di MARIA DESSOLE
URBINO – Le lunghe file di studenti che entrano nell’aula magna del polo didattico Paolo Volponi confermano l’impegno dell’Uniurb a contrastare il rischio ridimensionamento, che farebbe passare la Carlo Bo da medio a piccolo ateneo. Il numero di iscritti è stabile ma, complice la posizione isolata e la difficoltà dei trasporti, la concorrenza con gli altri atenei si inasprisce di anno in anno, e non solo sulla didattica ma anche nell’offerta formativa. La mancanza ad esempio di una facoltà di medicina – che potrebbe arrivare nelle Marche anche in formato telematico – è una delle lacune che alcuni degli studenti lamentano.
Le prenotazioni per questa tre giorni di open day sono state in aumento rispetto allo scorso anno e i corridoi di via Saffi 15 traboccano di futuri universitari.
Open day: un tetris nelle aule colme di studenti
Pigiati sul muro, i ragazzi si muovono solo quando un responsabile dell’ateneo, che ha il compito di disporre il pubblico come se fosse una partita a Tetris, indica loro dove sedersi. I professori delle scuole superiori che li hanno accompagnati non li perdono d’occhio nel brusio incessante. Solo quando non ci sono quasi più sedie vuote, il prorettore vicario Vieri Fusi dà il benvenuto alla ventesima edizione dell’iniziativa. Il rettore Giorgio Calcagnini è invece assente all’evento per un problema sopravvenuto.
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“È veramente un piacere accogliervi e mostrarvi quello che facciamo qua a Urbino – attacca il prorettore vicario – ci stiamo rinnovando in continuazione”. Il campus scientifico, l’attrezzatura all’avanguardia di livello internazionale e gli investimenti nella ricerca sono i punti forti dell’offerta formativa su cui Fusi insiste perché “studiare permette statisticamente migliori opportunità lavorative e una retribuzione più alta rispetto a chi non ha studiato”.
Subito dopo intervengono il professore Giovanni Boccia Artieri, prorettore alla didattica, e la professoressa Ivana Matteucci, delegata all’orientamento, che cercano di ispirare ai presenti fiducia nel futuro. La scelta dell’università è importante perché ti permette di capire chi sei, “non esistono percorsi sbagliati” conclude Boccia Artieri.
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Fusi: “L’università? Va fatta in presenza”
Prima di lasciare liberi i partecipanti di girare per le aule allestite per accoglierli e orientarli alle varie discipline, il prorettore Fusi prende di nuovo la parola e interviene sulla polemica del momento, quella sugli atenei telematici: “Ragazzi l’università si fa in presenza”. Il “diverso”, afferma, lo si capisce solo incontrandolo e nel caso affrontandolo, e questo non può succedere se si rimane nelle proprie città. “L’università ha l’unico scopo di formare lo studente e di fare l’interesse pubblico, la privata mira solo al lucro. Qualunque università scegliate andate in presenza, non fate quelle telematiche” si raccomanda, richiamando anche l’intervento del filosofo Massimo Cacciari che la sera prima a palazzo Battiferri ha detto che le università online “regalano lauree e faranno morire le piccole città d’arte, con la politica complice”.
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Per le aule
I ragazzi si dividono a seconda dell’area di interesse, scientifica, umanistica o economico-sociale. Martina e Cristina si sono infilate nell’aula in cui il professore di diritto internazionale, Edoardo Rossi, spiega alla numerosa platea che a giurisprudenza “nessuno vi chiederà di imparare a memoria gli articoli”. I professori offrono una panoramica ai ragazzi, dedicando un momento anche agli sbocchi lavorativi, senza spaventarli. Per questo, se nell’aula di sociologia la docente Isabella Quadrelli si serve delle slide per rendere chiara la sua presentazione, nell’aula dedicata alle scienze biologiche i ricercatori del dipartimento mettono in campo microscopi e vetrini per restituire la dimensione pratica dell’insegnamento. “È un primo approccio con quella che sarà, non solo la materia che studieranno a livello teorico, ma con il lavoro dietro le quinte, quello dei ricercatori che saranno loro insegnanti” spiega l’assegnista di ricerca Eleonora Grassi mentre armeggia con i vetrini.
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Nella stessa sala, impegnati a dare un’ampia visione di quella che può essere la biologia, ci sono più di dieci giovani ricercatori, che tra una domanda e l’altra guidano studenti come Marco, che si sente ispirato dopo aver seguito la presentazione e pensa di approfittare della possibilità di un colloquio individuale con un docente del dipartimento di scienze biologiche. L’evento Università aperta, parallelamente all’orientamento di gruppo, offre ai ragazzi la possibilità di un incontro uno a uno, in cui l’interessato può approfondire il percorso di studi in relazione alle proprie ambizioni ed esigenze. Così Ginevra, che vorrebbe frequentare lingue per il turismo e pensa di andare a parlare con il docente perché “è un’ottima opportunità che altrimenti non capiterebbe”.
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La competizione con le altre università
Matteo, del liceo scientifico Torelli di Fano, è più orientato sulle materie scientifiche e principalmente ingegneria meccanica: “Sono venuto qui a all’università di Urbino per vedere cosa mi proponeva il del territorio marchigiano, ma sono orientato verso le politecniche di Ancona o Milano”. Con lui ci sono due compagni di classe, Alice e Federico. “Come lui sono orientata più alle materie scientifiche, anche io avevo pensato a ingegneria oppure medicina o fisioterapia. Qui non c’è, e allora sono orientata verso Ancona” dice Alice. Rimanere significa precludersi la possibilità di scegliere.
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Ci sono anche altre ragioni per cui Urbino non attira. Viola, Elisa e Sara, studentesse del liceo linguistico Raffaello raccontano che la città ducale dopo gli anni del liceo, in cui si è obbligati a stare qua, diventa troppo stretta. “Vorrei aprire un po’ più gli orizzonti, non c’è solo Urbino” dice Viola, mentre Elisa e Sara vorrebbero frequentare delle facoltà che a Urbino non ci sono “.Sono un po’ costretta ad andare fuori perché mediazione linguistica qui non c’è. Domani andrò all’open day di Perugia per vedere com’è” racconta Elisa, mentre Sara vorrebbe andare a Trento o Torino.
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Gli alunni presenti all’open day sono lì con le scuole, dopo un percorso di orientamento interno alla scuola superiore che li ha preparati. Spesso arrivano con le idee chiare, non si fanno incuriosire dalle presentazioni seguendo solo quella del corso che voglio scegliere. È raro incontrare giovani che hanno deciso di venire autonomamente. Michela ed Elisabetta, mamma e figlia, ad esempio sono venute da Macerata per “vedere dal vivo”, ma a parte loro si incontrano quasi solo professoresse e professori. L’evento Università aperta si ripete anche il 13 e il 14. Le attività di orientamento comprendono anche un tour degli spazi universitari e dei laboratori pratici per le materie scientifiche. Se le lunghe file e il numero di alto di prenotazioni in questi tre giorni di open day si convertiranno in iscritti, lo sapremo solo in primavera.