di MARCO FERRARI
URBINO – Per il quinto anno consecutivo la Tenuta Santi Giacomo e Filippo terrà alta la bandiera di Urbino al Vinitaly, la più grande manifestazione dedicata al mondo del vino in Italia che si terrà a Verona dal 7 al 10 aprile. “È un’importante vetrina a livello italiano ed europeo” spiega al Ducato Marianna Bruscoli, la proprietaria dell’azienda agricola, “e come tale va preparata”.
Il Vinitaly nasce ufficialmente nel 1967 e appena due anni dopo, nel ’69, accanto all’attività convegnistica, 130 case vinicole scelgono di esporre i loro prodotti. Oggi le aziende partecipanti sono diventate 4.490 e le etichette proposte raggiungono quasi le 18.000 unità. Soltanto dalle Marche, le aziende presenti all’appuntamento veronese di quest’anno saranno 152; 15 delle quali dalla provincia di Pesaro e Urbino.
Fino a cinque anni fa, nessuna cantina urbinate aveva mai preso parte al Vinitaly. Anche se negli anni il numero di imprese vinicole dalla nostra provincia era aumentato – nel 2009 erano soltanto quattro a partecipare all’evento – nessuna di queste veniva dalla città ducale. Nel 2006 nasce però “il progetto vino” della Tenuta Santi Giacomo e Filippo e, dei 360 ettari totali della proprietà, 14 vengono messi a vite.
A tenere le redini dell’azienda è Marianna Bruscoli, 36 anni, un marito e tre figlie. Compie i primi studi a Urbino, presso l’Istituto d’Istruzione Superiore Raffello, e continua a Forlì, alla scuola per mediatori linguistici dell’Università San Pellegrino. Nel 2002 diventa imprenditrice agricola e, appena qualche anno dopo, nel 2006, sceglie di impiantare i primi vigneti nel terreno di famiglia.
Oggi la sua Tenuta produce, tra bianchelli e sangiovesi, sette etichette diverse. “La terra l’ho respirata sin da piccolina”, racconta al Ducato, “e l’aspettare un frutto che impiega un anno per crescere e maturare può insegnare una grande umiltà”.
Il suo vino più giovane si chiama Fogliola, stesso nome per un bianco e un rosso, ‘battezzati’ così dal territorio su cui crescono le viti, toccato per otto chilometri dal fiume Foglia. I due di selezione portano invece il nome dei nonni: BellAntonio e FortErcole. “Nonno Ercole amava la cantina e imbottigliava vini che esprimevano la sua allegra personalità. Questa passione nasce dal legame forte con le sue radici. Mentre nonno Antonio, uomo brillante e deciso, mi faceva assistere al recupero della Tenuta, raccontandomi e trasmettendomi l’amore per questa terra”.
“I miei primi clienti sono l’albergo e il ristorante”, continua a raccontare Marianna, “con circa 13.000 visitatori annui. Ma esportiamo anche in Belgio, Olanda, Danimarca e Germania”. Con una produzione di 55.000 bottiglie nel 2018, la Tenuta Santi Giacomo e Filippo punta a superare la quota 70.000 nel 2019, seguendo il trend positivo di tutto il settore vinicolo marchigiano.
Come afferma Coldiretti, l’ultima vendemmia ha infatti portato alle Marche oltre 880.000 ettolitri di vino. Più della metà sono produzioni a denominazione di origine e generano valore per 82 milioni di euro. L’export ha registrato, rispetto all’anno precedente, una crescita del 9,5% e negli ultimi 10 anni l’intero reparto enologico della Regione ha incrementato il suo valore del 38%.
I principali partner commerciali sono gli Stati Uniti (10 milioni di euro) e la Germania (5,5), mentre la domanda cinese è quella ad aumentare più velocemente (decuplicata nell’ultimo decennio) con un valore attuale di 3,6 milioni di euro.
Il futuro del vino marchigiano guarda però al biologico. “Molte aziende della nostra regione si stanno convertendo al bio, anche per ragioni economiche – conclude Marianna – ma per me è stata una scelta di vita, e non avrei mai potuto fare, su queste terre, qualcosa di diverso”.