Di ANDREA BOCCHINI
URBINO – Non l’hanno presa benissimo i consiglieri dimissionari di Urbino Rinascimenti, Massimo Guidi e Gabriele Carobini. Il loro passo indietro e il modo in cui è stato definito dal sindaco Maurizio Gambini “un atto nobile nei confronti della città”, li scontenta e anche parecchio: “Noi siamo nobili e il sindaco un po’ meno”, dice Guidi. Da questa vicenda, durata 20 giorni, e terminata con la revoca delle dimissioni del primo cittadino il 19 marzo scorso, i veri sconfitti sono loro. “Se non avessimo dato le dimissioni la giunta sarebbe tutta caduta – prosegue il consigliere di Azione – pressioni da parte del sindaco Gambini non ce ne sono state ma occorre tenere presente cosa si intende per ‘pressioni’: quando il primo cittadino, in Consiglio comunale il 28 febbraio scorso, ci ha accusato di voler fare gli assessori per soldi, quella secondo me è una vera e propria pressione. Nel frattempo, per la città ducale, sono comparsi manifesti contro la revoca delle dimissioni del primo cittadino, firmati Pd.
Il Ducato incontra (casualmente) i consiglieri Guidi e Carobini in piazza della Repubblica. Il discorso finisce per forza lì: “Noi siamo usciti per farli stare tutti più tranquilli, altrimenti se ne andavano a casa”, esordisce Carobini. “Se avessimo deciso di non fare un passo indietro avrebbe prevalso il cinismo ma noi non abbiamo mai votato contro questa maggioranza e tantomeno contro il sindaco”, aggiunge Guidi che sulle dimissioni del sindaco, protocollate tre settimane fa: “Ancora non capisco i motivi che lo abbiano fatto prendere una decisione del genere”.
Una cittadina nota Guidi, gli si avvicina e gli dice: “Io te l’avevo detto fin dall’inizio, perché ti candidi con loro?”. Guidi le risponde che “occorre avere le prove di quello che si dice (il riferimento è alle parole del primo cittadino ndr). Poi la cittadina, prima di andarsene, aggiunge: “Stai attento, non c’è due senza tre” e il consigliere di Azione ha la risposta pronta: “Questa volta non credo”. Un concetto che ci viene ripetuto pochi minuti più tardi: “Con il senno di poi non mi candiderei di nuovo in quella lista. Non sono mica masochista”. Nonostante sia “uno dei fondatori, insieme a Gambini, di Liberi per cambiare – continua – quel simbolo (l’aquilone rosso con i colori della città) l’ho disegnato io”.
E alla domanda se si sentono i veri sconfitti di questa storia, Guidi risponde: “Se uno la legge in una logica cinica-politica può essere così ma noi siamo vincitori moralmente. E questo ha il suo valore nel tempo. A me non interessa fare il cinico della politica, quello che voglio (e volevamo) fare è lanciare un messaggio per il futuro. Quando Gambini si candidò (quest’anno), il discorso che feci era tutto incentrato sul valore della politica nei rapporti umani e personali”.
Rapporti che però sembrano, a detta di Guidi, mancare all’interno della squadra di governo. “Lì dentro (sia in giunta che tra gli scranni dei consiglieri) ci sono persone che nelle prime due tornate elettorali erano candidate contro il sindaco”. Tra gli assessori, “basti pensare a Fedrigucci (Gianfranco Fedrigucci, oggi assessore alle Attività sportive e Protezione civile, con un passato in Pd, poi candidato con Mechelli, fino all’appoggio a Gambini) è stato con tutti e se c’è qualcuno che voleva a tutti costi fare l’assessore è lui”, sostiene Guidi. Sulle deleghe che il sindaco si è tenuto e che ieri ha fatto sapere di “dare ad altri nei prossimi giorni”, invece, “ti garantisco che non le darà fino a settembre. Non prima delle Regionali”, aggiunge Guidi.
Guardando all’opposizione, invece, “non ci è mai passato per la testa di schierarci dall’altra parte – spiega Guidi – sono tutte persone che conosciamo bene ma io ho coerenza”. Urbino Rinascimenti è nato “con il solo intento di fare miglioramenti alla città e non c’è mai stata nessun’altra richiesta”, afferma Carobini, che fa una lunga pausa e alla fine aggiunge: “Siamo noi a pagare”. Arrabbiati? “Sì ma soprattutto perché né il sindaco né molti di quelli che siedono in Consiglio (soprattutto nella lista Liberi per cambiare) e in giunta hanno capito il nostro messaggio”. Ci salutiamo e Carobini conclude con un “rimani in zona che succederà altro”.

E oggi qualcosa è successo. A Urbino e Canavaccio sono comparsi dei manifesti contro la revoca delle dimissioni del sindaco Gambini. Uno sfondo giallo e la foto del primo cittadino che si toglie la maschera bianca. Sopra a lettere cubitali la scritta: “Quando do una parola, è quella. Le mie dimissioni sono irrevocabili” (Maurizio Gambini). La firma sul manifesto è quella del Partito democratico di Urbino.