di MARIA LETIZIA CAMPARSI E FEDERICO SOZIO
PESARO – L’opera torna a essere dei giovani al Rossini opera festival. Sono tutti under 30 i ragazzi che hanno realizzato La cambiale di matrimonio, lo spettacolo fiore all’occhiello della settimana dedicata al “non compleanno” del compositore pesarese che era nato il 29 febbraio. Nove giorni di festa e oltre 30 eventi disseminati per la città, dal 23 febbraio al 3 marzo, con concerti, conferenze, laboratori e perfino tagli di barba sulla poltrona del barbiere Figaro, a casa di Gioachino Rossini. Il primo marzo, nell’ambito del progetto “Festival Giovane”, per la prima volta è andato in scena uno spettacolo al di fuori del consueto programma estivo: “La cambiale era il nostro prodotto bandiera – ha commentato il sovrintendente del Festival, Ernesto Palacio – e per realizzarlo abbiamo puntato tutto sui giovani” . Lo spettacolo verrà riproposto a Cagliari in 14 date dal 3 maggio, dove il Teatro lirico locale coprodurrà l’allestimento.
Dal 2019, ogni anno ci sarà in cartellone un’opera specificatamente per un pubblico di ragazzi e prodotta da ragazzi, come la rappresentazione dello scorso weekend: la messinscena è stata affidata alla Scuola di scenografia dell’Accademia di belle arti di Urbino, i cantanti sono ex allievi dell’Accademia rossiniana “Alberto Zedda” e orchestra e coro provengono dal Conservatorio Rossini. Per incentivare i giovani a frequentare il teatro d’opera, inoltre, il 28 febbraio è stata riservata un’anteprima gratuita alle scuole della provincia di Pesaro e Urbino che hanno aderito al progetto per le scuole “Crescendo per Rossini”.
I giovani orchestrali
I più giovani erano senza dubbio quelli nel golfo mistico: un’orchestra composta da ragazze e ragazzi prevalentemente alla prima esperienza in un’opera, tra i 17 e i 18 anni, con il primo violino di 15 anni e il direttore di 23 anni. L’opera comica è stata definita dagli organizzatori una “farsa giovane”: “La farsa è la forma musicale – ha spiegato uno dei due registi, Davide Riboli – mentre la gioventù è quella di Rossini e della sua musica immortale, che si sposa con quella dei nostri cantanti, musicisti e i nostri studenti della Scuola di scenografia di Urbino”.
La cambiale di matrimonio è stata la prima opera di Rossini, con cui ha debuttato a Venezia nel 1810, ad appena 18 anni. La trama si sviluppa in unico atto e affronta tematiche sociali di grande interesse: la sottomissione della donna, privata di libertà decisionale anche nei suoi affetti più intimi; l’alterità dello straniero, portavoce di una cultura differente, denigrata proprio per la sua diversità. Fanny ama Edoardo, però è costretta dal padre, il ricco mercante Tobia Mill, a sposare un suo corrispondente in affari, il rozzo avventuriero Slook. Sarà tuttavia proprio il presunto straniero “incivile” a mettere in discussione il controllo economico e sociale del padre sulla figlia (la patria potestà è rimasta in vigore in Italia fino al 1975) girando a favore di Edoardo la “cambiale” di matrimonio, il diritto a sposare Fanny. L’ambientazione riletta dagli scenografi è quella dei giorni nostri, una concessionaria di moto.
La scenografia nata a Urbino
A colorare tutto il palcoscenico ci hanno pensato i ragazzi dell’Accademia di belle arti. “Abbiamo cominciato a preparare la scenografia a ottobre – ha raccontato al Ducato Alexa D’Arrezzo, una delle studentesse coinvolte – eravamo in 21, quasi tutti del terzo anno di scenografia. Io ero direttore di palcoscenico, un ruolo che non avevo mai ricoperto. È stato difficile dirigere contemporaneamente luci, video, attori e tutti i tecnici sul palco, ma quest’esperienza mi è servita molto per crescere professionalmente”.
[aesop_gallery id=”267565″]Lo sfondo su cui si muovevano gli attori era dominato da 12 motociclette Benelli rosso fuoco, scelte dalla Scuola di scenografia e concesse dal museo dell’azienda. “Abbiamo realizzato con le nostre mani degli oggetti di scena – ha illustrato Simone Gelsomino, un altro studente dell’Accademia – poi in base al budget a nostra disposizione abbiamo scelto i piedistalli per le moto, un pavimento liscio in formica che ricordasse una concessionaria e il proiettore da retropalco. Le Benelli erano il pezzo forte perché simboleggiavano il tema della fuga, a cui è legata intimamente la figura di Rossini”. Concetto ribadito anche da Francesco Calcagnini, loro professore e regista dello spettacolo: “Le motociclette danno un’idea di velocità, di fuga, di libertà. Rossini è un genio in fuga, come aveva scritto anche Baricco nella sua tesi di laurea”.
È sulle moto infatti che si concentra tutta l’attenzione: la scenografia circostante e persino i costumi avevano degli elementi rossi per richiamare il telaio delle due ruote. Una delle scene più significative dell’opera, il duello tra il padre della ragazza e il mercante canadese, viene tradotta in una corsa motociclistica, con gli attori in sella alle moto. I motori sono oggetti del desiderio che si incontrano e si legano dialetticamente con la figura di Fanny, la figlia che viene promessa in sposa tramite una cambiale, mezzo di pagamento usato negli scambi commerciali, declassando la ragazza a livello di merce comune. Questa appare sempre inadeguata in quanto non più donna, ma solo bene di consumo, momento di un affare tra commercianti. Un tema caro al compositore che si diceva gli fossero toccati “tutti i mali delle donne, eccetto l’utero”.