di MARIA LETIZIA CAMPARSI
URBINO – L’Istituto Cappellini ha bisogno di una “soluzione alternativa adeguata”. La funzionaria della Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria e delle Marche, Rosangela Guerra, chiederà al Comune di Urbino di posticipare lo sfratto chiesto dal sindaco, dopo l’ispezione del 25 febbraio. A fine mese, infatti, i locali di via Oddi 11, dove ha sede anche l’Associazione nazionale partigiani italiani, dovranno essere liberati.
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L’ispezione della Soprintendenza
Dal sopralluogo preliminare della funzionaria archivistica, l’Istituto per la Storia del Movimento di Liberazione “Egisto Cappellini” risulta avere dei “beni di notevole interesse storico e culturale, con una ricaduta importante anche sulla ricerca storiografica locale. Luogo sia di fruizione sia consultazione”. Ma questa è solo una prima valutazione, l’esito finale e ufficiale arriverà alla fine di un’analisi accurata e sarà siglata dalla soprintendente, Sabrina Mingarelli.
Le tappe sono queste: la funzionaria istituisce la pratica con il verbale dell’ispezione, i documenti vengono sottoposti all’esame della Mingarelli e, in caso di esito positivo, sarà avviata la procedura per il riconoscimento del suo valore storico. Attestato richiesto il 21 gennaio scorso dal presidente dell’Istituto, Ermanno Torrico, secondo il quale questi locali sono “un centro di documentazione e ricerca, non una semplice biblioteca, frequentati ogni giorno per fare ricerca”.
Il valore dell’archivio e della biblioteca
L’Istituto per la Storia del Movimento di Liberazione “Egisto Cappellini” ospita 4000 volumi, 200 periodici, stampa clandestina e raccolte. Una documentazione che va dalla metà dell’Ottocento al Novecento, concentrandosi in particolare sulla “Guerra di Liberazione” e le memorie dei suoi protagonisti. Il tutto raccolto in scaffalature che coprono circa 130 metri lineari.
“La particolarità di questo Istituto sta nella grande diversità del materiale presente – ha sottolineato la funzionaria Guerra – le varie forme di supporto dell’informazione e i diversi formati, in parte non più in circolazione, accrescono l’interesse culturale del patrimonio bibliografico e archivistico, valore ulteriormente aumentato da numerose annate complete di periodici storici anche rari”.
La relazione e i possibili effetti
L’obiettivo della Soprintendenza è trovare assieme al Comune di Urbino una soluzione alternativa condivisa, che non vada a danno del tesoro archivistico. Per fare questo, la Guerra si è detta intenzionata a inserire nella relazione del sopralluogo preliminare la richiesta di posticipo dello sfratto, o meglio, del “recesso di contratto di comodato d’uso”. Per cambiare casa, spiega l’esperta di beni culturali, questi libri hanno bisogno di condizioni particolari: una stanza non sottoposta a sbalzi climatici significativi, per la buona conservazione degli stampati; un trasloco eseguito con mezzi adeguati e persone competenti ed è necessario dividere in libri in scatoloni, redigere elenchi e catalogare pezzo per pezzo.
Se sarà riconosciuto il valore storico, verrà posto un vincolo su tutto il materiale, che diventerà bene culturale. Anche in questo caso bisogna sottostare a delle regole: ordinare, digitalizzare e catalogare tutto l’archivio. Questa eventualità, però, non salva dallo sfratto l’Istituto. I due procedimenti devono essere considerati separatamente. “Certo, il riconoscimento del bene culturale potrebbe comunque portare a una ulteriore sensibilizzazione del Comune di fronte a questo problema – conclude – sarà mia cura inviare le opportune prescrizioni di tutela per questo importante patrimonio culturale prima della fine del mese, termine ultimo del trasloco”.
L’interrogazione in Consiglio regionale
Dall’altra parte, anche in Regione due consiglieri si sono mossi in difesa dell’Istituto Cappellini. Sono Gianluca Busilacchi, gruppo misto, e Enzo Giancarli, del Pd. I due il 22 febbraio hanno presentato in Consiglio regionale un’interrogazione rivolta alla Giunta regionale e al suo presidente “per sapere quali azioni intenda intraprendere per sensibilizzare il Comune di Urbino a non dare esecutività allo sfratto o quali altre aziende intenda intraprendere per evitare che un così ricco patrimonio documentale possa andare disperso”.