di Niccolò Severini
URBINO – Si è immerso nelle tenebre, Luca Magi, per raccontare le storie degli emarginati: “Il corridoio del dormitorio è un po’ il confine, perché in fondo c’è la finestra dalla quale si vede il sole sorgere la mattina. Quella è la linea di demarcazione che separa l’oscurità dalla luce. L’oscurità in cui sono piombate queste persone e la luce come speranza di un ritorno alla vita vera”. Il regista urbinate sceglie questa immagine per presentare il suo Storie di dormiveglia. Il documentario è stato realizzato al Rostom di Bologna, centro di accoglienza notturna per persone con problemi economici, sociali e di salute. Racconta le loro vite e loro situazioni delicate in confessioni davanti alla telecamera. Il filo conduttore è la voce fuoricampo di un ospite inglese del centro, David. Questa sera sarà proiettato al cinema Nuova Luce di Urbino alle 21.15. Nel 2018 ha ottenuto menzioni speciali al Festival internazionale del Film di Vision du Réel di Nyon e all’Euganea film festival, oltre il premio come miglior film italiano al Biografilm festival.
L’iniziativa è nata al fianco della Cooperazione dei senzatetto bolognese per documentare lo stato in cui vivono gli ospiti di questi dormitori. “Dopo le prime riprese, mi sono accorto che ci poteva essere qualcosa di più. Ho capito che raccontare le loro esperienze può essere educativo. Il cinema deve essere momento di inclusione, per i giovani soprattutto – continua il regista – dobbiamo imparare a non respingere queste persone viste dalla società come l’ultima ruota del carro. Questi centri sono solo transitori, in pochi poi riescono a tornare ad un tenore di vita accettabile”.
Magi ha spiegato anche il significato del titolo. Il dormiveglia, secondo lui, è inteso come stato di passaggio tra realtà e sogni. “Sono confessioni. Le persone hanno deciso di aprirsi con me e sfogarsi. Mi hanno dato molto più di quello che io ho dato loro”. È rimasto colpito dalla condizione di solitudine e dal contesto affettivo limitato in cui vivono gli ospiti del centro. Ma soprattutto, dall’esperienza di una coppia alla quale hanno portato via la figlia piccola. Il docufilm è distribuito in modo autonomo dalla casa produttrice Kinè nel centro-nord. Il regista, quando può, cerca di essere presente alla prima nei cinema cittadini “con la speranza che i miei documentari entrino nelle scuole, come momento educativo”.
Magi ha anche parlato del suo rapporto con Urbino: “Sono molto legato alla mia città natale. Per fortuna qui non ci sono queste situazioni estreme, in generale c’è benessere. Nel bene e nel male la città è cristallizzata nella sua routine. Mi manca molto, ma non penso tornerò qui a lavorare per ora”. I premi vinti nel 2018 sono stati per il regista il riconoscimento del suo lavoro, ma ora vorrebbe buttarsi sulla finzione, cinema in senso stretto, perché “l’audiovisivo è sempre stata la mia passione e quello in cui mi voglio specializzare”.