di RAFFAELE DI GAETANI
URBINO – Dalla pubblicità di promozione delle Marche di Dustin Hoffman al tartufo di Acqualagna offerto in dono a Barack Obama nel 2012. Dal sogno americano agli inizi del ‘900 dei migranti marchigiani ai ricavi dalle esportazioni negli Usa. Il legame tra gli Stati Uniti e la Regione Marche è forte. Ma adesso la stabilità dei rapporti commerciali rischia di spezzarsi a causa del nuovo inquilino della Casa Bianca. Donald Trump ha promesso infatti l’imposizione di dazi doganali sui prodotti europei. Se questo dovesse succedere, le 2500 aziende marchigiane che vendono nel Paese a stelle strisce potrebbero avere una diminuzione del loro fatturato.
Dalla pasta al vino
L’agroalimentare è uno dei settori coinvolti nelle esportazioni dalle Marche agli Usa. Ad esempio secondo Cna Marche nel 2023, l’export della pasta ha avuto un valore complessivo regionale di 16,4 milioni di euro. A Isola del piano, poco distante da Urbino, c’è un marchio diventato famoso in tutto il mondo proprio per la sua pasta: Girolomoni. Sul rapporto con gli Usa il suo direttore commerciale Sergio Moretti al Ducato: “Esportiamo negli Stati Uniti da 20 anni. Abbiamo un rapporto di esclusiva con un importatore di Boston, la Stonewall Kitchen. Uno dei formati di pasta che vendiamo là è quello dei piccoli maccheroni con cui poi viene fatto il celebre ‘Mac and cheese’. Il valore annuo delle nostre esportazioni verso gli Usa è di circa 2,2-2,5 milioni di euro”. Sulla possibilità che Trump imponga dazi verso i prodotti Ue Moretti aggiunge: “Sarebbe preoccupante perché toglierebbero competitività ai prodotti d’importazione. Però al momento non abbiamo sentore che questo possa succedere a breve”.
Dalla pasta al vino. Anche quest’ultimo è un mercato rilevante per l’economia marchigiana. Tra i migliori produttori vinicoli regionali c’è la Velenosi Vini, un’azienda di Ascoli Piceno fondata nel 1984 che esporta in quasi 60 Paesi nel mondo. Tra i principali mercati in cui arrivano i suoi prodotti, dal Verdicchio al Rosso piceno superiore, c’è quello degli Stati Uniti. Al Ducato la responsabile del Marketing Rosanna Velenosi racconta: “Quasi il 10% del nostro export viene effettuato negli Usa. È un mercato molto competitivo e difficile. Ogni Stato è diverso”. E sugli eventuali dazi Trump chiarisce: “C’è preoccupazione perché già da novembre si sente questa spada di Damocle sui produttori. I dazi avranno un impatto sulle esportazioni. Secondo il rapporto di Italiavini la vendita di vini italiani negli Usa calerebbe del 15%”.
E chi importa dalle Marche?
Il timore per i dazi del Tycoon sui prodotti Ue non riguarda solo chi esporta verso gli Usa, ma anche quelle attività che dipendono dalle importazioni europee. Un esempio è il ristorante marchigiano Cremini’s di New York. Il proprietario Riccardo Massetti, ex studente della Carlo Bo, insieme alla compagna Elena Salati, ha realizzato un menù con piatti italiani basati sugli ingredienti nostrani: dalle olive ascolane ai formaggi Dop passando per la carta dei vini dove ci sono il Verdicchio e il Rosso piceno. Riccardo racconta al Ducato come i dazi potrebbe ostacolare la loro attività: “Potrebbe essere un problema, soprattutto per prodotti essenziali come l’olio extravergine d’oliva, i formaggi Dop e i salumi italiani”.
“Già adesso il costo delle materie prime importate è più alto rispetto a quello italiano. Negli ultimi anni c’e stato un aumento del trasporto pazzesco. Una forma di pecorino Dop può costare fino al doppio rispetto al prezzo italiano. Con i dazi previsti, il prezzo potrebbe salire ancora di più”. E sull’eventuale ipotesi di cambiare il menù del locale per evitare prezzi dei piatti vertiginosi: “L’idea è di mantenere il cuore del nostro menù. Se il problema si presenterà cercheremo soluzioni alternative per mantenere l’autenticità senza far salire troppo i prezzi”.