di Niccolò Severini
URBINO – Processata per riciclaggio a 93 anni. Il 20 febbraio è finita sul banco degli imputati Fedora Sparaventi, accusata di avere riciclato 69 milioni di euro a San Marino. La signora è la moglie di Antonio Bruscoli, titolare del mobilificio Imab Group di Fermignano fino alla sua morte nel 2007, quando l’azienda è stata ereditata dal figlio Gianfranco.
Padre e figlio erano stati accusati di evasione fiscale e trasferimento di capitali all’estero. Le accuse ad Antonio sono decadute per il decesso dell’uomo, mentre il figlio Gianfranco, attuale proprietario dell’impresa, non è più imputato perché il reato è caduto in prescrizione nell’aprile del 2018.
In prima istanza i due, anziché denunciare i proventi in nero, avevano tentato di nasconderli all’estero facendo firmare alla Sparaventi dei documenti che le intestavano dei conti nella repubblica sammarinese. In seguito, i due, per regolarizzare la loro posizione, hanno pagato tutte le imposte arretrate più le relative multe.
La donna, interrogata dal Pubblico ministero Irene Lilliu, ha dichiarato di non essere a conoscenza di quello che ha firmato tra il 2004 e il 2009. “Ho la terza elementare, non ho mai lavorato nella mia vita, stavo a casa per mandare avanti la famiglia – ha detto la donna in tribunale – non ho mai gestito né l’impresa né i conti a casa”. Ha confessato di firmare per fiducia ed è caduta dalle nuvole quando le hanno chiesto di materie fiscali.
L’avvocato difensore Monaco, a margine del dibattimento, si è espresso in una nota personale: “Non discuto il fatto oggettivo, ma quello soggettivo. La consapevolezza è l’elemento minimo processuale e qui il fatto non sussiste”. Per questo la Pm Lilliu ha chiesto l’assoluzione, concessa dal presidente del collegio Massimo Di Patria.