“Pasolini è il mio tutto”. Dante Ferretti presenta a Urbino il libro “Bellezza imperfetta”

Lo scenografo Dante Ferretti presenta il suo libro Bellezza imperfetta. Io e Pasolini
di MARIA CONCETTA VALENTE e CARLA IALENTI

URBINO – Bastava uno sguardo per capirsi, poche parole e tanta complicità. Eppure, tra di loro non si sono mai dati del tu. Quello tra Dante Ferretti e Pier Paolo Pasolini era un rapporto unico. Era “il mio tutto” per il tre volte premio Oscar alla scenografia. Nonostante le sue origini maceratesi, il maestro Ferretti non era mai stato a Urbino. La prima volta oggi coincide con una grande occasione: la presentazione in anteprima nazionale del suo libro Bellezza Imperfetta. Io e Pasolini, a cura di David Miliozzi. A cinquanta anni dall’omicidio del grande regista, Ferretti ne tratteggia un ritratto inedito. Perché questo titolo? “Lui diceva sempre che la bellezza sta nella sua imperfezione”.

La grande carriera iniziata con un “ciak”

La sala convegni del Giardino d’inverno di Palazzo Ducale è gremita di persone. “Così tante neppure alla prima di un film di Pasolini”, scherza Lella Mazzoli, direttrice dell’Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino, che modera l’evento. Il racconto di Ferretti inizia proprio da Macerata e dal 1944, quando la sua casa venne bombardata dagli inglesi. Allora quello che sarebbe diventato uno dei più grandi scenografi aveva appena 14 mesi. Si salvò dal crollo della casa grazie a un armadio che lo protesse. Estratto dalle macerie, sembra che la sua prima parola sia stata “ciak”, racconta divertito. Un “ciak si gira”, dato alla vita.

Sala convegni del Giardino d’inverno di Palazzo Ducale

Ferretti racconta poi dell’incontro con il cinema. Ci andava tutte le domeniche con la sua famiglia e ne restava affascinato. Cresciuto, ha cominciato ad andarci di nascosto tutti i pomeriggi, rubando, dice, i soldi dalla tasca del papà. “Invece di studiare vedevo in media tre film al giorno – racconta – passando da un cinema all’altro”. L’incontro con lo scultore Umberto Peschi segnò la sua carriera: “Tu dovresti fare lo scenografo”, gli disse. Un sogno per cui valeva la pena studiare e recuperare le insufficienze che aveva. “Alla maturità ho preso il massimo in tutte le materie, tranne ginnastica, non riuscivo proprio a saltare”. Il pubblico ride divertito. Da lì l’Accademia di Belle arti a Roma e l’inizio del suo sogno, “che è realtà” per Ferretti. Più reale di un sogno cosa c’è? “Un altro sogno”, risponde.

Il rapporto con Pasolini

“Lui mi ha inventato, mi ha reso quello che sono e ad amare questo lavoro con tutto me stesso”. Ferretti rivolge a Pasolini parole colme di gratitudine: “Dal maestro ho imparato tantissimo, soprattutto a fare gli errori”. Per lui iniziò a lavorare nel 1964, per il film Il Vangelo secondo Matteo, come assistente di Luigi Scaccianoce. Cinque anni dopo, Pasolini gli affidò la scenografia di Medea. Una collaborazione che legò i due fino all’ultimo film nel 1975, con Salò o le 120 giornate di Sodoma.

Lella Mazzoli e Dante Ferretti

Non solo Pasolini. Nel libro c’è anche Federico Fellini, che dovette aspettare dieci anni per averlo come scenografo. Il premio Oscar parla della storia del cinema mondiale con semplicità e ironia, raccontando qualche aneddoto qua e là. Come quando terminate le riprese di Medea, vide con Pasolini la partita Italia-Germania a casa della Callas a Parigi: “Abbiamo fatto un casino pazzesco”. Un contributo che come dice Mazzoli fa venire voglia di rivedere i suoi film, capendoli ancora di più. La pensa così anche chi al termine della presentazione si avvicina a Ferretti per farsi autografare il libro appena acquistato.


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