Omicidio Fossombrone, confermata la pericolosità sociale di Marchionni

Andrea Marchionni al Tribunale di Urbino - Foto: Corriere Adriatico
di CARLA IALENTI

URBINO – Si è tenuta oggi l’udienza dell’omicidio di Fossombrone, a carico di Andrea Marchionni, reo confesso per aver ucciso Marina Luzi, compagna del fratello. Alle 14.30 al tribunale di Urbino lo psicopatologo forense Luigi Berloni ha confermato davanti al giudice dell’udienza preliminare la pericolosità sociale dell’imputato e il fatto che potrà partecipare al processo.

L’imputato, assente in aula, è accusato di omicidio volontario. Nelle precedenti udienze è stato dichiarato incapace di intendere e di volere al momento del delitto. Attualmente si trova in una Rems, la residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza per casi psichiatrici. Presenti in aula le parti civili, Enrico Marchionni – fratello dell’imputato e compagno della vittima, difeso dall’avvocata Elena Fabbri-, Milena Luzi e Franca Gelsomini, rispettivamente sorella e madre di Milena, difese dall’avvocato Francesco Coli. La prossima udienza è fissata per il 17 aprile.

ll 25 luglio 2023 a Fossombrone, il falegname di 47 anni uccise la cognata Marina Luzi con un colpo di pistola sull’uscio di casa. La donna aveva 39 anni ed era la compagna di Enrico Marchionni, fratello dell’imputato, e madre di Nicole, una bambina di due anni. La vittima, insieme al compagno e alla figlia, condivideva una villetta bifamiliare con l’imputato nella campagna poco distante dal quartiere di Piancerreto. Marina ed Enrico avevano programmato il loro matrimonio a breve. Una settimana prima dell’omicidio la donna aveva scelto l’abito bianco.

L’imputato in una lettera motivò l’omicidio scrivendo che “la massoneria è coinvolta nella vicenda del Covid e il vaccino contiene sostanze dannose per la salute (nanotecnologia), Marina Luzi assieme ad altre persone ha operato per contagiarmi e procurarmi danni fisici con questi dispositivi che sono a tutti gli effetti armi biologiche”. Secondo la perizia psichiatrica, il reoconfesso sarebbe affetto da “schizofrenia paranoide” e da “psicosi delirante” con effetti “deliranti e allucinatori” durante la pandemia da Covid-19 . Dalla perizia sui cellulari e sul computer erano emerse ricerche relative alle confessioni di omicidi. L’imputato aveva anche fatto ricerche online per acquistare armi.

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