di LAURA NASALI
URBINO – Entrando nella piccola sede della Croce rossa di Urbino, in via Sasso, si apre un lungo corridoio sul quale si affacciano le porte delle stanze. Una in particolare però non è una semplice sala. Diventa un porto sicuro per tutte le famiglie fragili che decidono di bussare a quel portone per chiedere aiuto. Sono un tutto 200, tante in una città così piccola.
Uno sportello di ascolto aperto a tutti dove ad accogliere chi percorre quel corridoio ci sono più di venti volontari. “Le persone vengono e noi ascoltiamo i loro bisogni. Spesso le necessità primarie sono la ricerca di un lavoro, di una casa e di supporto per ricostruire poco a poco la loro vita” racconta Brunella Zolfi, delegata dell’area sociale del Comitato di Urbino.
Una rete sociale
Non sempre è facile chiedere aiuto. Per questo spesso le famiglie più fragili vengono segnalate dalla Caritas e dagli assistenti sociali alla Croce rossa. E quella stanza diventa un punto da cui ricominciare. Si crea così una rete sociale per aiutare al meglio chi ne ha bisogno. I volontari si mettono subito a lavoro per indirizzare le persone e le famiglie agli organi di competenza per superare i momenti di difficoltà. Una rete che non si ferma alle varie associazioni del territorio ma che coinvolge anche direttamente i cittadini e i supermercati della zona.
Un’altra di quelle stanze, infatti, è dedicata a riempire gli scatoloni con i generi alimentari. Tra le attività promosse dallo sportello c’è, una volta al mese, anche la consegna dei pacchi. Che vengono riempiti grazie al banco alimentare di Pesaro che rifornisce costantemente il comitato di Croce rossa. E poi la rete si estende a tutti i supermercati che almeno una volta ogni due mesi mettono a disposizione un carrello in cui i clienti possono lasciare le loro donazioni. Con tutti quei pacchi di farina, pane, acqua, olio e ciò di cui le famiglie fragili hanno bisogno i volontari in rosso confezionano gli scatoloni da donare.

“Siamo partiti con 10 famiglie e oggi siamo arrivati a 200. Sono veramente tante. Tanti vengono da Urbino 2 e da Trasanni ma ci sono anche tante persone che vivono qui in città. Soprattutto dopo il Covid abbiamo visto nuclei familiari soffrire tanto. Figli disoccupati costretti a tornare a casa e genitori senza più un lavoro. La difficoltà è superare l’imbarazzo e la vergogna” continua Brunella Zolfi.
Sì perché lo sportello d’ascolto è anche tanto altro. Diventa per le persone più fragili un luogo dove potersi aprire senza sentirsi giudicati.
Un passo verso l’indipendenza e la libertà
Il primo passo per rimettere in piedi chi è in difficoltà per i volontari è quella di restituire alle persone la voglia di indipendenza. “Li invogliamo e li sproniamo a ripartire. Il lavoro è sicuramente un gran punto di partenza. Dare solo il pacco alimentare non li aiuterebbe fino in fondo. Vogliamo e facciamo di più” sottolinea la volontaria.

L’obiettivo è quello di accompagnare le famiglie in un percorso di recupero graduale della propria vita e quindi della libertà. E quando questo accade comunque il legame tra i volontari e le persone rimane stretto. Brunella Zolfi ripensa ai tanti volti che sono passati da quella stanza e sorride “Quando qualcuno riesce a superare un momento difficile noi siamo orgogliosi. Nonostante a un certo punto non abbiano più bisogno di noi tanti trovano sempre un momento per passare da qui anche solo per farci un saluto. “