Anno Accademico, il rettore di Urbino: “Per questioni come Europa e vaccini servono conoscenza e preparazione”

di CLARISSA CANCELLI

URBINO – La cattiva reputazione dell’Unione Europea, una stoccata all’Accademia per l’inefficacia delle informazioni su questioni scientifiche come i vaccini, il progresso della ricerca e i miglioramenti apportati all’Università di Urbino Carlo Bo. Questi sono stati alcuni dei temi sensibili del discorso del rettore Vilberto Stocchi durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2018-2019.

Il rettore ha inoltre espresso la sua vicinanza alla famiglia di Patrick, lo studente morto dopo essere precipitato dalla finestra della sua abitazione.

> DOSSIER L’INAUGURAZIONE 2018-2019

Durante il suo intervento, il rettore ha toccato temi d’attualità, evidenziando argomenti al centro di molti dibattiti: la disaffezione verso l’Unione Europea, l’utilità dei vaccini, la lotta contro malattie come l’Aids. Tutte questioni affrontabili solo attraverso la conoscenza, la preparazione, lo studio e la ricerca. Le difficoltà e le mancanze che aleggiano su questi temi devono stimolare gli educatori a comunicare le evidenze scientifiche.

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Vilberto Stocchi ha poi parlato dell’aumento del 7,5 per cento delle immatricolazioni al 31 ottobre 2018, concentrando l’attenzione sugli aspetti significativi dell’anno accademico scorso: il piano di sviluppo per cui sono stati stanziati 30 milioni di euro con l’obiettivo di dotarsi di misure sempre più moderne e tecnologiche, 11 posti per i ricercatori di tipo A, 16 posti per i ricercatori di tipo B, 21 posti per i professori associati e 11 per i professori ordinari. Ma anche nuove sedi universitarie, la messa a norma di collegi universitari, lavori di riqualificazione moderna e funzionale di Palazzo Bonaventura e Palazzo Battiferri.

Stocchi: “Per i giovani d’oggi problemi immensi”

In un mondo in cui sono ormai crollati i punti di riferimento, in cui non ci sono più schemi da seguire è difficile fornire la soluzione a tutti i problemi. “All’Università spetta dunque il compito di preparare i giovani in possesso di uno spiccato spirito critico, che siano desiderosi di crescere nella conoscenza della verità”. I problemi che siamo costretti ad affrontare oggi “sono immensi, nel momento in cui questi continui mutamenti possono modificare in maniera radicale il tradizionale modo di vivere”.

“Siamo chiamati a una responsabilità più grande rispetto al compito di trasferire competenze specifiche. Questo interpella ognuno di noi ed è un compito arduo dal momento che non si può trasmettere ciò che non si possiede”. Il rettore si è poi focalizzato sul compito che ha l’Università di formare i giovani, riuscendo a dialogare con la comunità studentesca, puntando sul gioco di squadra e non solo sul singolo, insegnando ai giovani a essere liberi. “Dobbiamo formare i giovani a essere donne e uomini coraggiosi, infondendo loro il coraggio dell’impegno, dell’onestà, della lealtà. Dobbiamo anche stimolarli all’amore per la bellezza e la creatività” ha detto il rettore.

L’Università ha un compito arduo, ha delle responsabilità verso i giovani: “Un luogo deputato alla formazione come l’Università deve davvero interrogarsi per individuare percorsi formativi con approcci pluridisciplinari, che formino laureati dotati della necessaria flessibilità”.

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