica mi sembra che il passo sia buono”, concludono ottimisti.
Ramona e la rete con altre famiglie nella provincia
“Io e mio marito siamo diventati genitori, però”. Inizia così lo sfogo di Ramona, 29enne di Pesaro, sul gruppo Facebook creato da lei “Asili nido, un DIRITTO di cultura e istruzione e non un privilegio”. A seguire una sfilza di esempi che dimostrano le differenze, sostanziali, tra genitorialità maschile e quella femminile, il cui divario aumenta quando non sono garantiti i servizi all’infanzia. “Mio marito ha continuato il suo lavoro, io no. Mio marito non ha diminuito il suo reddito, io sì. Mio marito continua ad accumulare esperienza lavorativa. Io ho imparato i manuali di allattamento, attaccamento sicuro, alimentazione complementare, applicati con successo, ma niente di tutto questo è per il cv”, si legge.
Ramona è diventata mamma di Leo nell’aprile dello scorso anno. Con suo marito Pietro hanno presentato domanda per il nido comunale di Pesaro. Obiettivo: l’inserimento a settembre, quando il bimbo avrebbe compiuto il quinto mese. Il risultato però è stato diverso. Dopo essere rientrati nella graduatoria provvisoria di giugno, ad agosto sono stati espulsi. Come lei, ci sono un centinaio di genitori in provincia, che la donna ha riunito nel gruppo Facebook. I partecipanti si incontrano periodicamente e hanno organizzato nell’ultimo anno due “proteste dei passeggini” nella piazza di Pesaro. La loro è la voce che mette in discussione le aspettative e i modelli tradizionali legati alla genitorialità. È la richiesta allo Stato di non mettere famiglia e carriera su due binari diversi, destinati a non incontrarsi mai.