di MARIA PIA PETRAROLI e GIACOMO PULETTI
URBINO – La serie di terremoti iniziata nell’agosto 2016 in centro Italia e continuata per diversi mesi ha messo in ginocchio una parte delle Marche. Dopo una prima fase di emergenza è arrivato il momento della ricostruzione e dello sviluppo, per permettere la rinascita di un intero territorio.
Così la Regione ha predisposto un documento strategico, il “Patto per la ricostruzione e lo sviluppo della regione Marche”, che traccia un solco per il futuro nel quale seminare una serie di progetti per la rinascita delle zone colpite. Il Patto, firmato il 10 dicembre 2018, è stato presentato ieri all’università di Urbino.
“Nella fase di ricognizione del progetto è stato fatto un lavoro sistematico per studiare in profondità l’impatto sociale, economico e psicologico del sisma – racconta Pietro Marcolini, presidente dell’Istituto Adriano Olivetti, che ha coordinato il report – attraverso il lavoro in sinergia delle quattro università marchigiane”.
Durante la prima fase del progetto da 135 progetti iniziali si è arrivati a 94, distinti in quattro macrotemi: sviluppo economico; territorio, ambiente e infrastrutture; sostenibilità amministrativa e coordinamento; sistema educativo e socio assistenziale. L’investimento totale previsto è di due miliardi di euro, con un impatto occupazionale di 9500 posti di lavoro.
“La ricostruzione fisica deve essere fatta in fretta ma deve essere accompagnata da rinascita e sviluppo economico – continua Marcolini – altrimenti si andrebbe incontro a un gigantesco ‘Truman show’ pensato a tavolino ma senza possibilità di vita nel concreto per le persone”.
Nei primi mesi del 2017 la regione Marche ha subito un calo delle prenotazioni turistiche vicino al 70%, ma grazie allo sviluppo di un piano comunicativo è riuscita a salvare la stagione turistica di quell’anno e dell’anno scorso.
Tra i progetti più interessanti lo sviluppo della green economy, per la quale è previsto lo stanziamento di 550 milioni di euro per la “realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili”, e il sostegno alla mobilità, con interventi di “valorizzazione” e “ammodernamento” delle reti ferroviarie strategiche, come la Orte-Falconara, e di quelle regionali, come la Civitanova-Albacina. Per la mobilità l’investimento previsto è di 800 milioni di euro, con un impatto occupazionale stimato di 5.300 unità.
“Per noi rimane prioritario il tema della ricostruzione in sé, e abbiamo sempre cercato di ottenere dei miglioramenti in tema di semplificazione burocratica – spiega il presidente della Regione Luca Ceriscioli – Confidiamo che il prossimo decreto del governo possa accogliere le tante proposte che nascono dai tavoli partecipati, con l’obiettivo di aumentare la velocità della ricostruzione, oggi sottoposta al lento regime delle procedure ordinarie”.
La Regione giudica “prioritario” il tema della ricostruzione e il traguardo da raggiungere per utilizzare le risorse economiche a disposizione è la semplificazione burocratica.
“La strategia che noi stiamo adottando è efficace, perché ha una risposta straordinaria che va al di là di ogni nostra aspettativa – continua Ceriscioli – Centinaia di imprese hanno aderito al piano strategico di sviluppo, per il quale stiamo già utilizzando i fondi nazionali ed europei”.
Tre miliardi e novecento milioni di euro di fondi nazionali sono già a disposizione delle Marche per fronteggiare l’emergenza, ai quali si sono aggiunti 903 milioni di fondi europei.
Con questi soldi è in corso la ricostruzione del 40% del territorio regionale incluso nel “cratere” del sisma, pari a 87 comuni e 313.000 abitanti.
“Chiediamo un tavolo con il governo che possa continuare nel tempo, perché c’è in gioco la riuscita finale del percorso di ricostruzione – conclude il governatore – dopodomani saremo a Bruxelles per ottenere altre risorse in vista del nuovo bilancio 2021-2027 dell’Unione europea e deroghe agli aiuti di stato sulla fiscalità di cittadini e imprese.”
A conclusione della presentazione il rettore dell’università di Urbino Vilberto Stocchi ha sottolineato l’importanza del lavoro svolto dai diversi atenei e ha ritenuto “fondamentale” l’unità tra le diverse componenti della società civile, dal momento che “ci sono tutte le premesse per nutrire fiducia nel futuro”.