di ANNALISA GODI
URBINO – “Mangeresti la pasta fatta con il grano coltivato di fianco a una discarica?” chiede Paride Marchi, uno dei manifestanti del gruppo ambientalista “Marea verde speranza”, durante il sit-in di lunedì 3 febbraio in piazza della Repubblica a Urbino. Una ventina, vestiti con la casacca giallo fluo, tendono uno striscione con la scritta “No all’ecocidio, sì all’energia circolare”, in attesa di entrare al Consiglio comunale dove si sta per discutere un ordine del giorno proprio sulla materia.
I partecipanti al presidio esigono che l’amministrazione comunale urbinate chieda il vincolo paesaggistico per il sito di Riceci, in modo da impedire la realizzazione della discarica. “Vogliamo una risposta decisiva da parte del sindaco Gambini” afferma Massimiliano Casoli, tra gli organizzatori del sit-in e consigliere di minoranza a Petriano. Risposta che poi è arrivata: durante l’assemblea, l’assessora all’urbanistica Giulia Volponi, ha assicurato l’interesse del Comune di Urbino a proteggere Riceci: “Ci siamo espressi con un parere favorevole al vincolo. L’iter di riconoscimento sta procedendo”.
Al centro della polemica ci sono anche i lunghi tempi di attesa che l’approvazione del vincolo paesaggistico sta richiedendo: oltre un anno dalla presentazione dell’istanza da parte del Comune di Petriano. “Al Consiglio comunale di oggi (3 febbraio, ndr) – dice Gianluca Carrabs, consigliere comunale di Avs – presenteremo un’interrogazione per chiedere non solo l’approvazione del vincolo paesaggistico ma anche un’assemblea monotematica per informare i cittadini sullo stato di Riceci, a cui chiediamo partecipi anche l’assessore regionale Stefano Aguzzi“.
Non è la prima volta che viene proposto di realizzare una discarica nel sito di Riceci e il vincolo paesaggistico servirebbe a impedirla: Aurora Srl, azienda riminese che avrebbe dovuto realizzarla, ha fatto ricorso al Tar contro il no della Provincia.
“Il vincolo paesaggistico servirebbe a tutelare un luogo significativo non solo per il passaggio degli uccelli migratori ma anche per le correnti ascensionali, che porterebbero il pulviscolo di un’eventuale discarica a chilometri e chilometri di distanza, a questo si aggiunge la presenza di corsi d’acqua sotterranei” spiega Casoli.
Ma qual è l’alternativa per un territorio che ha bisogno di smaltire i suoi rifiuti e le cui discariche sono in esaurimento? “Dobbiamo puntare alla riduzione dei rifiuti, quindi al riciclo e al riutilizzo, che oggi non c’è” continua Carrabs. “Marche Multiservizi ha preferito riempire le discariche non con i rifiuti urbani, che produciamo noi, ma con quelli industriali da tutta Italia, traendone profitto. Il piano rifiuti prevede che ci siano discariche e inceneritori, come negli anni Cinquanta e Sessanta: il termovalorizzatore ha bisogno di rifiuti per essere alimentato. Dobbiamo scegliere una delle due cose, o il riciclo e il riuso o puntiamo sulle macchine che bruciano i rifiuti, che rispondono a una logica di economia lineare e non circolare” conclude.